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Lello Rubino, i cattolici in politica e il vento del Concilio

di Enzo Di Natali

Pubblicato 4 anni fa

Agli inizi degli anni ’60, nella provincia di Agrigento, un gruppo di giovani, formati nelle file dell’Azione cattolica, desiderava portare una nuova linfa vitale alla Democrazia cristiana: Carmelo Nobile, Vincenzo Foti, Antonino Di Giovanna, Gaetano Trincanato, Lillo Mannino, Totò Saetta, Pino Lanza…

Il partito aveva bisogno di un rinnovamento che fosse capace di accogliere davvero le esigenze della popolazione, soprattutto agrigentina, dove ancora persistevano aree fortemente depresse. Tra questi giovani pieni di entusiasmo, capaci di rompere vecchie alleanze e guardare con ottimismo il futuro, dobbiamo menzionare Lello Rubino, recentemente scomparso, il quale, insieme ai giovani appena citati, si fece promotore del cosiddetto “Assalto alla povertà”, da cui verrà fuori un convegno studi di alto profilo politico a Palma di Montechiaro, città additata come icona di una arretratezza sociale che la rendeva più vicina alle aree del Terzo mondo che ad una Italia a dimensione europea, soprattutto dopo le denunzie del sociologo trentino Danilo Dolci, non ben visto dalle Autorità ecclesiastiche, in special modo l’arcivescovo di Palermo, card. Ernesto Ruffini. La povertà in Sicilia era atavica. La politica risorgimentale non aveva per nulla suscitato alcun beneficio, anzi aveva contribuito ad affossare l’Isola e i Comuni dell’agrigentino. Questo nuovo fermento politico, in seno alla Democrazia cristiana, comprese che, nell’Isola, bisognava spezzare la struttura sociale ed economica del sottosviluppo che s’era acutizzata con le leggi delle soppressioni dei benefici ecclesiastici di cui s’era impossessata la nuova classe padronale davvero sorda ai problemi dei contadini.

Questa nuova borghesia, liberale e massonica, tradì ogni speranza risorgimentale, imponendo nuovi canoni enfiteutici, impossibili da sostenere dalle famiglie che dovettero prendere la strada dell’emigrazione transatlantica. Questi giovani compresero, soprattutto dopo l’incontro al Monastero di Santo Spirito, che occorreva una Riforma agraria che spezzettasse il latifondo e ponesse fine al sistema feudale, il quale, nonostante fosse stato abolito, nel 1812, in Sicilia rimaneva nella sostanza.

Per portare avanti questo progetto, occorreva chiudere con il centrismo governativo e riprendere il dialogo prefascista tra i Popolari di don Luigi Sturzo e i Socialisti di Turati. Occorreva un nuovo corso politico: il Centrosinistra, di cui, Raffaello Rubino, fu giovane attento, soprattutto perché in seno alla Chiesa, messa in minoranza la destra capeggiata dal card. Siri, Arcivescovo di Genova, s’era affermata una sensibilità episcopale più attenta e aperta ai problemi sociali e desiderosa di dialogare con la modernità, di cui personalità di rilievo fu l’Arcivescovo di Milano mons. Giovanni Battista Montini, che era stato Sostituto alla Segreteria di Stato di Pio XII.

Questo vento del Concilio fu avvertito dai giovani democristiani che, prima in modo del tutto segreto, presso il Circolo Empedocleo di Agrigento, poi in modo più palese, avviarono i primi contatti per la formazione ad Agrigento (prima avvenne a San Biagio Platani) pur in forma sperimentale del primo Centrosinistra in Italia, nonostante vi fosse un vescovo, mons. Peruzzo, il quale, per capire cosa stesse succedendo, nonostante la sua venerata età, si recò a Roma per avere delucidazioni.

Lello Rubino si mostrò un cattolico ubbidiente stando in piedi, capace di guardare lontano e di saper scrutare i segni dei tempi, contribuendo a superare la ‘nostalgia’ di un tempo divenuto improponibile, cercando, addirittura, di recuperare i socialisti per una proficua collaborazione come già era avvenuto prima dell’avvento del fascismo, anche con lo scopo di isolare i comunisti, come desideravano gli americani ed auspicavano in Vaticano.

Lello Rubino, nel corso degli anni giovanili, aveva acquisito un patrimonio culturale non indifferente, nonché degli incarichi di prestigio nella società civile, nelle professioni e nella vita politica, tanto da essere eletto deputato regionale della D.C., divenendo icona della nuova gioventù cattolica formata sotto il vento del Concilio.

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