Naro

L’agonia di Naro: tra accuse manzoniane e il PD che invoca i tecnici ma non parla con sè stesso

L’ipotesi di un voto anticipato, alimentata anche dalle dinamiche interne alla maggioranza e dal progressivo svuotamento della Giunta, inizia a circolare con insistenza nei corridoi della politica narese

Pubblicato 1 ora fa

La crisi politica di Naro ha ormai superato il limite di guardia, trasformandosi in un collasso istituzionale che rischia di travolgere definitivamente la città. Dopo settimane di immobilismo, ieri sono arrivate le dimissioni dell’assessore al bilancio Letizia Maniscalchi, un’ulteriore defezione che si aggiunge a una lunga catena iniziata ben prima dell’estate. In quattordici mesi la Giunta Dalacchi ha perso pezzi fondamentali: il vice sindaco Aronica, sostituito tra le polemiche da Erika Sferrazza, considerata dall’opposizione priva di un reale sostegno politico; l’assessore alla cultura e alle politiche scolastiche Erika Ferraro, che durante una seduta infuocata del consiglio comunale ha pronunciato parole pesanti contro l’amministrazione; l’assessore all’agricoltura Calogero Licata, che il ventinove luglio ha lasciato il proprio incarico; la stessa Sferrazza, dimessasi il giorno successivo denunciando lotte fratricide all’interno della maggioranza. Ora anche Maniscalchi abbandonala nave, aggravando una crisi che da tempo ha assunto i contorni della paralisi.

È passato oltre un mese dall’ultima riunione della Giunta nella sua interezza e la città resta ferma, ostaggio di uno scontro intestino che vede i sette consiglieri superstiti della maggioranza incapaci di trovare un accordo, nonostante ci siano sette poltrone di governo vacanti. Un mese di discussioni sulla spartizione degli incarichi non ha prodotto nulla, mentre Naro attende risposte urgenti sul fronte economico e amministrativo con la Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (COSFEL) che si prepara a esaminare il bilancio stabilmente riequilibrato approvato dal consiglio con parere contrario dei revisori dei conti (un provvedimento che sembrerebbe destinato alla bocciatura e quindi allo scioglimento del Consiglio Comunale). Ad entrare a gamba tesa nell’affaire giunta comunale sono due schieramenti dell’assise cittadina: il gruppo del Partito Democratico, che non parla con la segreteria cittadina e che opera autonomamente, e il gruppo Uniti per Naro che bacchetta Dalacchi a suon di versi manzoniani.

Il PD rivendica, nel primo anno di amministrazione Dalacchi, di aver lavorato con serietà e ottenuto risultati concreti, come i finanziamenti regionali per oltre 150.000 euro destinati alla sistemazione della salita verso la SS410dir e alla riqualificazione della “Città dei Bimbi” in piazza Sandro Pertini. Sottolinea il contributo dei suoi rappresentanti in Giunta e in Consiglio – da Lillo Licata a Giuseppe Argiró e Ginevra Fabbrica – come segno di impegno e rinnovamento, soprattutto grazie all’apporto di giovani amministratori. Ma la nota non risparmia toni duri: denuncia la paralisi politica dovuta a divisioni, personalismi e veti incrociati, che hanno sostituito il confronto costruttivo e messo in secondo piano l’interesse collettivo. Con un Comune in pieno dissesto, un bilancio approvato nonostante il parere negativo dei revisori e servizi essenziali in affanno, il PD giudica inaccettabile che il dibattito si areni su questioni di poltrone. La proposta è chiara: una Giunta tecnica di cinque figure competenti e indipendenti, per restituire credibilità e capacità decisionale alle istituzioni, mettendo al centro il bene della comunità e non interessi di parte senza però proporre il tecnico con qualifica tale da ricoprire l’incarico e con l’unico assessore in quota PD ad essere rimasto in carica.

