Covid, la Sicilia torna in zona gialla da lunedì
Via mascherine all’aperto,ok a discoteche.
La Sicilia torna in zona gialla a partire da lunedì prossimo. A comunicarlo al governo della Regione e’ stato il ministro della Salute Roberto Speranza. Sono 5.754 i nuovi casi di Covid19 registrati a fronte di 38.018 tamponi processati in Sicilia. Ieri erano 7.194. Il tasso di positivita’ resta al 15,1%. La Regione comunica che ci sono altri 342 casi dei giorni precedenti L’isola e’ al quinto posto per contagi. Gli attuali positivi sono 277.684 con un aumento di 2.811 casi. I guariti sono 3.251 mentre le vittime sono 34 e portano il totale dei decessi a 8.982. Sul fronte ospedaliero sono 1.439 ricoverati, con 32 casi in meno rispetto a ieri; in terapia intensiva sono 116, uno in piu’ rispetto a ieri. Questi i dati del contagio nelle singole province Palermo con 1.214 casi, Catania 1.529, Messina 900, Siracusa 696, Trapani 359, Ragusa 463, Caltanissetta 304, Agrigento 414, Enna 217.
Nell’agrigentino. Bene l’allentamento delle restrizioni da parte del Governo, come quello di dire stop alle mascherine all’aperto, ma sarebbe un grave errore abbassare la guardia. E’ questo il messaggio lanciato dal commissario straordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia, nel consueto appuntamento settimanale sulla situazione epidemiologica in provincia. “Tutto questo mi fa pensare che stiamo uscendo dalla pandemia ed è relativamente vero e anche grazie soprattutto ai vaccini. L’ultima delle quattro ondate che ci ha colpiti è durata di meno rispetto alle precedenti però il virus, anche se da pandemia diventerà endemia, non significa che sparirà.” Per questo il commissario dell’Asp ha fornito alcuni numeri che, in tal senso, sono espliciti: “Nell’ultima settimana abbiamo avuto un aumento di quasi 3 mila casi di nuovi positivi e non sono pochi. Nei periodi “normali” si parlava di qualche centinaia mentre oggi siamo con numeri a tre cifre. Abbiamo il 77% di posti occupati nel reparto di medicina ad Agrigento, l’81% a Ribera mentre in terapia intensiva ci sono 7 posti liberi su 10 a Ribera e ad Agrigento siamo già oltre la soglia (6 ricoveri su 4 disponibili). Non bisogna dunque abbassare la guardia.”Poi sulla campagna vaccinale: “Abbiamo le vaccinazioni che purtroppo continuano a decrescere: tre settimane fa eravamo a 28 mila vaccinazioni, poi a 22 mila e questa settimana 16.460. Questo comporterà qualche problema in più. Il numero di prime dosi è 1.600 e siamo in discesa rispetto ai dati della scorsa settimana. Il numero dei bambini da vaccinare è di circa 45 mila che è un buon numero.”
Via mascherine all’aperto,ok a discoteche. L’Italia vede il traguardo della riapertura del Paese, due anni dopo l’inizio della pandemia e proprio nel giorno in cui si supera l’ennesima soglia simbolica, quella dei 150mila morti a causa del virus: finisce l’obbligo di utilizzare le mascherine all’aperto, una misura che era stata decisa con il decreto del 13 ottobre del 2020, dunque 16 mesi fa, quando a palazzo Chigi c’era ancora Giuseppe Conte. E’ l’inizio di un percorso che da qui alla fine di marzo, quando scadrà lo stato di emergenza, porterà ad un allentamento di tutte le altre restrizioni compreso il green pass, e che non è escluso possa avere anche un’accelerazione, con alcuni divieti che potrebbero cadere anche prima del 31 marzo. Da ieri, dunque, si è tornati a circolare per le strade di città e Paesi con il viso scoperto anche se sarà obbligatorio avere con sé la mascherina ed indossarla nelle situazioni di assembramento. Si torna anche a ballare, con la riapertura delle discoteche, il settore che è stato più penalizzato in questi due anni di emergenza e che, se si eccettua una piccola parentesi nell’estate del 2020, è rimasto sempre chiuso: dovranno mantenere una capienza del 50% al chiuso e si potrà stare senza la mascherina solo in pista. Ma mascherine e discoteche sono solo i primi due step di quella road map annunciata dal presidente del Consiglio Mario Draghi per riaprire il paese, che al momento ha altre due date: il 31 marzo, quando scadrà lo stato d’emergenza, e il 15 giugno, quando invece finirà l’obbligo di vaccinazione per gli over 50. Sul primo punto l’orientamento del governo è quello di non prorogarlo, soprattutto se si confermerà il calo dei contagi e dei ricoveri e per evitare fibrillazioni nella maggioranza. Ed infatti Matteo Salvini non ha perso tempo per sottolineare che “l’obiettivo di tutti, spero, è arrivare il 31 marzo alla fine dello stato di emergenza”. Potrebbe essere anche quella la data, come tra l’altro indicato nell’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, in cui diremo addio anche alle mascherine al chiuso. Diverso il discorso sul green pass, perché se è probabile che per i cinquantenni resterà la data del 15 giugno, altri interventi potrebbero essere anticipati, con le Regioni che già chiedono di accelerare.