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“Operazione Tricolore”: bandiere Usa e Milan per delimitare piazze spaccio

La Polizia di Stato di Catania, su delega della Procura distrettuale della Repubblica di Catania, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 40 soggetti, 30 dei quali tradotti in carcere e 10 agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Catania, per i delitti di associazione a delinquere finalizzata al […]

Pubblicato 6 anni fa

La Polizia di Stato di Catania, su delega della Procura distrettuale
della Repubblica di Catania, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di 40 soggetti, 30 dei quali tradotti in carcere e 10 agli arresti
domiciliari, emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Catania, per i
delitti di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti del tipo marjuana e cocaina, detenzione ai fini di spaccio di
sostanze stupefacenti, con l’aggravante – per alcuni di essi –  per avere commesso il fatto con la finalità di
agevolare l’associazione mafiosa Cappello – Bonaccorsi.

Questi gli arrestati: Concetto Bonaccorsi, nato a Catania classe1986; Roberto Pietro Bua, nato a Catania classe 1996; Giuseppe Campagna, nato a Catania classe 1959 – detenuto;  Germain Saverio D’Orta, nato a Catania classe 1996; Orazio Fuselli, nato a Catania il 3.11.1983 – detenuto;  Biagio Andrea Giuffrida, nato a Catania classe 1992; Massimo Gulisano, nato a Catania classe 1970; Giuseppe La Placa, nato a Catania classe 1979;  Giuseppe Licciardello, nato a Catania classe 1998; Samuel Giovanni Linguanti, nato a Catania classe 1991; Lorenzo Cristian Monaco, nato a Catania classe 1988; Edoardo Perciabosco, nato a Catania classe 1990; Giuseppe Pitarà, nato a Catania classe 1983;  Antonio Piterà, nato a Catania classe.1984; Gabriele Giuseppe Piterà, nato a Catania classe 1982 – detenuto; Matteo Piterà, nato a Catania classe 1956 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Giuseppe Ruscica, nato a Catania classe 1976 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Alessandro Russo, nato a Catania classe 1979; Giovanni Ivan Sangiorgio, nato a Catania classe 1991 – detenuto;  Pio Giuseppe Scardaci, nato a Catania classe 1986 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Alessandro Scalia, nato a Catania classe 1978 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Gianluca Sciuto, nato a Catania classe 1986 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Alfio Siriano, nato a Catania classe 1994 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Gaetano Spampinato, nato a Catania classe 1990; Ivan Torrisi, nato a Catania classe 1987 – detenuto,  Rosario Zito, nato a Catania classe 1980; Salvatore D’Ambra, nato a Catania classe 1982 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Maria Barbara Gangemi, nata a Catania classe 1977; Sebastian Guardo, nato a Catania classe 1996 – detenuto; Marco Palma, nato a Leonforte (EN) classe 1995; Giuseppe Santagati, nato a Torino classe 1992; Marco Andrea Santagati, nato a Catania classe 1996; Giordano Scuto, nato a Catania classe 1995;  Salvatore Strazzanti, nato a Savignano (CN) classe 1977 – in atto sottoposto agli arresti domiciliari; Damiano Pergolizzi, nato a Catania classe 1999; Alessia Virruso, nata a Catania classe 1986.

L’indagine, avviata nel gennaio del 2017 dalla Squadra mobile
di Catania e coordinata dalla Procura distrettuale, ha consentito di acquisire
significativi elementi di colpevolezza a carico di due gruppi mafiosi, operanti
nel centro cittadino e particolarmente attivi nel traffico di sostanze
stupefacenti attraverso il controllo, continuativo e permanente, di un intero
quartiere del capoluogo etneo.

Infatti l’attività investigativa, supportata da presidi
tecnici, ha dimostrato l’esistenza, nel rione popolare di San Berillo Nuovo, di
due distinte “piazze di spaccio” di sostanze stupefacenti (trafficanti in cocaina
e marijuana), a breve distanza l’una dall’altra, la prima di esse (quella
ubicata in Corso Indipendenza – Angolo via La Marmora) gestita dal gruppo mafioso
organicamente riconducibile al clan mafioso Cappello – Bonaccorsi, con a capo Lorenzo
Christian Monaco, ovvero colui che aveva ricevuto da Salvatore Bonaccorsi,  figlio di Concetto Bonaccorsi ed esponente
apicale dei “Carateddi” (oggi entrambi collaboratori di giustizia),
l’investitura per gestire l’anzidetta proficua attività nel complesso,
preoccupandosi anche di definire i confini con gli altri gruppi mafiosi
operanti sul territorio.

