Mafia

Mafia, chiesti 20 anni di carcere per il boss Leo Sutera

La procura generale chiede due anni in più rispetto la condanna di primo grado

Pubblicato 3 anni fa

La Procura Generale di Palermo ha avanzato la richiesta di condanna – a venti anni di carcere – nei confronti del boss di Sambuca di Sicilia, Leo Sutera, considerato per anni il vertice della mafia agrigentina oltre che uno dei fedelissimi del super-latitante Matteo Messina Denaro. Contestualmente è stata chiesta la conferma delle condanne a carico di altri tre imputati, ritenuti tutti fiancheggiatori del boss del “professore”: si tratta della fioraia del paese Maria Salvato, 48 anni; l’autista di Sutera, Vito Vaccaro, 60 anni, e l’imprenditore Giuseppe Tabone. Questi ultimi in primo grado sono stati condannati alla pena di tre anni di reclusione. 

Sutera rispondeva di associazione per delinquere di tipo mafioso. Il capomafia sambucese, che ha fatto parte della cerchia ristretta dei soggetti in contatto con il latitante trapanese Matteo Messina Denaro, è stato al centro di un’indagine iniziata nel 2015 «che ha consentito di ricostruire gli interessi criminali di Sutera e le responsabilità dei suoi sodali. Sutera avrebbe impartito direttive attraverso la costante partecipazione a riunioni ed incontri con gli altri associati e presieduto a tutte le relative attività ed affari illeciti, curando la gestione delle interferenze nella realizzazione delle opere oggetto di appalti ed opere pubbliche, nonché assicurando il collegando con altre articolazioni territoriali di Cosa nostra. Il boss di Sambuca di Sicilia avrebbe potuto contare sull’apporto di Giuseppe Tabone, Maria Salvato e Vito Vaccaro «particolarmente attivi nell’aiutare il capomafia aiutandolo ad eludere le indagini, salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione». Tabone e Salvato lo avrebbero tenuto costantemente informato dell’esistenza di telecamere e di possibili attività investigative nei suoi confronti, mentre Vaccaro avrebbe anche messo a sua disposizione mezzi e risorse, tra cui un immobile da destinare ad incontri riservati. 

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Carlo Ferracane, , Sergio Vaccaro, Piero Marino Ignazio Fiore, Mauro Tirnetta e Giovanni Vaccaro. Si torna in aula il 10 giugno per la sentenza se non verrà disposto rinvio per ulteriori repliche. 

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