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Processo “Montagna”, ex sindaco Sabella come Papa Francesco: “E’ bene non fare il male ma è male non fare il bene”

A quasi due anni esatti di distanza dall’imponente blitz antimafia “Montagna”, in cui i carabinieri eseguirono una sessantina di misure cautelari facendo luce sull’omonimo mandamento dell’agrigentino, l’ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella – figura centrale del processo che si celebra con il rito ordinario davanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento […]

Pubblicato 4 anni fa

A quasi due anni esatti di distanza dall’imponente blitz antimafia “Montagna”, in cui i carabinieri eseguirono una sessantina di misure cautelari facendo luce sull’omonimo mandamento dell’agrigentino, l’ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella – figura centrale del processo che si celebra con il rito ordinario davanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento – chiede di essere scarcerato.
L’ex primo cittadino del comune montuoso si trova in carcere, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, da due anni. L’istanza è stata depositata dagli avvocati Nino Mormino e Nino Gaziano a margine della nuova udienza del processo che vede, oltre lo stesso Sabella, altri cinque imputati: (oltre Sabella) anche Domenico Lombardo, 25 anni, di Favara, Salvatore Montalbano, 25 anni, di Favara, Calogero Principato, 26 anni, di Agrigento, Giuseppe Scavetto, 49 anni, di Casteltermini e Antonio Scorsone, 53 anni di Favara.
Nello stralcio ben più corposo dell’abbreviato sono arrivate 35 condanne per i boss del mandamento e 19 assoluzioni.
Secondo la difesa di Sabella, che ha atteso si entrasse nella fase conclusiva del dibattimento per presentare la richiesta, sarebbero cessate le esigenze cautelari – come l’inquinamento probatorio o il pericolo di reiterazione del reato – alla luce anche della sentenza del processo in abbreviato. Per questo i difensori di Sabella chiedono un affievolimento della misura cautelare. “Le residue esigenze cautelari – hanno spiegato in aula – dopo due anni di detenzione in carcere e un dibattimento ormai quasi terminato, possono essere salvaguardate in maniera diversa”.

E proprio Sabella ha reso dichiarazioni spontanee che Grandangolo riporta integralmente: “E’ bene non fare il male ma è male non fare il bene”, ha affermato citando Papa Francesco, ribadendo ai giudici di essere anti-mafioso e di essere innocente.
Santo Sabella ha anche aggiunto: “Se non mi avessero arrestato avrei potuto completare il progetto che avevo avviato di realizzazione del Viale dei giusti, intitolato ai martiri della giustizia. In precedenza avevo già fatto realizzare il monumento a Peppino Impastato, sono anti-mafioso da sempre. Sono per l’antimafia dei fatti e l’ho dimostrato con una dignità da vendere, mettendola al servizio della mia gente”.

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