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Silenzio, incapacità, disamore: i nemici di Agrigento

Diego Romeo conversa con Paolo Cilona

Pubblicato 3 anni fa

Infrastrutture, posata la prima pietra”. Questo l’annuncio uscito fuori dai comunicati stampa  dopo il convegno promosso dalla “Rete professioni tecniche”. C’è da essere finalmente ottimisti o come il “G-20” è un “flop trionfale”?

“Al di là della buona e lodevole iniziativa degli organi professionali agrigentini di mettere in luce le gravi carenze della provincia in ordine ai collegamenti viari con il resto della Sicilia e con gli scali nazionali ed internazionali. Alla fine è stata una passerella. Nessun impegno preciso è stato assunto per le infrastrutture a servizio del territorio agrigentino. Una grande elencazione di opere future non attinenti alla nostra provincia. Critiche sul piano della fattibilità circa i costi di gestione dell’aeroporto, un modo elegante per non farlo. E poi con grande spudoratezza politica è stato affermato che non esistono progetti per l’aeroporto, quando invece c’è ne sono almeno tre (Misilina  Racalmuto, Licata). E poi cosa strana mancavano i deputati di Agrigento alla riunione. Il tema del convegno non è stato affrontato. Tutto questo ci conferma la disattenzione della classe politica agrigentina”.

Il Palacongressi  del Villaggio Mosè è un’opera costata fior di miliardi e ancora oggi non è stata mai utilizzata appieno per “turismo congressuale”. Si può ipotizzare che ruolo potrà avere nei prossimi anni in una città  già difficile da raggiungere e senza struttura aeroportuale?

“C’è stato un tempo in cui le grandi opere come quella del Palacongressi di Agrigento non nascevano per caso. Esse venivano ideate, progettate, ed eseguite su input delle grandi realtà imprenditoriali della Sicilia. Da qui il grande Palacongressi di Agrigento, una struttura bellissima che ha avuto il privilegio di ospitare grandi avvenimenti come la visita di Giovanni Paolo II, il Gran Prix della Rai e gli annuali convegni di studi Pirandelliani che richiamavano circa 6-700 studenti da tutta Italia. (A proposito proprio oggi si apprende che il convegno pirandelliano verrà riprogrammato per marzo 2022 a causa del mancato intervento del sindaco e l’insufficiente intervento economico del Parco). Purtroppo senza la struttura aeroportuale la grande opera (la più importante da Roma in giù) si è trasformata in Cattedrale nel deserto con usi impropri gestiti da soggetti che non hanno proprio attinenza verso la politica congressuale. Un Palacongressi  situato a tre ore da uno scalo aeroportuale non ha un futuro. La prima cosa che viene richiesto dalle grandi agenzie è il tempo di percorrenza “dal-al”. Un tempo che non deve  superare mai i  40 minuti.La Valle dei Templi, la Scala dei Turchi, il mare, l’entroterra, i luoghi pirandelliani,  sciasciani, sono siti molto interessanti per organizzare convegni nazionali ed internazionali nella nostra città. Purtroppo per  la mancanza di un aeroporto la città viene esclusa dalla politica congressuale. Da qui l’inesorabile declino del Palacongressi”.

La proposta lanciata da Grandangolo sulla opportunità di valorizzare il Parco dell’Addolorata trasferendo le incombenze al Parco archeologico non trova riscontri. Solitamente nei luoghi istituzionali che si rispettino,  quotidianamente viene sottoposta all’attenzione del sindaco la rassegna stampa. Pensi che ci siano altri modi più democratici per un dialogo  con le istituzioni? Quale il ruolo dei portavoce e degli addetti stampa? Solo quello di narrare le gesta del datore di lavoro?

“La proposta avanzata da questo giornale in ordine al passaggio del Parco dell’Addolorata al Parco archeologico non ha trovato adeguato riscontro nelle forze politiche presenti in Consiglio comunale. Una disattenzione che mette in luce una classe politica disattenta o poco interessata ai grandi problemi del territorio della città. Il comune non avendo le risorse per la gestione del Parco della Addolorata dovrebbe nell’interesse generale trasferire l’intera area all’Ente Parco. Una destinazione importante in quanto sul Parco dell’Addolorata ricade una vasta zona archeologica da sfruttare sul piano archeologico. Occorre decidere cosa farne di questo grande sito che viene periodicamente devastato dai vandali. Questo nell’esclusivo interesse della comunità”.

Ancora tiene banco (anche se sottotraccia) la possibilità di costruire una via di fuga sul colle di Agrigento e si sa per certo che la Curia sarebbe disposta a “sacrificare”  un suo immobile  come il vecchio museo diocesano ormai abbandonato. Oltre a questa via di fuga abbiamo scritto che via Duomo e piazza Don Minzoni sono da tempo  parcheggi abusivi che, tra l’altro, non consentono ai bus cittadini di raggiungere la zona della Cattedrale. Don Pontillo responsabile dei Beni culturali sappiamo che ha sollecitato lo sgombero di questo parcheggio per ridare una dignità ambientale alla piazza prospiciente la Cattedrale.  Per quanto tempo ancora saranno solo “parole”?

“Della via di fuga dal colle di San Gerlando se ne parla da decenni con esiti non sempre decisivi. La via di fuga è un grosso problema che appartiene principalmente alla Protezione Civile per consentire, in caso di calamità di intervenire con immediatezza. Inoltre la via di fuga consentirebbe una viabilità più sicura per i visitatori della Cattedrale, della Biblioteca Lucchesiana, del Seminario, della Chiesa Santa Maria dei Greci e di altri interessanti monumenti. A coloro che agiscono e si muovono come i rospi bisogna offrire un biglietto di sola andata per visitare la bella città di Perugia.  La città ha bisogno di fatti e non più del bla,bla,bla. E’ venuta l’ora per aggredire i problemi della città. Il silenzio, l’incapacità, e il disamore sono i maggiori nemici di Agrigento. Bisogna riprendere subito il tavolo di lavoro. Se dovesse un domani succedere una tragedia sul Colle di San Gerlando a causa di interventi ritardatari o  altro tipo di  impedimento nei soccorsi, non sarà difficile individuare i responsabili”.

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