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La Sicilia torna zona bianca, cade obbligo mascherina all’aperto e limite ai tavoli

Il numero di positivi e di ricoverati ha raggiunto dei livelli che non sono più di allarme

Pubblicato 3 anni fa

La Sicilia torna in zona bianca dopo un mese di limitazioni imposte dalla fascia gialla. Da oggi (sabato) l’obbligo della mascherina all’aperto così come il limite massimo dei 4 posti a sedere tra non conviventi in ristoranti, agriturismi, pizzerie e locali. L’isola ha un’occupazione dei posti letto in area medica al 9,9% (la soglia di rischio e’ al 15%), mentre ha le terapie intensive al 5,4% (la soglia e’ al 10%), e per di piu’ anche l’incidenza e’ tornata sotto il valore di 50 casi per centomila, a 47,1. Proprio l’incidenza sotto questo valore, insieme a terapie intensive e ricoveri, e’ uno dei requisiti per la zona bianca. Con la Sicilia in zona bianca ben 4,8 milioni di italiani possono togliere la mascherina all’aperto, ma tornano anche le tavolate al chiuso con il superamento del limite massimo dei 4 posti a sedere tra non conviventi in ristoranti, agriturismi e pizzerie. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, in riferimento agli effetti del cambio di colore per l’isola che dal 30 agosto si trova in zona gialla sulla base degli indici della pandemia Covid. “Un provvedimento che impatta anche per le feste e i ricevimenti, compresi i matrimoni che con l’avanzare della campagna vaccinale si sono moltiplicati. Il limite dei posti a tavola è una misura di sicurezza che – continua la Coldiretti – oltre ad avere ripercussioni sul bisogno di convivialità degli italiani ha pesato anche sugli incassi della ristorazione dopo le forti perdite subite per i lockdown per la pandemia Covid. La necessità di mantenere almeno un metro di distanza tra i tavoli ha infatti ridotto drasticamente gli spazi disponibili per il servizio. L’impatto negativo – conclude l’associazione – si trasferisce a cascata sull’intera filiera con la riduzione di acquisti di prodotti alimentari e vino dalle aziende agricole ma anche di addobbi floreali con il contenimento del numero di invitati o addirittura il rinvio delle cerimonie”.

Nell’agrigentino.

Il numero di positivi e di ricoverati ha raggiunto dei livelli che non sono più di allarme ma vanno solamente seguiti. Una decina di pazienti si trovano a Ribera mentre sei sono ad Agrigento ma verranno dimessi a breve per restituire il San Giovanni di Dio all’ordinario.

“Abbiamo iniziato a somministrare le terze dosi a cominciare dai soggetti fragili – ha dichiarato il commissario straordinario dell’Asp Mario Zappia –  In provincia di Agrigento, in termini di vaccino, ci sono tre comuni “critici”: Palma di Montechiaro, Licata e Ravanusa. Abbiamo un problema sulle seconde dosi principalmente con soglie del 65% circa. Questi numeri bassi potrebbero rappresentare un problema se non si riuscisse a raggiungere la quota del 70% che è l’indice oltre al di sotto del quale si potrebbero attuare misure più stringenti quale ad esempio l’istituzione della zona arancione.” ha concluso il manager.

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