Mafia

Mafia, 15 anni di carcere al medico che curò Matteo Messina Denaro 

Condannato a 15 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e falso il medico Alfonso Tumbarello

Pubblicato 45 minuti fa

Il tribunale di Marsala ha condannato a 15 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e falso Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara che ebbe in cura durante la latitanza il boss Matteo Messina Denaro. L’accusa in giudizio era rappresentata dal pm Gianluca de Leo. Con la condanna del dottore che, secondo l’accusa era perfettamente al corrente della vera identità del paziente, nonostante Messina Denaro usasse il nome del geometra Andrea Bonafede, salgono a 14 le persone condannate a vario titolo, dall’arresto del capomafia, per averne protetto la latitanza.

Finito in manette il 7 febbraio del 2023, pochi giorni dopo la cattura del padrino di Castelvetrano, Tumbarello per oltre due anni ha avuto in cura il padrino, è stato il primo a diagnosticargli il tumore che lo ha poi ucciso e gli ha prescritto più di un centinaio di farmaci e analisi mediche intestate al geometra Andrea Bonafede, assistito del medico che aveva prestato nome e documenti al boss e che in realtà godeva di ottima salute, sapendo perfettamente di avere davanti Matteo Messina Denaro. Scarcerato e posto ai domiciliari per l’età – l’imputato è ultrasettantenne – sarebbe stato protagonista – scrisse il gip che dispose la misura cautelare – “di un rapporto ben più risalente (sino agli anni novanta del secolo scorso) e diverso da quello più strettamente professionale con Messina Denaro”. Il nome del dottore spunta, infatti, in una vecchia indagine sull’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, già condannato per traffico di droga e morto poi di Covid. Vaccarino, massone, amico della famiglia del boss, si rivolse proprio al medico per organizzare un incontro con Salvatore Messina Denaro, fratello dell’ex latitante e mafioso di spicco.

Il medico, per cui i pm avevano chiesto la condanna a 18 anni, si è difeso sostenendo di essere stato convinto che il paziente fosse Bonafede e di non aver avuto idea che il malato reale fosse il latitante. Il geometra, nel racconto dell’imputato, avrebbe detto al dottore di non volersi presentare allo studio per farsi visitare per evitare che si sapesse della sua grave patologia. Di fatto, quindi, Tumbarello non avrebbe mai incontrato il paziente negli ultimi anni.

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