Spese pazze Ars: sindaco Catania tra i 5 condannati
Nel 2014, quando iniziò l’inchiesta, erano una ottantina tra impiegati e politici, accusati di aver speso denaro pubblico, destinato all’attività dei gruppi parlamentari dell’Assemblea siciliana, per usi impropri. Nel corso degli anni la Corte dei Conti ha emesso condanne per danno erariale e per quanto riguarda l’aspetto penale, tra patteggiamento, rito abbreviato, archiviazione e proscioglimento, […]
Nel
2014, quando iniziò l’inchiesta, erano una ottantina tra impiegati e politici,
accusati di aver speso denaro pubblico, destinato all’attività dei gruppi
parlamentari dell’Assemblea siciliana, per usi impropri.
Nel
corso degli anni la Corte dei Conti ha emesso condanne per danno erariale e per
quanto riguarda l’aspetto penale, tra patteggiamento, rito abbreviato,
archiviazione e proscioglimento, alla sbarra sono rimasti in sei.
Oggi la terza sezione del tribunale di Palermo ne ha condannati cinque, tutti ex deputati regionali e capigruppo, nel processo per le cosiddette spese pazze dell’Ars. Tra i condannati (4 anni e 3 mesi) c’è Salvo Pogliese, sindaco di Catania, che ora rischia la sospensione dalla carica per effetto della legge Severino. Unico assolto, Giambattista Bufardeci (Grande Sud). Gli imputati sono tutti accusati di peculato continuato.
Invitato
da Pd e M5S a dimettersi, senza attendere la sospensione per via della
Severino, il sindaco parla di “condanna ingiusta” e spera nella
celerità del processo d’appello per ribaltare l’esito del primo grado, mentre
la Lega, a cominciare dal coordinatore regionale Candiani, lo difende e parla
di un’operazione di sciacallaggio da parte di chi vuole che lasci in suo
incarico.
Oltre a
Pogliese (ex FI e ora coordinatore per la Sicilia orientale di FdI), sono stati
condannati Giulia Adamo (3 anni e sei mesi, che ha fatto parte di più gruppi
parlamentari del centrodestra), Cataldo Fiorenza (3 anni e 8 mesi, al tempo
capogruppo del Mpa), Rudy Maira (4 anni e 6 mesi, Udc e poi Pid), Livio
Marrocco (3 anni, di Fli).
La somma
contestata a Maira (l’unico al quale non sono state concesse le attenuanti
generiche) è la più alta, 82.023 euro; seguono Pogliese, 75.389 euro; Fiorenza,
16.220 euro; Adamo, 11.221; Marrocco, 3.961. Il Tribunale ha interdetto i primi
due in perpetuo dai pubblici uffici (dichiarando per loro l’estinzione di
rapporti di lavoro o di impiego con amministrazioni o enti pubblici) e Marrocco
e Fiorenza per due anni e 6 mesi. Tra le spese contestate dall’accusa a
Pogliese vi sono: 1.200 euro per la “sostituzione di varie serrature e
varie maniglie per porte” in uno studio professionale di famiglia, 30 mila
euro per soggiorni in albergo a Palermo, anche assieme ai familiari, cene e
spese di carburante, 280 euro per la retta scolastica del figlio e 30 mila ero
in assegni girati sul conto personale.