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Armao:“Col Recovery ci si presenta una occasione irripetibile”

Intervista di Diego Romeo al vicepresidente della Regione Sicilia Gaetano Armao

Pubblicato 3 anni fa

Al Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale On. Mara Carfagna, lei ha già fatto pervenire un lungo e dettagliato documento. Ne vorremmo parlare in questa intervista che risponde anche ad una conversazione con Paolo Cilona che lo citava  su questo giornale. Le Regioni del Sud e quelle insulari in particolare, considerano oggi il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr-NexlGeneratìonEu) quale ultima opportunità per ridurre il divario socio-economico con l’area settentrionale del nostro Paese. Cosa chiede in dettaglio il governo regionale al ministero per il Sud? 

“Un divario, quello tra nord e sud, su cui si rende ormai indispensabile intervenire per non rischiare di rendere ininfluenti le nuove ed importanti risorse messe a disposizione dall’Ue in ordine al rilancio post-pandemico. Le considerazioni scaturiscono anche  da comuni riflessioni col vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, sin dal gennaio scorso sul Pnrr e le proposte per il Sjnd e risultano adesso aggiornate con i regolamenti Ue nn. 240 e 241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 febbraio 2021 sul Recovery e Resilien.ee FacflJty (Rkf), appena pubblicati. (18 febbraio),  Regolamenti che indicano le misure ed il dispositivo che aiutano le autorità nazionali ad attuare riforme istituzionali, amministrative e strutturali che siano sostenitori, rafforzino la resilienza, potenzino la coesione economica, sociale e territoriale e sostengano la pubblica amministrazione nella preparazione di investimenti sostenibili e capaci di rafforzare la resilienza”.

Qual è la consistenza di queste risorse?

“Si tratta dì risorse ben più ingenti dì quelle che ricevette l’Italia con il Piano Marshall (European Recovery Program nel quadriennio 1948-1952) e che fu alla base della ripresa e del c,d, boom economico degli anni ’60. Appare quindi un’occasione irripetibile e sulla quale non ci possono essere né incertezze, come quelle registrate sinora, né – peggio ancora – ingiustificati pregiudizi verso il Sud e. le sue potenzialità di crescita e di spinta per la ripresa del Paese. Nell’ambito del processo di costruzione del Pnrr, il Governo italiano – come noto – ha dapprima elaborato una proposta di Linee guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, allo scopo di avviare un dialogo informale con la Commissione già a partire dal mese di ottobre, e poi una proposta di Piano sottoposta all’esame del Parlamento nazionale La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha raccolto i contributi delle diverse Regioni, ma tali proposte sono rimaste, purtroppo, prive dì un adeguato riscontro. Sino ad oggi, infatti, nessuna forma di confronto si è sviluppato, al netto di alcune interlocuzioni preliminari con la Cabina di Regia istituita dalle Regioni, mentre il documento approvato dal Governo è passato direttamente all’esame del Parlamento.

In tutti i provvedimenti dell’Ue sul programma Next GenerationEU, la priorità è la coesione sociale e territoriale, con costante e rafforzato richiamo all’art. 174 Tfue, Da ultimo, tali obiettivi prioritari sono indicati nelle linee-guida ai Piani di Ripresa e Resilienza degli Stati membri, della Commissione UÈ elaborate ai sensi dell’art. 175, terzo comma, Tfue. Di tali prioritari obiettivi non vi è traccia nel documento del Governo italiano, se non nei termini dì una generica trasversalità del Sud nelle diverse missioni di cui si compone il programma. E ciò nella completa obliterazione delle Regioni, soprattutto quelle del Sud, che non hanno avuto modo di produrre alcun apporto in termini di elaborazione al testo del Governo.

Sul piano costituzionale tale metodo appare non solo .in. contrasto con le chiare indicazioni della Commissione UÈ, e degli stessi Trattati, che individuano nella programmazione multilivello l’approccio corretto all’elaborazione dei Piani nazionali, ma anche con il diritto interno nel semplice presupposto che la pianificazione dello sviluppo economico non è competenza esclusiva statale (e men che meno governativa), ma postula il coordinamento, anche per le immanenti competenze amministrative, delle Regioni e dei comuni, il che gioverà certamente all’implementazione delle decisioni allocative”.

Per superare  queste difficoltà quali elaborazioni mettete in campo? 

