Giudiziaria

“Tentata estorsione a ditte empedocline”, difesa chiede l’assoluzione per Migliara 

Ritenuto il personaggio principale dell’inchiesta che ha portato alla luce alcune tentate estorsioni nei confronti di tre ditte empedocline

Pubblicato 1 anno fa

Battute finali del processo a carico di Giuseppe Migliara, 62 anni, di Porto Empedocle, ritenuto il personaggio principale dell’inchiesta che ha portato alla luce alcune tentate estorsioni nei confronti di tre ditte empedocline. Dopo la richiesta di condanna a tre anni e sei mesi di reclusione, avanzata dal pm Elettra Consoli a margine della requisitoria, la parola è passata alla difesa. L’avvocato Antonino Gaziano ha discusso questa mattina davanti il gup del tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo. Il legale, a conclusione dell’arringa difensiva, ha chiesto l’assoluzione dell’imputato o, in subordine, il minimo della pena con il riconoscimento di tutte le attenuanti. Il gup il prossimo 18 aprile emetterà la sentenza.

Migliara è finito a processo insieme ad altri due empedoclini – Filippo Freddoneve, 60 anni ed il figlio Giuseppe Freddoneve, 35 anni – le cui posizioni sono state stralciate e per questo verranno giudicati separatamente. Decisiva la collaborazione di tre imprenditori – due che si occupano del servizio raccolta rifiuti e un costruttore – che non si sono piegati alle minacce e hanno deciso di denunciare le pressioni subite. Tutti sono parte civile nel processo, rappresentati dagli avvocati Giuseppe Scozzari e Stefano Catuara. L’operazione antiracket, eseguita un anno fa dalla Squadra mobile di Agrigento, portò a tre arresti. L’inchiesta, inizialmente coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata trasferita ad Agrigento per competenza territoriale dopo l’esclusione da parte del gip della contestazione dell’aggravante mafiosa. Il personaggio chiave dell’intera indagine è Giuseppe Migliara.

L’empedoclino, con precedenti penali per reati contro il patrimonio e la persona, avrebbe organizzato le richieste estorsive condite da gravi minacce: “Io posso far succedere la fine del mondo oppure lo posso aggiustare perché al momento non si muove niente se prima non lo so io”. Filippo Freddoneve, invece, è un dipendente del comune di Porto Empedocle. Il Riesame, due mesi dopo l’operazione, gli sostituì (così come per il figlio) gli arresti domiciliari con la misura meno afflittiva dell’obbligo di firma permettendogli così di essere reintegrato dal Comune che lo aveva sospeso dal servizio. I due Freddoneve sono difesi dagli avvocati Daniela Principato e Rosario Fiore. 

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *