Mafia

Mafia, 32 anni fa l’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi

Schifani "esempio e coraggio Libero Grassi sempre attuali"

Pubblicato 2 anni fa

“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”. Era il 10 gennaio del 1991. L’imprenditore Libero Grassi, attraverso una lettera inviata al Giornale di Sicilia alzava la testa contro la mafia, ribellandosi apertamente alla violenza di Cosa nostra. Un atto rivoluzionario in una Sicilia in cui pochi imprenditori avevano il coraggio di denunciare il racket. Un coraggio che Grassi paghera’ con la propria vita qualche mese dopo; il 29 agosto infatti, alle sette e mezza del mattino, in una Palermo ancora avvolta dalla calura estiva, mentre a piedi si stava recando al lavoro viene affrontato da un killer che gli scarica 4 colpi di pistola uccidendolo. Cosa nostra in questo modo punirà chi, apertamente e pubblicamente, aveva avuto l’ardire di ribellarsi, di tentare di liberarsi dal cappio stretto attorno alle aziende siciliane. Libero Grassi portera’ con se’ fin dalla nascita quell’aggettivo che lo contraddistinguera’; la sua esistenza infatti e’ essa stessa testimonianza di una eroica disubbidienza verso le regole del malaffare. Da uomo probo e dalla schiena diritta lottava per i suoi ideali, sempre, senza mai abbassare la testa. Fu un martire laico nella lotta civile e imprenditoriale alle mafie. Libero Grassi non era un semplice imprenditore tutto “fabbrica e lavoro”, e’ stato un grande attivista civile, impegnato nella politica dapprima avvicinandosi ai Radicali poi al Partito Repubblicano.

 “I progressi nella lotta al ‘pizzo’ sono la prova che il sangue di Libero Grassi, che aveva osato sfidare un sistema fatto di omertà e accettazione dell’illegalità, non è stato versato invano, 32 anni fa”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione del 32° anniversario dell’assassinio per mano mafiosa dell’imprenditore palermitano. “Il suo insegnamento e il suo esempio – aggiunge – continuano a vivere in tutti coloro che lottano ogni giorno, forti del sostegno delle istituzioni, per un’economia libera dalle intollerabili pressioni di organizzazioni criminali che non hanno, e mai potranno avere, alcun diritto sul frutto del lavoro onesto degli imprenditori”. “I risultati raggiunti negli ultimi vent’anni, grazie al lavoro di magistrati e forze dell’ordine e con il contributo delle associazioni antiracket che operano sul territorio, dimostrano che a Palermo e non solo, sono tanti gli operatori economici che si sono opposti con coraggio ai soprusi di Cosa nostra e che, dopo avere scelto la strada della denuncia, sono andati avanti con la loro attività – conclude Schifani -. Il governo siciliano sarà sempre al loro fianco per sostenere l’economia sana anche attraverso aiuti e misure per lo sviluppo e la crescita imprenditoriale”.

Libero Grassi non si può dimenticare, perché è stata una figura dirompente per la Palermo di quel periodo. Dopo c’è stata una rivoluzione delle associazioni antiracket, per fortuna. In questo momento le associazioni antiracket ci sono ancora ma troviamo una modifica nel modo di comportarsi degli imprenditori, spesso gli stessi imprenditori vanno a cercare il supporto di certa organizzazione criminale per evitare una concorrenza o per favorire il posizionamento di un negozio in un certo posto e cercare un supporto contro altre situazioni. E questo è triste perché i morti non devono essere morti invano”. Lo ha detto il Prefetto di Palermo  Maria Teresa Cucinotta, a margine della commemorazione di Libero Grassi, l’imprenditore antiracket ucciso da Cosa nostra il 19 agosto di 32 anni fa. “Non dobbiamo dimenticare ciò che abbiamo passato tutti noi, sulla nostra pelle, a Palermo – dice – Va ricordato l’estremo gesto di Libero Grassi anche di grandissima denuncia quando i tempi non erano quelli di oggi. Era davvero una figura dirompente. Va ricordato perché ha un significato attualissimo. E questo vale per tanti caduti per mano mafiosa. Non si può abbassare la guardia”.

Indubbiamente Cosa nostra è più debole, rispetto al passato, e l’estorsione serve a rafforzarla, anche nel controllo del territorio. Però ci sono altre variabili: è davvero incomprensibile, oggi, non denunciare il pizzo”. Lo dice il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia. Secondo De Lucia oggi se non avviene la ribellione al racket “è perché ci sono anche tante utilità e connivenze, grazie al rapporto tra certi imprenditori e mafiosi”. De Lucia, quindi, ricorda la figura di Grassi: “Fu veramente ‘libero’ e denunciò in tempi che non erano i nostri. Oggi la gente che denuncia deve sapere che da noi avrà sempre la massima collaborazione, nessuno rimarrà solo. Come purtroppo rimase solo Grassi”.

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