Porto Empedocle

I dieci giorni che “sconvolsero” Porto Empedocle

Intervista di Diego Romeo all’assessore dimissionario Sabrina Turano

Pubblicato 3 anni fa

I primati della politica non finiscono mai.

Abbiamo avuto sindaci per una notte e assessori per un giorno come accadde per l’amministrazione Zambuto.

Adesso con motivazioni serissime e inusitate il “guinness” tocca ad un assessore di Porto Empedocle, Sabrina Turano, ispettrice dei Vigili urbani di Agrigento prestata all’amministrazione empedoclina che si è dimessa dopo dieci giorni di mandato eseguito  scrupolosamente.

Dopo dieci giorni di incarico assessoriale lei si è dimessa. Quali le motivazioni e soprattutto cosa è riuscita a realizzare a Porto Empedocle.

Diciamo le cose come stanno. Mi sono dimessa non per motivi che si possono  ingigantire ma per motivi di coerenza politica rispetto a una ideologia e alla fine anche rispetto a  un concordato che non si è venuto a creare.  Come lei sa io mi occupo da anni del precariato, dei problemi sociali  e sono un soggetto politico  di area centro sinistra”.

Aveva preventivato questa possibilità di dimissioni  e cosa è accaduto per causare questa sospensione?

“Non era preventivato, diciamo che c’è stata una stima reciproca riguardo ai problemi che abbiamo dovuto affrontare e da li è nata l’idea di una collaborazione. Ho cominciato subito a lavorare, devo dire con grande fiducia della sindaca nei miei confronti anche perché vedevo una situazione un po’ collassata in questa cittadina che amo e che conoscevo bene”.

Ricordiamo che Porto Empedocle è una costola di Agrigento, detta il “molo di Girgenti”. E qualcuno dice, più causticamente, che Porto Empedocle sia nata dal “ventre molle di Girgenti”. Scendiamo nei dettagli, cosa ha fatto in questi dieci giorni?

“Premettiamo che è un tempo storico triste, un momento di dissesto durante il quale affrontare anche  la legalità diventa non cosa facile. E la sindaca Carmina sta affrontando queste difficoltà, per lealtà intellettuale bisogna riconoscerlo. Precisiamo anche che in dieci giorni non ho rivoluzionato nulla, ho utilizzato lo strumento naturale che hanno gli assessori, essere cioè il braccio di una amministrazione. Ho dato inizio a un mandato e mi sono organizzata seguendo una mia linea. Questo è stato possibile  anche attraverso le premesse che ho trovato e di cui  la  sindaca Carmina aveva già predisposto gli atti, Carmina  ha firmato un mare di progetti. Allora cosa abbiamo fatto. Abbiamo messo insieme queste energie, compresa la mia esperienza in polizia urbana, indirizzandoci alle competenze territoriali, al personale . C’era una parte di città abbandonata, lo testimoniano anche numerose foto che ho pubblicato. Periferie di case popolari con grandi emergenze sociali per cui mi sono posta  l’obiettivo degli interventi di qualità piuttosto che della quantità. Dieci giorni possono valere come dieci mesi , importante avere metodo che io ho realizzato grazie anche alla disponibilità dell’amministrazione. Abbiamo capito  e realizzato che dovevamo dare un indirizzo territoriale sulle competenze, capito che dovevamo sollecitare, con riunioni specifiche,  ad essere tutti partecipativi alla spesa e  alla responsabilità reciproca con le ditte incaricate. Piccole e grandi cose che vanno dalla sanificazione di scuole al taglio delle palme, alla attenzione riservata al quartiere cosiddetto “indiano”, e contro l’abusivismo sono stati adottati sistemi di sorveglianza  a 360°. Due ore prima di dimettermi ho lasciato un elenco di segnalazioni ed è un lavoro cordiale tra colleghi  che continua. Colleghi che patiscono il precariato contro il quale mi sono battuta sindacalmente, qui e altrove”.

Nel “dopo-Turano” quali sono le sue previsioni?

“Intanto auguro a tutti quelli che concorrono in queste elezioni le migliori possibilità. Il popolo è stanco, vuole vedere programmi e collaborazioni fattive. Le polemiche tutte,  comprese quelle su vax e no vax hanno indebolito e stremato il tessuto sociale, i lavoratori, le imprese. Avrei potuto anche trovare una ragion d’essere a livello politico, ma venendo a mancare questo mi sembrava di scadere all’interno di una situazione. Ho preso atto che c’erano delle consegne, delle constatazioni partendo dal territorio che hanno necessità di un prosieguo, situazioni che devono essere affrontate con una certa serietà. E non è questo il  momento.  Alcune sono state risolte, altre meritano più tempo. Quindi sono lontana da un appagamento individuale, di un titolo assessoriale. Il mio mandato non era un mandato semplice, occupandosi di ambiente polizia locale, territorio c’è bisogno di presupposti che in questo momento non ci sono. Quindi non lascio la sindaca in sospeso, lei ha presentato la lista degli assessori e sta fronteggiando la campagna elettorale. Eppoi, il mio non è un caso clamoroso, ritengo più clamoroso chi si dimette e cambia contemporaneamente casacca politica”.

Per chiudere,  definisca lei il  suo gesto dimissionario.

La definizione finale è “il rispetto”. Rispetto verso stessi, verso le  proprie ideologie e quelle degli altri. Non strumentalizzo e non mi sono fatta mai strumentalizzare da nessuno e per questo non ho voluto complicare la vita a nessuno. Anzi, come soggetto politico non ho voluto rincorrere a tutti i costi  il titolo di assessore, né alcuna intesa politica”.

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