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Mafia, il notaio di Canicattì intercettato: “Questi atti mi hanno fatto guadagnare un milione di euro”

Tra le novantaquattro persone finite in manette all’alba in un maxi blitz contro il clan Bontempo-Scavo, potente famiglia mafiosa dei Nebrodi, c’è anche il notaio di Canicattì Antonino Pecoraro, 73 anni, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il notaio agrigentino, già segnalato alla Procura di Agrigento dal suo stesso ordine per “movimenti […]

Pubblicato 4 anni fa

Tra le novantaquattro persone finite in manette all’alba in un maxi blitz contro il clan Bontempo-Scavo, potente famiglia mafiosa dei Nebrodi, c’è anche il notaio di Canicattì Antonino Pecoraro, 73 anni, arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il notaio agrigentino, già segnalato alla Procura di Agrigento dal suo stesso ordine per “movimenti sospetti” con gli atti a usucapione, è considerato dagli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina guidata dal procuratore De Lucia, un ingranaggio indispensabile del marchingegno nella fabbricazione di titoli che sarebbero poi serviti ai clan per truffare di fatto l’Unione Europea ricevendo i finanziamenti. 

Secondo gli inquirenti, dunque, Pecoraro sarebbe un professionista al servizio del clan capace di “confezionare” atti di usucapione con cui venivano ceduti alcuni terreni nel messinese a terze persone senza che i reali proprietari lo sapessero per essere utilizzati nelle richieste di finanziamento europeo. Otto di loro hanno dichiarato di essere venuti a conoscenza della perdita del terreno tramite l’agenzia delle entrate con cui venivano informati del trasferimento della proprietà dei loro terreni in favore di Massimo Giuseppe Faranda, fratello di Aurelio Salvatore, considerato boss in ascesa nonché capo di una delle “costole” delle famiglia Bontempo . Le denunce dei proprietari terrieri – tra il 2015 ed il 2016 – iniziano a causare problemi al “sistema”.

La Guardia di Finanza di Canicattì e Messina comincia a sentire i dipendenti e il notaio stesso. Gli investigatori, però, hanno già messo sotto controllo cellulari e piazzato cimici. Una di queste – è il 4 ottobre 2016 – capta una conversazione in auto col figlio: “A me mille atti di usucapione mi hanno fatto guadagnare un miliardo, un milione di euro”. 

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