“In questa prospettiva, come precisato dalla Corte costituzionale, vi è la necessità di una lettura sistematica del testo costituzionale, tale da saldare il riparto di competenze legislative definito dall’art. 117 Cost., con il principio di sussidiarietà di cui all’art, 118 Cost., nel più generale contesto della leale collaborazione che deve ispirare i rapporti tra i diversi livelli dì Governo. Come precisato il 12 ottobre scorso al Comitato europeo delle Regioni dalla Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen nel corso dell’intervento all’apertura della settimana delle Regioni Uè: “le Regioni e le città “saranno al centro “del Next Generatìon Eu, di cui il Recovery Fundk il principale pilastro. Questa strategia potrà avere successo solo se le autorità locali “saranno pienamente coinvolte1 e saranno capaci di “cogliere queste opportunità”, poiché è “in gioco il futuro dei nostri territorio e per avere successo “dobbiamo agire tutti insieme” ed in quanto l’individuazione e la realizzazione degli interventi necessari per la digitalizzazione e la svolta verde “rientrano in gran parte nelle competenze e nelle responsabilità degli enti locali”. Appare quindi indispensabile che i numeri siano coerenti con gli obiettivi da raggiungere, cioè che le risorse destinate al Sud corrispondano ad un ammontare complessivo adeguato per avviare una stagione di sviluppo che riduca il divario con le aree del Paese con migliori condizioni di reddito pro capite, di occupazione, di sviluppo”.

A questo punto, per i nostri lettori, necessitano delle cifre “in soldoni”, per far capire.

“Passando ad esaminare il contenitore nettamente prevalente, ossia il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), va subito precisato che i 210 miliardi €, secondo la proposta del governo, vanno suddivisi in tre parti:

1,- 68,9 miliardi € sono sovvenzioni Ue a fondo perduto; 2.- 87,5 miliardi € sono prestiti Ue che si prevede di utilizzare in chiave sostitutiva di risorse nazionali per finanziare interventi già in essere, cioè allo stato già finanziati con risorse nazionali;  3, – 53,5 miliardi € sono prestiti Ue utilizzati come risorse aggiuntive per finanziare nuovi interventi che allo stato non sono finanziati con altre risorse nazionali o europee. Ne discende che sottraendo ai complessivi 210 miliardi € del totale gli 87,5 miliardi € destinati a finanziare interventi già in essere ne deriva un primo ridimensionamento delle risorse effettivamente destinate a nuovi interventi. Il risultato di questa riduzione (210 – 87,5) rivela che ammontano a 122,5 miliardi € le risorse disponibili per nuovi interventi. Dei 122,5 miliardi € per nuovi interventi, 68,9 miliardi € costituiscono l’ammontare delle risorse a titolo di sovvenzione (fondo perduto) utilizzabili per nuovi interventi; mentre i restanti 53,5 miliardi € (122,5-68,9 = 53,6) rappresentano risorse a titolo di prestito (da rimborsare al’Ue) utilizzabili per nuovi interventi. In assenza di informazioni più puntuali sugli interventi presi in considerazione, non è possibile al momento determinare, per quanto riferito alle risorse a titolo di prestito destinate a finanziare interventi già in essere, quale sia il riparto fra interventi previsti nel centro nord ed interventi previsti nel Mezzogiorno. Pertanto, allo stato, queste risorse (ben 87,5 miliardi €) non possono essere ancora considerate ai fini del complessivo bilancio di ripartizione delle risorse fra Centro-Nord e Mezzogiorno.   In assenza di criteri predeterminati (come invece accade per le risorse a fondo perduto, per le delineate motivazioni) si deve svolgere una corretta ponderazione che consenta un’appropriata selezione degli interventi da inserire nei clouster di cui si compongono le 6 Missioni come descritte dalle linee-guida governative”.

Applicati correttamente quali benefici concreti per il nostro territorio?

“Questi criteri se applicati correttamente possono condurre all’assegnazione al nostro Paese di ingenti risorse finanziarie proprio per la presenza del Mezzogiorno e sarebbe paradossale che in sede statale tali criteri fossero disattesi.In termini generali e riassuntivi deve potersi ritenere equa una ripartizione generale che garantisca al Mezzogiorno almeno il 50% (come esito finale complessivo e non come quota riferita alle singole tipologie di finanziamento) del totale delle risorse dì cui si compone il programma Next Generation UÈ (fondo perduto, prestito sostitutivo d’interventi già finanziati con fondi nazionali, prestito per finanziamento di nuovi interventi, Read Ue, fust transition fund), al netto dei finanziamenti nazionali aggiuntivi a valere sui fondi di Fsc”.

Lei quindi prevede che si apre una nuova fase per il sud?

“Tale misura se appare indispensabile per aprire una nuova fase nella politica italiana nei riguardi del Mezzogiorno in termini di coesione e di riequilibrio, fondamentale per cogliere una straordinaria ed irripetibile occasione di rilancio economico e di crescita per l’intero Paese, costituisce ancor più la soluzione necessaria a far corrispondere le scelte nazionali alle finalità dei programmi dì finanziamento dell’Unione europea, mantenendo una lineare coerenza fra la destinazione delle risorse e le ragioni che ne hanno consentito l’assegnazione all’Italia di divenire la prima beneficiaria fra i Paesi membri dell’Unione. Appare di tutta evidenza che l’assegnazione delle risorse costituisca solo il primo passo di un lungo cammino che deve portare al loro effettivo ed integrale utilizzo. Si tratta di una sfida impegnativa, che le Regioni del Mezzogiorno debbono poter raccogliere e vincere”.

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