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Mafia, processo Montagna: “Ecco come sono nate le indagini”

Dopo un rinvio per difetto di notifica, e un’udienza (si può dire) interlocutoria, è cominciato questa mattina il processo con rito ordinario scaturito dalla maxi operazione antimafia “Montagna”. Sei le persone che hanno scelto la via dell’ordinario a differenza delle oltre cinquanta che sono sotto processo con l’abbreviato: si tratta dell’ex sindaco di San Biagio […]

Pubblicato 5 anni fa

Dopo un rinvio per difetto di notifica, e un’udienza (si può dire) interlocutoria, è cominciato questa mattina il processo con rito ordinario scaturito dalla maxi operazione antimafia “Montagna”. Sei le persone che hanno scelto la via dell’ordinario a differenza delle oltre cinquanta che sono sotto processo con l’abbreviato: si tratta dell’ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella, questa mattina in aula accanto agli avvocati che lo difendono Mormino e Gaziano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa; Giuseppe Scavetto, 50 anni di Casteltermini, difeso dall’avvocato Danile, e dei favaresi Antonio Scorsone, 54 anni, Domenico Lombardo( difeso dagli avvocati Giuseppe Barba e Tatiana Pletto), 27 anni, Calogero Principato, 28 anni, e Salvatore Montalbano, 27 anni, difeso dall’avvocato Posante. La posizione che riguarda quest’ultimo era stata stralciata – e oggi riunita con tutte le altre – in quanto impegnato in altro procedimento (Proelio, condannato  dal gup di Catania Cavallaro a cinque anni col rito abbreviato) la scorsa udienza. 

Dopo la nomina dei periti di parte, chiamati alla trascrizione di una mole significativa di intercettazioni telefoniche e ambientali, l’udienza entra nel vivo con la testimonianza di chi le indagini le ha svolte sul campo: “Le indagini nascono con la concomitante scarcerazione di Francesco Fragapane nel 2012. Decidiamo di mettere sotto controllo lui e tutte le persone ritenute più vicine. La svolta investigativa però avviene qualche tempo più tardi e precisamente nel 2013 quando Fragapane viene raggiunto da un nuova misura cautelare per uno sconto di pena in carcere ma  si rende irreperibile, Una settimana dopo si consegna spontaneamente ai carabinieri di Agrigento ma notiamo tra le figure vicine a Fragapane quella di Giuseppe Quaranta. La cosa ci insospettì e decidemmo di controllare anche lui e da lì tutti gli spostamenti ed incontri.”

Ed è così che, lentamente, si apre un mondo nuovo agli investigatori fatto di incontri, riassetti organizzativi facendo la scoperta del nuovo mandamento della Montagna: “L’idea della creazione di questo mandamento, che si estendeva praticamente da Raffadali a Cammarata ed era composto da sette famiglie, viene sponsorizzata dal vecchio boss di Cianciana, oggi deceduto, Ciro Tornatore. Al vertice del mandamento si colloca Francesco Fragapane ma con la sua nuova carcerazione il ruolo di capo passa nelle mani del più “anziano” del gruppo cioè il bivonese Giuseppe Luciano Spoto.”

Una testimonianza lunga e impegnativa che ha “toccato” diversi campi: dai membri delle singole famiglie che componevano il mandamento della Montagna al capitolo del traffico di droga e delle estorsioni. Il processo, che si celebra davanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, ha già un calendario fitto e prestabilito. La prossima udienza sarà la volta di altri testi, chiamati dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra, che hanno svolto e coordinato le indagini. 

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