Dall’altro lato Uniti per Naro cerca di prendere il Sindaco con dei toni meno istituzionali schierandosi in prima acies con un attacco di manzoniana memoria che riportiamo integralmente: “E’ trascorso oltre un mese dall’ultima riunione della Giunta municipale, tenutasi in data 10 luglio, e non si vedono all’orizzonte segnali di risoluzione di una crisi politica asfissiante e soffocante che stritola lo sviluppo economico e sociale della comunità di Naro. La città si trova ostaggio di un don Abbondio qualsiasi che risulta incapace non solo ad amministrare, ma a prendere ogni tipo di decisione. Dopo appena sei mesi dalle elezioni amministrative lascia la poltrona il vice sindaco Aronica, sostituito dalla dott.ssa Erika Sferrazza, componente esterna, tra le polemiche delle altre forze politiche, a loro dire senza un sostegno politico alle spalle. Dopo neanche ulteriori sei mesi si dimette l’assessore alla cultura e alle politiche scolastiche, Erika Ferraro, nel corso dell’infuocata seduta di consiglio comunale del 24 luglio 2025 in cui era in discussione l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato, con delle dichiarazioni molto pesanti sull’operato della Giunta municipale. Di lì a qualche giorno, il 29 luglio scorso, seguono le dimissioni dell’assessore per l’agricoltura, il consigliere Calogero Licata e, all’indomani, il nuovo vice Sindaco Erika Sferrazza con una lettera dove evidenzia le lotte fratricide all’interno della coalizione che sostiene il sindaco. L’altro ieri sono arrivate anche le dimissioni dell’Assessore al bilancio, Letizia Maniscalchi, con feroci critiche rivolte all’amministrazione di cui la stessa faceva parte. Fa specie che tra i saluti di ringraziamento manca quello nei confronti del primo cittadino. Al Sindaco al quale un cittadino ha chiesto a che punto fosse la soluzione della crisi, don Abbondio ha risposto: si devono mettere d’accordo loro!. Il pronome si riferisce ai sette consiglieri che sono rimasti a sostenere l’Amministrazione, dopo la fuoriuscita del consigliere Bellavia che ha dichiarato finita l’esperienza della lista “Magica Naro”. Pur essendo disponibili sette posti di Governo, un Presidente e un vice presidente di consiglio e cinque assessorati, uno per ciascun consigliere, il Sindaco, dopo quasi un mese di interminabili discussioni sulla spartizione dei posti disponibili, non è riuscito a trovare una sintesi tra i diversi consiglieri comunali. Uno spettacolo indecoroso e penoso che si consuma sotto lo sguardo languido di don Abbondio, a spese della comunità di Naro. Proprio le recenti dichiarazioni della componente del PD, che per la prima volta parla apertamente di “divisioni, personalismi e veti incrociati” ed auspica la soluzione della Giunta tecnica per porre termine alle lotte intestine, è la riprova del completo fallimento dell’esperienza Dalacchi, ad appena un anno dalle elezioni, che suona il suo de profundis. Ma qualsiasi soluzione si proponga è un rimedio soltanto temporaneo perché l’unica vera cura, per porre fine a questa interminabile agonia, sono le dimissioni del Sindaco e il ritorno alle urne per eleggere amministratori veri e non apprendisti amministratori. E così, mentre Naro si trova sotto la scure della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali (COSFEL), competente a pronunciarsi sul bilancio stabilizzato approvato dal consiglio comunale con il parere non favorevole dei revisori dei conti, che verrà sicuramente bocciato e preoccuparsi di come fare uscire il comune dei Naro dal labirinto del dissesto, i reduci dell’armata magica Naro capeggiati da don Abbondio, non trovano di meglio, a ridosso del caldo afoso e torrido di ferragosto, che litigare e battagliare per le poltrone. Povera Naro! Sindaco Dalacchi, per un attimo si spogli delle vesti di don Abbondio, senza pensare a quelle di casa propria, ed assuma quelle più autorevoli di fra Cristoforo perché “verrà un giorno il giudizio, e forse non lontano, in cui tu dovrai rispondere del male che fai!” e ricordi “Se ha perdere è la dignità non vale il più ricco cappello che a Roma vi sia”. SI DIMETTA! Tolga la nostra Comunità dall’imbarazzo di vedere questo sconcertante e ignominioso spettacolo dai lei capitanato!”

Intanto alcuni degli ex componenti della maggioranza, oggi fuoriusciti, guardano già alle prossime elezioni, valutando la creazione di nuove aggregazioni civiche capaci di intercettare il malcontento diffuso in città. In questo scenario, cresce la convinzione che l’unica via d’uscita sia un passo indietro del sindaco Milco Dalacchi, così da consentire un ritorno anticipato alle urne. L’ipotesi di un voto anticipato, alimentata anche dalle dinamiche interne alla maggioranza e dal progressivo svuotamento della Giunta, inizia a circolare con insistenza nei corridoi della politica narese sfregiata nella sua interezza, incerottata e ridotta come un pugile al tappeto che, dopo aver incassato colpi su colpi, resta in piedi solo per inerzia, nell’attesa inevitabile del gong finale.

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