Catania

Operazione “Iddu”, 21 arresti: comandava Donna Grazia (vd e ft)

Alle prime ore del mattino di oggi, nelle province di Catania, Milano e Lecce, su delega della Procura Distrettuale di Catania, i Carabinieri del comando provinciale di Catania, coadiuvati dalle unità territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione distrettuale […]

Pubblicato 4 anni fa

Alle prime ore del mattino di oggi, nelle province di Catania, Milano e Lecce, su delega della Procura Distrettuale di Catania, i Carabinieri del comando provinciale di Catania, coadiuvati dalle unità territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea, nei confronti di 22 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di “associazione di tipo mafioso”, “associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti”, “detenzione e spaccio di stupefacenti”, “estorsione aggravata”, “lesioni aggravate”, tutte commesse con l’aggravante del metodo mafioso.

Queste le persone arrestate: Giovanni Bonaccorso, detto ‘u ciasco’, 46 anni, di Riposto; Abedelmajid Boualloucha, detto “macido”, 27 anni, di Giarre; Giuseppe Campo, detto ‘fantino’, 46 anni, di Riposto; Ornella Cartia, 68 anni, di Castiglione di Sicilia; Paolo Castorina, 37 anni, detto ‘spiddo’; Giancarlo Leonardo Cuce’, detto “Leo”, 42 anni, di Catania; il boss Benedetto La Motta, detto “Benito”, “Iddu”, ‘patrozzo’ e ‘zio’, 62 anni, di Riposto, detenuto; Andrea La Spina, detto ‘bassotto’ e ‘turchino’, 37 anni, di Giarre; Graziano Leotta, 52 anni, di Riposto; Cateno Mancuso, detto ‘Tino ciuffo’, 39 anni, di Riposto; Massimiliano Mancuso, 25 anni, di Giarre; Antonio Marano, ‘u vecchio’, 76 anni, di Mascali, gia’ detenuto; Salvatore Marletta, 47 anni, di Palagonia, gia’ detenuto. Grazia Messina, detta ‘Idda’, moglie di ‘Iddu’, il boss La Motta, 58 anni, di Riposto; Davide Patane’, 28 anni, di Giarre; Salvatore Patane’, 49 anni, di Mascali; Liborio Previti, 39 anni, di Catania, gia’ detenuto; Giovanni Russo, 31 anni, di Acireale, detenuto agli arresti domiciliari; Andrea Sapienza, 46 anni, di Giarre; Agatino, Tuccio, 54 anni, di Giarre, detenuto; Gaetano Zammataro, 33 anni, di Catania.

Il provvedimento trae origine da una complessa indagine
condotta dalla Compagnia Carabinieri di Giarre dal 2017 al 2019, mediante
attività tecniche e dinamiche, ulteriormente riscontrate da dichiarazioni di
più collaboratori di giustizia, che ha consentito di:

  • individuare e colpire con
    provvedimento restrittivo della custodia cautelare in carcere, alcuni appartenente al gruppo di Riposto della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola – Ercolano, operante nei comuni di Riposto e Giarre;
  • definire la struttura, le posizioni
    di vertice e i ruoli degli indagati nell’ambito del sodalizio malavitoso,
    ricostruendone l’ingente volume di affari illegali, il sistema di gestione
    delle “piazze di spaccio”, le modalità di approvvigionamento/cessione degli
    stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish) e il mantenimento degli
    appartenenti all’organizzazione detenuti;
  • documentare 5 estorsioni consumate
    ed un’altra tentata ai danni di esercenti, di vari settori, commesse al fine di
    agevolare l’organizzazione mafiosa di appartenenza;
  •  arrestare, a riscontro dell’attività
    investigativa, n.10 persone e sequestrare complessivamente kg. 210 di marijuana,
    gr. 320 di cocaina, gr. 40 di hashish, nonché una piantagione costituita da 170
    piante di canapa indiana, n. 4 cartucce per pistola cal. 7.65 e la somma in
    contanti di 4.715,00€.

Per quanto riguarda la gestione delle piazze di spaccio, l’indagine
ha permesso di documentare un’attività svolta 24 ore su 24, con venditori al
dettaglio articolati in turni. Sono stati poi identificati gli indagati che si
occupavano dell’approvvigionamento delle sostanze, del loro occultamento,
confezionamento e di rifornire regolarmente gli spacciatori. L’incasso
giornaliero complessivo dell’organizzazione è quantificabile in diverse migliaia
di euro al giorno. Significativo notare che il sodalizio finalizzato al
traffico di sostanze stupefacenti, nonostante nel corso delle indagini siano stati
operati degli arresti in flagranza di pusher o il sequestro in rilevanti
quantità di droghe, è sempre riuscito in breve tempo a riorganizzarsi per
proseguire nelle attività illecite.

La direzione e gestione del clan era riconducibile a Benedetto
La Motta, capo della frangia santapaoliana operante su Riposto, detto “Benito”, 62enne, pluripregiudicato,
indicato da più pentiti come referente del clan catanese, coadiuvato da alcuni
fedelissimi, tra i quali il noto “killer delle carceri” Antonino Marano, che
dopo la sua lunga detenzione, durata circa 47 anni, scarcerato nel dicembre
2014, si rimetteva subito in gioco affiliandosi al clan. Proprio questi due
sono stati recentemente colpiti da ordine di custodia cautelare in carcere per
l’efferato omicidio di Dario Chiappone commesso ad ottobre 2016.

Operazione “Iddu”: 22 misure cautelari

La gestione del mercato illecito degli stupefacenti era
affidata agli uomini di fiducia che si occupavano di reclutare i pusher, fornirli di telefoni cellulari e
motorini elettrici e corrispondere loro circa 250 euro a settimana quale
compenso.

Le investigazioni portavano altresì alla luce una serie di
attività estorsive poste in essere ai danni di diversi esercizi commerciali di
Giarre e Riposto, le cui parti offese non hanno mai denunciato le vessazioni
subite, ad ulteriore riscontro del carattere mafioso del sodalizio e della
grande forza intimidatrice del vincolo associativo che continua ad imporre
omertà alle vittime.

A seguito dell’arresto di La Motta, avvenuto nel dicembre 2017 su ordine di carcerazione, le attività non si interrompevano e, anzi, subentrava al marito Grazia Messina, la quale, sino alla successiva scarcerazione dello stesso (avvenuta nel giugno 2018) non solo riceveva i proventi delle estorsioni, ma dimostrava di saper amministrare anche la giustizia criminale quando, in occasione di una rapina avvenuta ai danni di un esercizio commerciale sottoposto al pizzo, commissionava il pestaggio di uno dei rapinatori, proprio per non dare segni di debolezza.

Dei 22 destinatari del provvedimento, 14 sono stati tradotti
presso le Case Circondariali di Catania, Siracusa, Messina, Caltanissetta, Milano
e Lecce ad altri 7 indagati il provvedimento è stato notificato nelle carceri
dove sono già detenuti, mentre per un indagato, attualmente localizzato
all’estero, è stata avviata la procedura per la richiesta di M.A.E.

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