Mafia

Mafia, 40 anni fa l’omicidio di Cassarà e Antiochia: l’omaggio di Piantedosi e Pisani

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ed il capo della Polizia, Vittorio Pisani, hanno reso omaggio al vice questore Ninni Cassara' e all'agente Roberto Antiochia, uccisi dalla mafia il 6 agosto 1985

Pubblicato 3 mesi fa

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha deposto una corona d’alloro alla Squadra mobile di Palermo, per rendere omaggio al vice questore Ninni Cassara’ e all’agente Roberto Antiochia, uccisi dalla mafia il 6 agosto 1985. La deposizione si e’ tenuta ai piedi della lapide presente nell’atrio della Squadra Mobile – alla presenza del capo della polizia, Vittorio Pisani, della vedova e dei familiari di Ninni Cassara’ – in cui vengono ricordati tutti i martiri della questura di Palermo caduti per mano mafiosa. Successivamente Piantedosi e Pisani hanno visitato la palazzina “Boris Giuliano” che ospita anche gli uffici della Squadra Mobile che il vice questore Boris Giuliano guido’ prima di essere ucciso l il 21 luglio 1979. Presenti inoltre il capo della procura della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, la procuratrice generale Lia Sava, il prefetto Massimo Mariani, l’ex presidente del Senato, Piero Grasso, il questore Maurizio Calvino, il capo della Mobile Antonio Sfamemi, capo della Mobile Il sindaco Roberto Lagalla, I Vertici di carabinieri e guardia di finanza.

La polizia di Stato ha voluto onorare la loro memoria con una serie di eventi. Nel pomeriggio il ministro dell’Interno, alla presenza del capo della polizia, ha deposto una corona di alloro presso la lapide commemorativa, nell’atrio della Squadra Mobile di Palermo. In mattinata il prefetto Pisani ha deposto una corona d’alloro alla stele commemorativa in piazza Giovanni Paolo II e successivamente alla Caserma Lungaro ha partecipato a una Messa in suffragio, assistendo poi alla proiezione di un documentario dedicato alla figura di Cassara’, “uomo che non finiva mai di essere poliziotto e ha impresso un ricordo indelebile in tutti coloro che lo hanno conosciuto, per la sua instancabile dedizione professionale unita all’umanita’ del padre, del marito, dell’amico e del collega ideale, ricordo che – distanza di tanti anni dalla sua tragica morte – si e’ tramandato anche alle nuove generazioni”.

Roberto Antiochia fin dalla giovane eta’ aveva deciso di dedicare la sua vita alla lotta alla mafia “e si dedicava a questo compito, afferma la polizia, “con passione dedizione al servizio. La storia di Cassara’ ed Antiochia e’ paradigmatica e rappresenta il netto contrasto tra mafia e Stato, evidente persino in riferimento al tragico epilogo dell’assassinio, avvenuto in viale Croce Rossa il 6 agosto del 1985: fu un commando di numerosi killer, appostati e nascosti vigliaccamente tra i muri di un edificio prospiciente a uccidere, con una tempesta di proiettili, chi, a volto scoperto e senza particolari precauzioni, pattugliava in vespa i quartieri della mafia e guardava in faccia i padrini di Cosa nostra”. Per il loro estremo sacrificio, entrambi sono stati insigniti della medaglia d’oro al valor civile.

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