Palermo

Bruciò vivo il suo cane, chiesta archiviazione perché incapace di intendere e volere

La procura di Palermo ha chiesto l'archiviazione perchè l'uomo non è imputabile perché incapace di intendere e di volere e quindi non potrebbe essere processato

Pubblicato 3 settimane fa

Il pm di Palermo ha chiesto l’archiviazione delle accuse nei confronti di C. R. 47 anni, che era indagato per aver dato alle fiamme, provocandone la morte due giorni dopo, il cane Aron lo scorso gennaio a Palermo. La procura ha avvisato 19 parti, tra enti, associazioni, onlus, persone fisiche che si erano costituite quali persone offese della richiesta avvertendole che hanno 20 giorni per proporre opposizione. Oltre all’accusa di aver provocato la morte del cane l’indagato era accusato di danneggiamento, minacce, porto d’armi.

La notizia del cane dato alle fiamme ha destato clamore e commozione a Palermo e tra gli animalisti che organizzarono anche una manifestazione nel capoluogo e un imprenditore salentino Emilio Colaci ha anche chiesto l’autorizzazione per fare realizzare un monumento ad Aron e a tutti gli animali vittime di violenza. Enrico Rizzi, animalista e commissario del Dipartimento tutela animali e lotta alle zoomafie di Sud chiama Nord, che era venuto a Palermo dopo il drammatico episodio, aveva presentato un’altra denuncia allegando un video in cui si vede l’uomo dare alle fiamme Aron. Rizzi dice: “Ritengo che la richiesta di archiviazione sia stata fatta dal pm perchè l’indagato è stato riconosciuto incapace di intendere e di volere. E’ un fatto grave perchè questa persona a piede libero può compiere reati a danni di animali e persone”.

La procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione perchè l’uomo non è imputabile perché incapace di intendere e di volere e quindi non potrebbe essere processato. L’indagato era già sottoposto a una misura di sicurezza che è stata aggravata su richiesta della Procura con l’obbligo di residenza in una comunità terapeutica assistita, ma le strutture sono tutte piene e il provvedimento non può essere eseguito. I magistrati hanno ora chiesto un ulteriore inasprimento della misura che consiste nel ricovero in una Rems, una struttura sanitaria adibita all’accoglienza di autori di reato ritenuti infermi o seminfermi di mente, socialmente pericolosi.

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