Mafia

Mafia, revocata confisca beni ai fratelli Valenti di Favara

Ai due imprenditori favaresi, condannati a sei anni per concorso esterno in associazione mafiosa, sono state revocate sia la confisca beni per mezzo milione di euro che la sorveglianza speciale

Pubblicato 2 giorni fa

“Non emerge alcun elemento per dare una continuità attuale alle condotte d’ausilio all’associazione mafiosa Cosa nostra e il perimetro della pericolosità qualificata è contenuto nell’anno 2015 e che, quindi, le proposte di misure personali debbono essere rigettate con cessazione immediata della loro esecuzione e la restituzione della cauzione”. I giudici della quinta sezione Misure di prevenzione della Corte di appello di Palermo, presieduta da Aldo De Negri, hanno revocato sia il provvedimento di confisca beni che la misura della sorveglianza speciale nei confronti di Stefano e Gerlando Valenti, 60 e 54 anni, imprenditori edili di Favara.

I due fratelli, coinvolti nel 2018 nella maxi inchiesta “Montagna” sulla costituzione dell’omonimo mandamento in provincia di Agrigento, sono stati condannati a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 2020 il tribunale di Palermo sequestrò ad entrambi beni per un valore di circa mezzo milione di euro. Due anni più tardi, oltre al provvedimento di confisca, arrivò anche l’applicazione della misura della sorveglianze speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di tre anni e sei mesi per il fratello maggiore e tre anni per il più piccolo. La difesa – rappresentata dagli avvocati Giuseppe Barba e Raffaele Bonsignore – ha impugnato la decisione chiedendo l’annullamento di entrambe le disposizioni adottate dal tribunale.

Richieste che oggi sono state accolte dalla Corte di appello di Palermo che le ha così motivate: “Pur individuandosi nella condotta di intermediazione operata dai fratelli Valenti, dall’aprile al settembre 2015, tra i due capi mandamento di Sciacca e San Mauro Castelverd, favorendone gli incontri segreti funzionali alle dinamiche organizzative, quell’appartenenza all’associazione di tipo mafioso che non richiede la prova della “reale efficacia condizionante” del contributo, ma il più semplice apporto fattivo e di ausilio al sodalizio, ciò non di meno, non può non rilevarsi che si tratta, per entrambi, di una condotta isolata, vieppiù dopo il decorso di almeno tredici anni dalla cessazione della espiazione della pena inflitta a Stefano Valenti per mafia (consumato negli anni 94-95) e di oltre dieci anni dalle imputate condotte estorsive disegnate dal Di Gati (ex capo di Cosa nostra agrigentina, oggi collaboratore di giustizia) a carico di Gerlando Valenti, senza l’emergente, di ulteriori azioni indicative del vincolo associativo per Valenti Stefano e della persistenza della vicinanza al sodalizio per Gerlando Valenti.” 

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