Politica

Quattro neoconsiglieri comunali della Dc si chiamano fuori dal pasticcio dei parcheggi

Diego Romeo e Paolo Cilona conversano nella “Sicilia agrigentina”

Pubblicato 6 mesi fa

Una legge nazionale la 111 del 1971 stabilisce la costruzione di un aeroporto ad Agrigento. Quindi è inutile ripercorrere iter già espletati, come adesso si sta proponendo, ma bisogna riprendere il progetto della località di Racalmuto frutto di un accordo di programma fra Stato e Regione. 

“Sono perfettamente d’accordo. Intanto, va detto che la classe politica deve rivolgersi alla Regione per chiedere la restituzione della somma di euro 35.000.000,00 pari al 50 per cento del costo dell’opera impropriamente ceduta da personaggi che remavano contro l’aeroporto di Racalmuto per farsene uno vicino al suo campanile. Operazione che fallì a causa del voto contrario del Consiglio comunale che all’unanimità bocciò il “desiderio perditempo” dell’allora Presidente della Provincia, pur avendo liquidato la parcella allo studio Bevilacqua che aveva realizzato il progetto per la zona della Noce di Racalmuto. Il progetto in questione si trova negli uffici della Provincia regionale di Agrigento. Una legge dello Stato mai abrogata per la realizzazione di un aeroporto nella fascia centro-meridionale della Sicilia, un accordo di programma sottoscritto dallo Stato e dalla Regione, un finanziamento già accordato pari a 35 milioni di euro,  con un progetto già pagato, mentre oggi viene impropriamente suggerito l’iter da compiere per la realizzazione dell’aeroporto. La classe parlamentare odierna deve prendere il toro per le  corna spazzando via ogni ostacolo, chiedendo subito alla Regione la restituzione del finanziamento e trasmettere all’Enac il progetto Bevilacqua seppure “impolverato”.

E’ diventata abitudine della Regione Sicilia vendere immobili di sua proprietà per poi riaffittarli e infine con la prospettiva di riacquistarli. Roba da neurodeliri. 

“È il solito giuoco tra le parti che si ripete nel tempo. Un giuoco che nel passato ha coinvolto anche l’Amministrazione statale. Il problema viene posto ai vertici i quali cominciano a valutare il rapporto di convenienza se mantenere gli immobili di proprietà o se sia più conveniente cederli ai privati e sottoporsi poi alla semplice locazione. Il discorso comincia a farsi strada se le condizioni dell’immobile sono  vetuste ed hanno bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, oppure se il passaggio di proprietà è convenevole agli enti pubblici. Il tutto però dipende tra la domanda e l’offerta dove si intrecciano tante convenienze in ordine alla vendita e al passaggio dell’affitto. All’uopo si guarda l’anzianità dell’immobile, la centralità  dell’ubicazione e soprattutto della località. Sta di fatto che capita spesso che l’amministrazione pubblica  ritorni sui suoi  passi e dopo avere venduto ai privati, subito  dopo alcuni anni proceda a ricomprare  gli stessi immobili. A questo punto bisognerebbe andare in uno studio di psicanalisi per capire le ragioni”.

Il giro ciclistico d’Italia si ferma ad Eboli come il Cristo del libro di Carlo Levi. Il sud è fuori dal Giro del Centro nord.  Ormai basta una bicicletta per allargare il divario nord-sud. Alzi una mano chi si ricorda della  Questione Meridionale.

“Attorno alla esclusione dell’intero Mezzogiorno non è stata purtroppo registrata alcuna protesta. Il Sud è abituato o meglio rassegnato a dette decisioni. Solo una tappa a Napoli. Di fatto sono state escluse dal giro ciclistico le Puglie, la Basilicata, la Calabria, la Sardegna la Sicilia e parte della Campania ovvero mezza Italia. Allora è giusto chiamarlo giro d’Italia? Dico assolutamente no. Gli organizzatori sottraggono al sud le opportunità relative alla promozione paesaggistica, monumentale e culturale delle località del cosiddetto Regno delle Due Sicilie interessate alla gara ciclistica. Una decisione assurda da parte degli organizzatori che volutamente, in assenza di voci contrarie, continuano ad ignorare metà del Paese”.

