Il “Caso Bontempelli” che anticipò i “Cold case” della nostra Repubblica
Libri ricevuti
Paolo Aquilanti, magistrato del Consiglio di Stato, ha scritto un meritorio libro, “Il caso Bontempelli” edito da Sellerio, dove racconta un episodio di “ipocrita giustizia” compiuto ai danni dello scrittore Massimo Bontempelli che fu osannato da Borges per il suo “realismo magico”. Presentato nella “corte” dell’Accademia di Belle arti Michelangelo, il magistrato Aquilanti racconta di Bontempelli che il 18 aprile 1948 fu eletto senatore con il Fronte democratico popolare.
In passato era stato fascista e la sua elezione venne contestata perché autore, negli anni trenta, di un libro per le scuole ritenuto di propaganda fascista. Il Senato discusse il suo caso il 2 febbraio 1950 e Aquilanti racconta quella giornata con aderenza ai fatti e con licenza di immaginazione. Bontempelli era stato fascista al modo di Pirandello, Montanelli, Spadolini, Scalfari e decine di illustri scrittori e giornalisti che vengono elencati con dovizia di particolari in un altro libro, ormai introvabile, di Nino Tripodi, “Intellettuali sotto due bandiere”.
Bontempelli – ci dice Aquilanti – aderì al fascismo con piena convinzione e insieme all’amico Pirandello si iscrisse al Partito fascista. Ma già sul finire della guerra si può notare il distacco umano e culturale da quelle posizioni e rifiutò persino il posto di docente universitario nella cattedra che era stata proibita ad Attilio Momigliano e infine si avvicinò nettamente al Partito comunista. Come fecero del resto tanti altri come Alicata, Ingrao e perfino il siciliano pittore Guttuso. Tutti hanno cambiato idea, cambiato la visione del mondo, hanno fatto poi il loro percorso in tutti gli ambiti della prima Repubblica ma andò male a Bontempelli che pagò a duro prezzo la sua adesione al fascismo tanto che poi dovette rinunciare alla sua carica di parlamentare che racconto nel libro. Anzi fu costretto a rinunciare con una votazione segreta del Senato nel 1950, votazione dove indubbiamente ci saranno state vendette, rancori e invidie per un intellettuale di chiara fama, notissimo per il suo “realismo magico” elogiato persino da Jorge Luis Borges. Purtroppo si verificò una nefasta combinazione di elementi emotivi e politici insieme a convenienze varie tra cui la sostituzione di Bontempelli con altri comunisti e questo si deduce dal fatto che vennero a mancare i voti comunisti. Un caso di giustizia politica che si presta sempre a diverse interpretazioni che si riflettono ai giorni nostri”.