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“Bei tempi quando si volevano far saltare in aria i templi”

Conversazione nella “Sicilia agrigentina” di Diego Romeo con Paolo Cilona

Pubblicato 2 anni fa

“Makari” non insidia lo share raggiunto dal “Commissario Montalbano” e, addirittura, non promuove Siculiana che appare condannata dalle solite tradizioni mafiose. Ma ti chiedo, la produzione di Makari  anche senza il contributo del Comune di Agrigento avrebbe scelto la Valle dei Templi o altro sito archeologico trattandosi di un delitto consumato in danno di un archeologo di chiara fama?

Io dico che la scelta era obbligatoria a prescindere dalla cospicua somma di 35 mila euro versata dal Comune. Pur stigmatizzando la vicenda dal punto di vista riconducibile ai costi e ai benefici e delle immagini riportate nello sceneggiato televisivo, appare chiaro che la parte da leone l’abbia fatto la direzione dell’Hotel Villa Athena. Le impostazioni  in ordine alle scene non sono state ben distribuite nei vari ambienti al punto da creare un contrasto con la bellezza reale dei millenari luoghi. Le stesse immagini girate all’interno del Museo non hanno reso le potenzialità del luogo. E qui è venuta meno la proiezione della scena in quanto il protagonista non ha ricevuto adeguate indicazioni in ordine alla trama dello sceneggiato. Poca esposizione storica dei luoghi. Infine, per quanto attiene al contributo versato dal comune, è nel diritto del contribuente chiedere alla produzione la rendicontazione”.

Miracolo della cultura? Vorrei farti notare che siamo passati dai tempi in cui i templi erano sotto custodia della polizia perché qualcuno voleva farli saltare in aria, passando dai tempi più recenti per la costruzione della “bomba” rigassificatore fino ai nostri tempi che plaudono a “Makari”. Ma ai politici amministratori, a mio sommesso parere, occorre chiedere se adesso considerano la Valle dei templi una escort di lusso o una gallina dalle uova d’oro. Se rivoluzione culturale ci deve essere, per tutto l’Arco Costituzionale, occorrerebbe fare un ulteriore sforzo. Nella prossima competizione elettorale  gli elettori potrebbero esigere una risposta.

“L’unica rivoluzione culturale per il territorio agrigentino è quella della consapevolezza di stare con i piedi per terra e non farsi trascinare o ancora illudersi dall’effimero di un filmato televisivo che, malgrado le grandi aspettative, ha registrato un calo di consensi inferiore alle attese”.

Che fine ha fatto il Comitato Pro Aeroporto? Tutto tace, perfino in attesa della campagna elettorale. Senz’altro paludosa e ricca di (ri-)promesse.

“A quanto pare la nebbia ha inghiottito il comitato promotore per l’Aeroporto. Ogni qualvolta si parla della struttura aeroportuale di contro, come tanti leoni invisibili, si muovono e si organizzano le ditte proprietarie dei terreni riconducibili a tutte le aree che di in volta sono state indicate nei diversi progetti aeroportuali. Niente Licata, niente Misilina, niente Racalmuto, niente Favara ecc.ecc. Dalle nostre parti non esiste la volontà di procedere nell’interesse pubblico. Eppure esiste dal 1865 la legge prevista per l’esproprio per pubblica utilità. Non vorrei che il silenzio attorno all’aeroporto fosse dovuto, oltre ai proprietari, anche alla contrarietà dei due maggiori poli turistici  di Palermo e Catania, da te ricordati nella scorsa conversazione. Allora siamo veramente senza futuro. Bisogna ricordare ai signori proprietari dei terreni che la costruzione di un aeroporto costituisce lo sviluppo di tutte le aree circostanti. Un esempio da tenere in mente. La “Città del mare” noto villaggio turistico, l’hotel Saraceno e le migliaia di villini sono sorti dopo la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi. Allora cosa facciamo? L’aeroporto è il volano di sviluppo del nostro territorio e di volta in volta deve essere riproposto”.

Lo smottamento della costa a ridosso dei luoghi pirandelliani è un fatto naturale. Ci chiediamo, però, se ad accelerare questo processo franoso non contribuiscano anche gli scarichi piovani e fognari del Villaggio del Caos.

“Ho la vaga impressione che la frana che affligge la costa del Caos sia dovuta a diversi fattori. Il primo è dovuto alla natura del terreno; il secondo al fatto che sulla zone limitrofe insistono tante abitazioni  che creano vari problemi in forza delle mancate canalizzazioni delle acque. Bisogna fare un progetto di consolidamento della costa partendo dalla parte alta. Un progetto che privilegi la staticità dei luoghi oggetto delle frane e  del quartiere urbano del Caos. La chiusura della strada riporta gli automobilisti verso il ponte Morandi o sulla Strada statale, con grave nocumento per la viabilità”.

Ad Agrigento i turisti e gli occasionali visitatori girano a vuoto alla ricerca di un posteggio. A che punto è la vicenda edilizia del pluripiano di piazza Rosselli e del posteggio di via Empedocle? E a proposito di quest’ultimo come sono stati ri-definiti i rapporti contrattuali? E gli arretrati dovuti al Comune?

“Condivido il tuo punto di vista in ordine alla situazione dei posteggi nella città. È vero, sembra che gli unici posti macchina liberi siano quelli riservati ai disabili. Purtroppo Agrigento ha bisogno di ampi  posteggi,  principalmente nel centro urbano. Il consiglio comunale ha il dovere di dedicare almeno una seduta per fare il punto della situazione in riferimento ai due posteggi pluripiano di piazza Rosselli e via Empedocle. Bisogna affrontare con la dovuta attenzione politica la situazione dei posteggi. Agrigento è una città importante sul piano turistico. Quello dei posteggi costituisce il biglietto da visita per la nostra città”.

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