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Ritrovato a Sciacca un bassorilievo marmoreo del XVI secolo

Il rinvenimento di un bassorilievo marmoreo della città di Sciacca, attribuibile al XVI secolo è stata l’interessante notizia di una conferenza stampa che si è svolta nella sala “Blasco” del Comune. L’autore della scoperta, il geologo saccense Franco Lo Bue conferma come il ritrovamento sia di “grande valore e arricchisce ulteriormente la città di Sciacca […]

Pubblicato 5 anni fa

Il rinvenimento di un bassorilievo marmoreo della
citt
à di Sciacca, attribuibile al XVI secolo è stata l’interessante
notizia di una conferenza stampa che si è svolta nella sala “Blasco” del Comune.

L’autore della scoperta, il geologo saccense Franco Lo Bue conferma come il
ritrovamento sia di “grande valore e
arricchisce ulteriormente la città di Sciacca che già di per se ben dotata, sia
in campo preistorico che in quello medievale. Questo è un pezzo appartenente al
medioevo, epoca Carlo V e con simboli araldici interessanti che stiamo
studiando”.

La conferenza stampa era presieduta dall’assessore comunale Calogero Segreto mentre con slide e documenti alla mano il geologo Lo Bue ha illustrato (collaborato dal docente ricercatore Tino Mortillaro) il rinvenimento “in un sito di disponibilità e proprietà delle Chiesa Madre di Sciacca in una visita casuale e avendo eseguito delle osservazioni del manufatto in oggetto, ha ritenuto di rilevare e segnalare che si tratta di una balaustra marmorea con forma rettangolare, uno spessore di circa 15 cm, con base 1,00 mt ed altezza 1,40 mt. 

La natura lapidea
precisa Lo Bue non è stata possibile individuarla in modo
preciso, anche se trattasi di calcare bianco
possibilmente Trubo, ampiamente
presente nei nostri territori o marmo di
Carrara, il tutto va definito con condizioni ed elementi di
rilievo migliori degli attuali.

Nel basso rilievo in oggetto –
prosegue il geologo – si rilevano
tre elementi sostanziali a) Nella parte
alta in posizione centrale è dominante una aquila ad ali spiegate, elemento che risulta
presente anche nelle due antiche porte di accesso alla città di Sciacca
ancora esistenti ( porta san
Salvatore e porta Palermo), b) In area sottostante rileviamo la presenza di un leone rampante ampiamente
presente nei tanti simboli araldici
saccensi e nel primo simbolo della città di Sciacca con la Maria Maddalena, e) Una scritta in latino (in fase di
interpretazione e traduzione) fa da cornice a tutto l’insieme, che, nel
complesso, con le decorazioni presenti,
evidenzia anche un buon gusto estetico
.

Un interessante dibattito fra i presenti è stato iniziato
dall’ex magistrato Nello Bongiorno
contribuendo così ad una maggiore definizione storica del ritrovamento.

Ricollegando l’opera in oggetto al contesto storico
della città di Sciacca è stato asserito che dovrebbe trattarsi,
per stile e contenuti espressi, di una realizzazione del XVI secolo. Questa parte di Sicilia e la città di Sciacca
in questo secolo era continuamente esposta e
soggetta ad incursioni piratesche, pertanto l’imperatore Carlo V ordina nel 1543
di consolidare (o ricostruire) le mura di Sciacca
danneggiate anche dal terremoto del 1542. Un
consistente intervento fu messo in campo nel lato Nord; la attuale porta
San Calogero fu strutturata in modo megalitico radiale e una balaustra marmorea biancastra con incisa l’aquila imperiale in omaggio a
Carlo V fu posta in una nicchia sopra la chiave di volta dell’arco di accesso
Nord a Sciacca.

In epoca
successiva per lavori viciniori
relativi alla chiesetta del Giglio e per segnali di una non stabile collocazione
nella nicchia anzidetta, fu rimossa e messa sotto tutela della chiesa.
Oggi  si è perso il ricordo e le informazioni su
questo manufatto, parte significativa e storica delle
mura di Sciacca. Lo Bue dice di ritenere che l’opera in oggetto sia lo stemma
murario del XVI secolo che in modo meritevole la
chiesa di Sciacca ha saputo tutelare da atti
vandalici o altro. Infine le

condizioni del bassorilievo marmoreo, pur con i limiti determinati da uno
stato di osservazione non ottimale, sembrerebbero
nel complesso buone. Un
piccolo
danneggiamento nello spigolo in alto a destra non risulta essere, nel
complesso, determinante e l’insieme è sostanzialmente in uno stato
di conservazione accettabile
– conclude il
geologo Lo Bue che ha già previsto e definito la futura destinazione
dell’opera messa a disposizione delle autorità civili.

“Non ci sono immagini di natura religiosa, è un bene civile che la Chiesa
agrigentina ha donato ufficialmente nel corso di una manifestazione pubblica,
presenti l’arciprete Lo Bue e i responsabili dei beni culturali della diocesi,
avviando così un percorso di studio e riconoscimento del bene che verrà
tutelato dalla Soprintendenza e questo ci garantisce da brutte sorprese.”

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