Mafia e scommesse, tutti condannati tranne Vincenzo Fiore
Regge quasi totalmente l’impianto accusatoria della maxi inchiesta su mafia, riciclaggio di denaro e scommesse
Quattro condanne e un’assoluzione. Regge quasi totalmente l’impianto accusatoria della maxi inchiesta su mafia, riciclaggio di denaro e scommesse. La figura principale è indubbiamente Francesco Paolo Maniscalco, 58 anni, condannato ad 11 anni di reclusione. Il suo nome comincia a circolare già nei primi anni novanta quando un commando mise a segno un colpo da 18 miliardi al Monte di Pietà di Palermo. Per lui è la seconda condanna per fatti di mafia.
Ribaltato, invece, il verdetto nei confronti di Vincenzo Fiore, il re delle scommesse. In primo grado era stato condannato a nove anni di reclusione. Oggi viene assolto “per non aver commesso il fatto”. Accolta pienamente la tesi difensiva degli avvocati Giovanni Castronovo e Alfonso Lucia. All’uomo, scarcerato immediatamente, sono stati restituiti tutti i beni sequestrati tra cui Gaming Managment Group e Kioskito srl.
Queste le altre condanne: 10 anni a Salvatore Rubino, 4 anni a Girolamo Di Marzo, 4 anni e 6 mesi a Christian Tortora. L’inchiesta, coordinata dalla Dda ed eseguita dalla Guardia di Finanza, ipotizza il ritorno di Maniscalco negli affari che contano: bar, magazzini, agenzie di scommesse. Quest’ultimo settore sarebbe stato al centro degli interessi di alcuni degli esponenti dei maggiori mandamenti mafiosi: Porta Nuova, Pagliarelli, Brancaccio, Noce e Santa Maria di Gesù.