Mafia

Messina Denaro, Sabella: “Non esiste suo erede, l’asse di Cosa Nostra è Palermo”

Così in un'intervista a La Stampa Alfonso Sabella, il magistrato "cacciatore" di latitanti già nel pool antimafia di Palermo

Pubblicato 3 mesi fa

“Lo hanno tradito il tumore e la bravura degli investigatori. Certo lui aveva allentato un po’ le difese e se devo dirla tutta credo anche che non abbia, al momento, un erede che possa replicare il suo livello criminale. Qualcuno, nominalmente occuperà il suo posto, ma non a lui paragonabile”.

Così, in un’intervista a La Stampa, Alfonso Sabella, già sostituto procuratore nel pool antimafia di Palermo all’epoca in cui l’ufficio giudiziario era guidato da Gian Carlo Caselli. Esclude che si sia consegnato: “Cazzate, non mi vergogno a dirlo. Nella storia di Cosa nostra mi sono capitati pochissimi che si siano fatti trovare. Tendenzialmente erano coloro che sapevano che Cosa nostra li avrebbe ammazzati. E non sono certo quelli, come lui, che venendo arrestati consegnano di fatto allo Stato la rete di più stretta di chi lo ha protetto: la sua famiglia per capirci”. Con la scomparsa di Messina Denaro, spiega, “muore uno degli ultimi tre soggetti in grado di rivelare a questo Paese che cosa sia realmente accaduto dalla strage di Capaci a quelle continentali di Firenze, Milano e Roma”.

Ma “non” muore “il Capo di Cosa nostra”: “da questo punto di vista mi permetta di dire che forse è stato un po’ mitizzato. Peraltro è stata una sua scelta non diventare il numero uno dei Corleonesi”, precisa Sabella. “Ha ritenuto di mettersi in attesa, si è rintanato nel mandamento di Trapani, suo territorio di elezione dove si sentiva (ed era) realmente protetto, ha stretto un rapporto di non belligeranza con Bernardo Provenzano e allo stesso tempo un’opera di sommersione criminale”, insiste Sabella. “Come Capo dei capi sarebbe stato iper-esposto con tutte le conseguenze del caso”. C’è un erede del super boss? “Al momento credo che nessuno possa replicare il suo livello criminale. Qualcuno nominalmente occuperà il suo posto, ma non a lui paragonabile”, argomenta Sabella. “E poi l’asse centrale dell’organizzazione non è da tempo riconducibile al gruppo corleonese. È di nuovo a Palermo”. (Askanews)

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