I 300 (poco più o meno) partecipanti del convegno agrigentino  Dc sono stati definiti in una cronaca “folla oceanica”. Allora i poco più di 2500-3000 spettatori e studenti che hanno visto Todo modo (cinque repliche con 576 posti ogni volta al completo) come definirli? Ma al di là dei numeri si dovrebbe indagare su come il teatro e le “adunate” producano  cultura politica, indirizzata concretamente verso Agrigento. 

“Niente di nuovo all’orizzonte. Un congresso di vecchi nostalgici privi di una visione sul come affrontare gli atavici problemi della provincia e della Sicilia. La politica clientelare può piacere a coloro che nutrono la speranza di ricevere prebende e favori come nel passato, offrendo sempre fedeltà assoluta al capo. Tutto questo rappresenta il passato e non il presente. Non abbiamo intravisto nuovi contributi a favore del territorio, ad esempio come salvare e potenziare gli ospedali, la viabilità. Tutte vecchie conoscenze, pochi giovani e pochissimi intellettuali. Certo i benefici politici ottenuti in passato alimentano le speranze del detto gattopardiano cambiare tutto per non cambiare niente purché il potere mi gratifichi. E qui entra in scena  prepotentemente il libro di Sciascia Todo modo dove emergono gli intrecci della politica e delle trame che coinvolgono personaggi eccellenti”.

Sulla Lercara Palermo cantieri senza fine, la Cl-Ag incompleta, viadotto Morandi ancora a corsia unica. Mentre il 2025 ci è sopra le spalle, senza dimenticare il pasticcio dei parcheggi  che è stato severamente rintuzzato dai quattro neoconsiglieri comunali  della Dc. 

“Lavori che non finiscono mai sulla Lercara Friddi-Palermo. Lo stesso va detto sulla 640 e sul Viadotto Morandi, e quelli relativi al ponte sul bivio Milena-Casteltermini. Per non parlare delle tratte ferroviarie obsolete. La situazione viaria è sotto gli occhi di tutti. Eppure non si muove nessuna forza politica, sindacale, imprenditoriale, giovanile. Siamo un popolo silenzioso che subisce e non reagisce alle prepotenze burocratiche. A questo punto in vista del 2025 il sindaco ha l’obbligo di diffidare l’Anas, le imprese appaltanti, le direzioni dei cantieri per accelerare i lavori e completarli. Deve presentarsi con la fascia tricolore come ufficiale di governo e chiedere in base al capitolato i tempi previsti per l’ultimazione dei lavori, le penali relative ai ritardi e soprattutto chiedere i motivi delle eventuali perizie suppletive. Non è più concepibile assistere a cantieri aperti da decenni e mai ultimati. Si chiede soltanto responsabilità e determinazione da parte dei deputati regionali e nazionali che hanno il dovere di presentare interrogazioni al riguardo. Mi viene in mente la storia di un ministro dei lavori pubblici, Giacomo Mancini, che stanco dei ritardi dovuti a cantieri di lavori sempre aperti e mai ultimati in un sol colpo azzerò la direzione dell’Anas. Da quel momento cambiarono i tempi di lavoro”.

Sembra che le direttive dell’Urban Center scritte e condivise da Ordini professionali, sigle sindacali, associazioni datoriali, siano state ignorate per inseguire obiettivi di indietreggiamento spinto. Anche per questo Agrigento scende nelle recenti statistiche?

“Perché Agrigento scende nelle posizioni ? Il lavoro di Giunta, o meglio del governo della città è fortemente condizionato dai riflessi negativi della politica espressa a livello regionale e nazionale. I problemi da noi sottolineati ed indicati non hanno mai avuto alcun riscontro operativo ritenendoli invasivi e soprattutto interferenti alle logiche di comando. Anche da qui l’autosufficienza e la caduta delle posizioni”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *