Mafia

La cattura di Matteo Messina Denaro, l’indagine nata da malattia e intercettazioni

di Maristella Panepinto

Pubblicato 1 anno fa



di Maristella Panepinto

Un lavoro investigativo che é durato diversi anni e che gli uomini del Ros, che a livello centrale sono diretti dal Generale  Pasquale Angelosanto, hanno condotto capillarmente, per chiudere il cerchio intorno all’uomo più ricercato d’Italia. Oltre cento i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale a caccia di Messina Denaro, con un filo conduttore, che ha sciolto definitivamente il nodo più stretto. Le microspie, piazzate intorno alle persone vicine a “U siccu”, amici e parenti, iniziano a fare rimbalzare la questione della malattia oncologica. Ed é su questo che si concentrano gli investigatori dell’Arma, scandagliando gli elenchi di ospedali e cliniche oncologiche siciliane. 

Stando alle fonti, Messina Denaro avrebbe subito negli ultimi anni due interventi chirurgici, il primo probabilmente in un ospedale trapanese, l’ultimo alla Maddalena meno di un anno fa, per una neoplasia all’apparato gastrointestinale. Sempre nella nota clinica privata, ma convenzionata con il Sistema sanitario nazionale, Messina Denaro avrebbe dovuto completare un percorso terapeutico/oncologico. Gli uomini dell’Arma avrebbero avuto certezza che oggi era il giorno giusto. Matteo, detto “U siccu” avrebbe dovuto fare degli esami di routine, propedeutici ai cicli di chemioterapia. L’indagine, diretta dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunta Paolo Guido, é all’acme e ogni passo falso potrebbe essere cruciale. Già da ieri sera, stando alle fonti, gli investigatori avevano accerchiato la clinica, pronti all’arrivo del boss, atteso insieme a uno dei probabili fedelissimi, l’autista Giovanni Luppino. 

I Luppino sono considerati da sempre il braccio operativo del boss latitante. Otto anni fa, nel 2014, un maxisequestro colpì le attività economiche dei Luppino nel ramo della energia eolica, il settore considerato da sempre cruciale nei giri imprenditoriali di Messina Denaro, quello che gli forniva flussi costanti di denaro necessari per la sua latitanza. Fonti investigative parlano di indagini interne lunghe e certosine, non di “corvi” vicini al boss. Poi c’è quell’auto gol che Messina Denaro avrebbe commesso, contravvenendo alla sua nomea di boss astuto e di nuova generazione. Sceglie per la sua nuova identità il nome di Andrea Bonafede, una persona che esiste davvero e che altri non é se non il nipote del boss Leonardo. Questo dettaglio costa caro al boss ed é cruciale nella svolta alle indagini. La dinamica delle indagini fa pensare che il numero uno dei ricercati vivesse stabilmente in Sicilia sicuramente da più di un anno.

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