Licata

Spara contro poliziotti a Licata: imputato ricorre alla Corte Europea per violazione diritto difesa

Ricorso alla Corte Europea per una presunta violazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. E’ ripreso questa mattina, con questa richiesta avanzata dalla difesa rappresentata dagli avvocati Francesco Lumia e Angela Porcello, il processo a carico del ventiduenne di Licata Paolo Greco, finito sul banco degli imputati con le gravi accuse di tentato […]

Pubblicato 4 anni fa

Ricorso alla Corte Europea per una presunta violazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. E’ ripreso questa mattina, con questa richiesta avanzata dalla difesa rappresentata dagli avvocati Francesco Lumia e Angela Porcello, il processo a carico del ventiduenne di Licata Paolo Greco, finito sul banco degli imputati con le gravi accuse di tentato omicidio plurimo e ricettazione per aver sparato lo scorso marzo almeno tre colpi di arma da fuoco all’indirizzo di alcuni agenti della Squadra Mobile di Agrigento e del  commissariato di Licata impegnati in un’attività di polizia giudiziaria. 

Secondo i legali della difesa in virtù della modifica del capo di imputazione – avvenuta la scorsa udienza su richiesta del pm in relazione ad alcuni accertamenti irripetibili svolti sull’arma con cui l’imputato avrebbe sparato – si sarebbe leso il diritto del giusto processo e della difesa. E’ questa la carta giocata dalla difesa che ha depositato questa mattina una memoria ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara. Niente escussione di testimoni (almeno cinque previsti per oggi) ma un rinvio per permettere all’accusa – sostenuta questa mattina in aula dal pm Cecilia Baravelli – di esaminare la memoria difensiva depositata.

 La vicenda risale allo scorso marzo quando vennero esplosi in via Gela alcuni colpi di arma da fuoco all’indirizzo di agenti del commissariato e della Squadra Mobile presenti in zona per installare alcune cimici per un altro procedimento che avrebbe coinvolto poco dopo anche il padre del Greco. Subito dopo i poliziotti si sono presentati a casa di Paolo Greco riconoscendo gli indumenti (era coperto con un passamontagna) e trovando l’arma ovvero una scacciacani modificata per sparare pallini in acciaio.  Scarcerato e posto ai domiciliari Paolo Greco fu fermato due mesi più tardi insieme al padre Nino Greco dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento guidata dal vicequestore Giovanni Minardi su provvedimento emesso dai sostituti procuratori della Dda di Palermo Claudio Camilleri e Pierangelo Padova con le accuse di usura e tentata estorsione.

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