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“La notte della colpa” di Vito Catalano a Racalmuto

Nell’Atrio del Palazzo di città di Racalmuto è stato presentato il libro di Vito Catalano “La notte della colpa”. Con l’autore ne hanno discusso Matteo Collura, scrittore e giornalista, ed Enzo Sardo, scrittore e assessore alla Cultura del Comune di Racalmuto. L’incontro, che si è aperto con il saluto del sindaco Vincenzo Maniglia e del Presidente del Consiglio comunale […]

Pubblicato 5 anni fa

Nell’Atrio del Palazzo di città di Racalmuto è stato presentato il libro di Vito Catalano “La notte della colpa”. Con l’autore ne hanno discusso Matteo Collura, scrittore e giornalista, ed Enzo Sardo, scrittore e assessore alla Cultura del Comune di Racalmuto.

L’incontro, che si è aperto con il saluto del sindaco Vincenzo Maniglia e del Presidente del Consiglio comunale Sergio Pagliaro,  ha annoverato intermezzi musicali con il Trio InCanto composto dalla soprano Jole Pinto, accompagnata dall’oboe  di Gaetano Lauricella e con al pianoforte Michele Salvatore (per la cronaca con un gradimento che i convenuti hanno sottolineato con un “boato” di applausi).

Dopo  l’incontro è stata aperta al pubblico la mostra fotografica dell’artista Lillo Miccichè dedicata a Leonardo Sciascia, e visitabile al Castello Chiaramontano di Racalmuto fino al 31 ottobre 2019.  “La notte della colpa” racconta ed evidenzia, sullo sfondo di suggestive località della Sicilia e della Polonia, che nella vita quotidiana è impossibile fuggire dalle proprie responsabilità, dal proprio passato e dalla propria coscienza. Un thriller dove l’autore tra la tensione del pericolo ed il palpito della passione mette in risalto il rapporto tra l’obiettivo della giustizia e la coscienza civile”. Ed è proprio questa narrazione che volge al giallo e che si rivela nelle ultime pagine, a imporre al relatore Matteo  Collura , un imbarazzo nel presentarlo.

“Perché-sottolinea Collura- si tratta di un romanzo impresentabile, vale a dire non adatto ad essere discusso prima di averlo letto perché concepito come un congegno ad orologeria. Il libro di Catalano è stato scritto proprio con l’obiettivo di sorprendere i lettori nelle pagine finali. Un giallo psicologico, che ricorda certi film di Hitchcock, scritto con molta leggerezza, con uso moderato delle aggettivazioni, con molta attenzione alla sintesi. È come se l’autore abbia voluto ricavare uno stuzzicadenti da un tronco d’albero. Ma quel che più importa, trattandosi di un libro scritto dal nipote di Sciascia, uno degli scrittori più autorevoli del secondo Novecento italiano, è poter  dire che Vito Catalano, giunto al suo quarto lavoro narrativo, mostra di avere trovato una sua strada, e questo gli fa onore come scrittore e come erede del grande Maestro di Racalmuto”.

Dal canto suo Vito Catalano ha sempre ribadito “Per me è un’ombra benigna, non ho mai reputato fosse per me un danno essere suo nipote –Non sta a me, ovviamente, dire quale sia stata la sua grandezza come scrittore”. La conoscenza dell’opera di Sciascia, ha spiegato l’autore, ha avuto inizio poco prima che il genio di Regalpetra morisse, con la lettura di una copia giunta in casa come dono dell’editore di una “Una storia semplice”. Primo di una lunghissima serie di testi che Catalano leggerà, attingendo a piene mani dalla biblioteca di famiglia, e che gli consentirà di conoscere e amare tutti gli autori italiani (in particolare Manzoni, Pirandello e Verga), i grandi romanzi d’avventura (quelli di Dumas e Stevenson tra tutti) ma anche, assecondando quella che ha definito una “malinconia di fondo”, gli autori attivi sulla fine del regno Austro-Ungarico, come Roth.

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