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Via D’Amelio, la Cassazione: “Fu strage mafiosa ma ci sono zone d’ombra”

Lo scrive la Cassazione - nella sentenza, depositata oggi, del processo 'Borsellino quater' - rimarcando la "paternita' mafiosa dell'attentato"

Pubblicato 3 anni fa

Persistono “zone d’ombra” sulla strage di via D’Amelio, nella quale persero la vita, nel luglio 1992, il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Lo scrive la Cassazione – nella sentenza, depositata oggi, del processo ‘Borsellino quater’ – rimarcando la “paternita’ mafiosa dell’attentato”. La quinta sezione penale della Suprema Corte condivide le conclusioni dei giudici d’appello di Caltanissetta, sottolineando “la correttezza dell’impostazione seguita dai giudici di merito”. Con la sentenza odierna – lunga ben 121 pagine – la Cassazione spiega perche’, lo scorso 5 ottobre, ha confermato in via definitiva l’ergastolo per i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, e le condanne dei falsi collaboratori di giustizia Calogero Pulci (10 anni) e Francesco Andriotta (9 anni e 8 mesi) per calunnia.

“Centrale in questa vicenda e’ la figura di Vincenzo Scarantino, nei cui confronti gli elementi di prova raccolti hanno condotto i giudici del merito ad accertare l”insorgenza – scrive la Corte, citando passi della sentenza di primo grado – di un proposito criminoso determinato essenzialmente dall’attivita’ degli investigatori, i quali esercitarono in modo distorto i loro poteri con il compimento di una serie di forzature'”. La Cassazione ricorda ancora la sentenza della Corte d’assise di Caltanissetta nel punto in cui, invece, defini’ “pietra angolare” le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza: “la precisione, la linearita’ e la costanza delle dichiarazioni – osservano i giudici di piazza Cavour – confermate da numerosissimi riscontri, consente di ribadire il giudizio positivo sulla credibilita’ del collaboratore gia’ formulato dai giudici di primo grado”.

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