“Pescatori oggi, disoccupati domani”, sit-in di protesta della marineria a Licata
I pescatori protestano contro le limitazioni dello spazio di pesca per le lavorazioni in mare causate dall’attività di estrazione Argo-Cassiopea
Da qualche giorno i pescatori di Licata hanno fermato la loro attività di pesca e questa mattina si sono radunati sulla darsena di Marianello per protestare contro le limitazioni dello spazio di pesca per le lavorazioni in mare causate dall’attività di estrazione Argo-Cassiopea, il più importante progetto di sviluppo a gas sul territorio italiano avviato da Eni.
“Tanti equipaggi stanno lasciando il lavoro e si sta fermando l’economia. Oggi è giornata di pesca e noi abbiamo incrociato le braccia per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare l’ENI S.p.A. e gli Enti preposti al governo del territorio a voler trovare in tempi brevi una valida soluzione per risolvere questi problemi”, dichiara Carlo Albo dell’ Associazione Giovani Pescatori.
In particolare i pescatori lamentano le notevoli restrizioni e limitazioni imposte alle tradizionali aree adibite in passato all’attività di pesca, ed inoltre constatano quotidianamente un notevole crescente impoverimento della fauna ittica con conseguente drastica riduzione della quantità di pescato che è certamente dovuto alle dannose immissioni in acqua dei rifiuti della lavorazione estrattiva degli idrocarburi che determinano un evidente quadro di inquinamento marino.
“Ci stiamo organizzando con i pescatori per interpellare un biologo marino dell’Università di Catania per effettuare alcuni studi sulla salute del mare di Licata”, dice l’avvocato Giuseppe Rucireta a fianco della marineria di Licata. “Dopo il fermo biologico i pescatori hanno notato come molte pesci che si pesca in questo mese sono scomparsi, forse questo è dovuto all’attività che sta effettuando Eni”, continua l’avvocato Rucireta.
La produzione del gas, del giacimento Argo Cassiopea, operato da Eni in joint venture con il partner Energean, stando alle informazioni dell’azienda, avviene tramite uno sviluppo interamente sottomarino fino all’impianto di trattamento di Gela, privo di impatti visivi e con emissioni prossime allo zero; qui il gas verrà trattato e poi immesso nella rete nazionale, contribuendo a soddisfare il fabbisogno energetico italiano.