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Mafia: accessi carcere, chiuse indagini deputata Occhionero e collaboratore Nicosia

La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione indagini alla deputata di Italia Viva, Giuseppina Occhionero, indagata per falso nell’ambito di una indagine che ha coinvolto il suo collaboratore Antonello Nicosia. Secondo le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Francesca Dessì e Calogero Ferrara, Nicosia – arrestato a novembre dal […]

Pubblicato 4 anni fa

La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione indagini alla
deputata di Italia Viva, Giuseppina Occhionero, indagata per falso nell’ambito
di una indagine che ha coinvolto il suo collaboratore Antonello Nicosia.

Secondo le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai
sostituti Francesca Dessì e Calogero Ferrara, Nicosia – arrestato a novembre
dal Ros e dal Gico – avrebbe veicolato all’esterno messaggi provenienti da
mafiosi detenuti nei penitenziari sparsi nella Penisola. Accessi quest’ultimi
che avvenivano grazie al suo ruolo di direttore dell’Osservatorio
internazionale dei diritti umani, onlus che si occupa della difesa dei diritti
dei detenuti. E successivamente attraverso il ruolo di collaboratore della
parlamentare.

Chiusa l’indagine anche per gli altri indagati: il boss di Sciacca Accursio
Dimino, Massimiliano Mandracchia, Luigi e Paolo Ciaccio. Associazione mafiosa
il reato contestato a Nicosia, Di Mino e Mandracchia, il favoreggiamento per i
fratelli Ciaccio.

In dettaglio, i pubblici ministeri hanno fatto notificare l’avviso di
conclusione dell’inchiesta a sei indagati dell’operazione
“Passepartout” che ha svelato un intreccio fra la famiglia mafiosa di
Sciacca e una parte della politica. Fra i principali indagati Antonello
Nicosia, 48 anni, di Agrigento, assistente parlamentare della deputata
Occhionero, accusato di associazione mafiosa. Nicosia sarebbe stato il braccio
destro del capomafia Accursio Di Mino, 61 anni, che era tornato libero dopo due
condanne per mafia. Insieme avrebbero gestito affari e persino progettato un
omicidio.

A Nicosia si contesta, dunque, di avere strumentalizzato la sua funzione di
collaboratore parlamentare per entrare in alcune carceri siciliane, parlare con
i boss e trasmettere all’esterno i messaggi che servivano alla gestione della
famiglia mafiosa. La parlamentare Occhionero che rischia di finire a processo
per falso, in particolare, avrebbe dichiarato falsamente, in diverse
attestazioni indirizzate alle case circondariali di Agrigento, Sciacca e
Palermo che, nel dicembre del 2018, Nicosia “prestava una collaborazione
professionale diretta, stabile e continuativa”.

Completano la lista degli indagati i fratelli Paolo e Luigi Ciaccio, 33
anni e Massimiliano Mandracchia, 47 anni, accusati di favoreggiamento personale
con l’aggravante dell’avere agevolato l’associazione mafiosa. I tre avrebbero
messo a disposizione locali di propria proprietà e utenze telefoniche per
aiutare Nicosia, Dimino e altri associati a eludere le investigazioni e
trasmettere messaggi. Nicosia e Dimino si trovano in carcere dal 4 novembre,
giorno in cui è scattata l’operazione.

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