La seconda, invece, operativa in zona limitrofa alla
prima e precisamente in via San Leone, è gestita da diversi soggetti
riconducibili – per la loro storia pregressa – al clan dei “Cursoti milanesi”.

Il confine tra le due piazze – dopo aspri dissidi che avevano
visto alcuni soggetti vicini al clan dei “Cursoti milanesi” percorrere armati
le vie pubbliche della città per contrastare i rivali –  veniva contrassegnato dall’apposizione di due
distinte bandiere, quella degli Stati Uniti d’America per il clan dei
Cappello-Bonaccorsi, quella del Milan per il clan dei Cursoti-Milanesi.

Infatti, nel gennaio del 2017, equipaggi del locale Upgsp
avevano proceduto all’arresto in flagranza a carico di alcuni pregiudicati[1], sodali
a  Rosario Pitarà inteso “Sarettu u furasteri”, storico
esponente di rango apicale del clan mafioso dei Cursoti milanesi, in possesso
di numerose armi da guerra e armi da fuoco clandestine[2], in
procinto di compiere un’azione di carattere dimostrativo contro il clan rivale.

Nel corso dell’attività d’indagine sono stati acquisiti
elementi consolidati in ordine alle capacità dei due gruppi mafiosi di imporre
il loro controllo sul territorio tramite un articolato sistema di pusher,
vedette e custodi della sostanza stupefacente che garantivano la gestione,
prolungata e continuativa, delle due sopra menzionate piazze di spaccio e ciò
nonostante alcuni interventi delle Forze dell’Ordine che eseguivano alcuni
arresti dei sodali.

L’operazione, denominata “Tricolore”, intende riaffermare
la presenza delle istituzioni all’interno di aree cittadine, trasformate in
mercati della droga a cielo aperto, e difese dai gruppi mafiosi anche
attraverso l’uso di armi. Il connotato di stampo mafioso del sodalizio
criminale è confermato dal contesto investigativo di riferimento da cui si è
appreso che i proventi dello spaccio non solo sono destinati
all’autofinanziamento della consorteria criminale ma anche al mantenimento dei
sodali in carcere, secondo noti e consolidati “clichè” che impongono ai
soggetti non raggiunti da misure restrittive di contribuire al sostentamento
dei sodali, soprattutto di quelli aventi un ruolo apicale.

Va peraltro rilevato che la capillare e articolata
attività captativa avviata nell’ambito dell’indagine ha consentito di
individuare non solo i fornitori delle piazze di spaccio, legati alla
criminalità organizzata campana, ma anche di risalire a soggetti che sin da
subito sono apparsi coinvolti nel favoreggiamento della latitanza di Concetto
Bonaccorsi, storico boss, unitamente al fratello Ignazio, dell’omonima
famiglia, detta dei “Carateddi”, alleata con il clan Cappello.

L’accurato monitoraggio telefonico e l’osservazione
diretta dei movimenti di tali soggetti, orbitanti in provincia di Pistoia, sono
sfociati nell’aprile del 2017 nell’individuazione dell’abitazione in cui il Bonaccorsi
si era rifugiato, consentendone l’arresto dopo una latitanza protrattasi dal
settembre del 2016.


[1]
PITERA’ Concetto (Catania, 28.121.1976), LICCIARDELLO Alfio Cristian (Catania,
4.11.1992), GUARDO Antonino (Catania, 13.4.1988) e BONACCORSI Salvatore (Catania, 3.8.1977).

[2]
Nella circostanza gli operanti sequestravano diverse armi e munizioni, tra cui n.1 fucile semiautomatico cal.12 marca
Benelli con matricola abrasa, n.1 pistola mitragliatrice cal. 7.65 riportante
la scritta “Salve Blanc” priva di caricatore, n.1 pistola marca Bruni mod. 92
modificata, n.1 mitraglietta modello M&P-15 Tony Sistem Component con
matricola abrasa e priva di caricatore, n.1 fucile doppietta cal. 16 a canne
mozze, diversi caricatori mono e bifilari per armi di vario calibro, numeroso
munizionamento di vario calibro e n.1 corpetto antiproiettile.

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