Agrigento

Critiche al nuovo stemma civico di Agrigento: risponde l’autore Criminisi

Botta e risposta tra Edmondo Infantino e Sergio Criminisi

Pubblicato 4 anni fa

Una lettera aperta mandata  al sindaco di Agrigento, Francesco Micciché ed all’opinione pubblica affinchè prenda coscienza e conoscenza delle dinamiche che hanno portato, lo scorso 19 dicembre, a presentare alla stampa il nuovo stemma civico, che era stato richiesto dall’ex sindaco Calogero Firetto e concesso con D.P.R. il 25 novembre del 2019.

Scrive Edmondo Infantino, studioso e autore di libri che dello stemma si è già occupato ripetutamente:

L’osservazione del nuovo stemma, atteso da più di vent’anni, suscita innanzitutto perplessità, che, ad una lettura più attenta, lascia ben presto il posto all’indignazione. È infatti palese l’inosservanza del 1° comma dell’art. 14 dello Statuto comunale vigente, che stabilisce: «Emblema raffigurativo del Comune è lo stemma costituito da tre giganti che sostengono tre torri contraddistinto dal motto “Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum”, così come riportato nella scultura del XV secolo custodita nel museo civico». Questo peculiare emblema, espressione della volontà della Città, è stato ribadito per ben tre volte dal Consiglio comunale (nel 1996, nel 2002 e nel 2014).

Per cogliere appieno l’inosservanza del 1° comma dell’art. 14, basta confrontare il disegno del nuovo stemma con quello della scultura marmorea del 1529 (indicata nello Statuto), realizzato dal pittore e archeologo Raffaello Politi nel 1820, a tutti noto e riportato in libri e giornali, anche recenti (qui allegato al n. 1).  

Ritengo opportuno precisare che le difformità, qui di seguito dettagliate, scaturiscono soltanto dall’analisi della rispondenza tra l’emblema cinquecentesco dettato dallo Statuto comunale e l’iconografia  del recente stemma voluto dall’ex sindaco Firetto, senza volere muovere alcuna critica all’opera di un artista, autore del nuovo stemma. Nel confronto mi sono avvalso dell’iconografia ufficiale del nuovo stemma, così come riportato sul sito web dell’Ufficio Onorificenze e Araldica della Presidenza del Consiglio dei Ministri (qui allegato al n. 2) .

Ecco nel dettaglio le difformità riscontrate.

  • Encelado, Fama e Ceo sono stati ridotti a figure anonime, privati dei propri nomi (ben incisi, invece, sulla scultura marmorea). Sul nuovo stemma appaiono soltanto tre anonimi giganti.
  • C’è poi una irrispettosa trasfigurazione dei tre giganti sia nell’aspetto fisico che nell’incedere armonioso, magistralmente tratteggiato dall’anonimo scultore del Cinquecento, il quale aveva voluto sottolineare in questo modo una vitalità urbana propria sì dell’Età di mezzo ma che è ancora oggi attuale (e certamente potrà essere di buon auspicio anche per il futuro).
  • Altra difformità è la banalizzazione delle tre figure mitiche, poste su di un piedistallo al pari di comuni statuine-giocattolo che hanno bisogno di un sostegno per rimanere in piedi. Mi permetto di riportare – giusto per citare alcuni esempi – figure prive di sostegno negli stemmi civici delle seguenti città capoluogo di provincia: l’“elefante” di Catania; le “aquile” di Palermo, Siracusa e Ragusa; i “leoni” di Potenza e Venezia; “San Giorgio a cavallo con il drago” di Reggio Calabria; il “cavallo” di Arezzo.

Tali difformità costituiscono una falsificazione dello stemma cinquecentesco e, conseguentemente, una inaccettabile mancanza di rispetto dello Statuto comunale vigente. Gli elementi costitutivi di uno stemma civico infatti hanno un contenuto altamente simbolico, nel quale la relativa comunità si riconosce (per averli adottati legittimamente come propri, tale è il nostro caso), e proprio per questo essi non possono essere arbitrariamente “trasfigurati” rispetto alle forme indicate dallo Statuto comunale.

Il mancato rispetto della nostra «piccola Costituzione», ovvero lo Statuto comunale, rappresenta una violazione della legalità che rischia di essere ridotta ad uno sterile proclama, come sovente ci restituisce la cronaca del Paese. La legalità invece deve essere praticata, applicata, osservata, cominciando anche dal rispetto di questo piccolo ma vitale strumento di democrazia, tale è lo Statuto, che vale per tutti, cittadini e amministratori.

Ad Agrigento l’art. 14 dello Statuto è disapplicato dal 1996, poiché l’Amministrazione comunale ha utilizzato uno stemma non conforme sia allo Statuto comunale che alle norme statali. Nel 2010 avevo chiesto al sindaco Marco Zambuto di porre fine alla disapplicazione dello Statuto comunale dalle pagine del settimanale «L’Amico del Popolo». Nel 2016 lo avevo chiesto anche al sindaco Firetto, il quale in una recente nota-stampa (19 dicembre 2020) scrive del “recupero di un’identità” riguardo al nuovo stemma da lui promosso. L’anonimità e la trasfigurazione dei mitici giganti nel nuovo stemma credo però non possano annoverarsi nell’accezione del termine «identità».

Pertanto, interpretando il sentimento di legalità che anima i nostri concittadini, Le chiedo di adoperarsi affinché sia pienamente rispettato lo Statuto vigente, dunque la volontà della Città, cancellando la recente proposta di stemma civico promosso dall’ex sindaco Firetto e predisponendo una nuova procedura di concessione per dare ad Agrigento il magnifico emblema cinquecentesco che aspetta da più di vent’anni.

La saluto cordialmente, ringraziandoLa per la sua cortese attenzione e per tutto il tempo che dedicherà alla rimozione di questa inosservanza dello Statuto.

Adesso la palla passa al sindaco Miccichè.

Nel merito ha replicato Sergio Criminisi , l’autore del nuovo stemma di Agrigento.

Rendo pubblica (e la renderò ancora più “pubblica”) questa nota di replica al sig. Edmondo Infantino che sta “inondando” le varie testate giornalistiche agrigentine con una sua lettera aperta nella quale denigra, deride e sostiene l’illegalità del nuovo stemma cittadino.
Carissimo signore che, furbamente “non vuole offendere l’artista” ma che poi descrive come “pupazzetti” i giganti e che inoltre continua ad asserire L’ILLEGALITÀ del mio operato, sappia e tenga a mente una volta per tutte che:

1- Se non fosse stato seguito tutto l’iter burocratico nella massima trasparenza e legalità, se non fosse stato rispettato o peggio ,come lei asserisce, se fosse stato violato l’articolo 14 , questo nuovo stemma non sarebbe stato minimamente considerato DALL’UFFICIO ARALDICA DI PALAZZO CHIGI che ha peraltro seguito e ,man mano APPROVATO ,passo dopo passo tutto il mio operato . E bisogna ringraziare profondamente il Dott. Domenico Sinalunga che in questi tre anni e nonostante fosse andato in pensione, ha “lottato burocraticamente” e continuato a seguire tutto , altrimenti adesso non esisterebbe lo stemma nuovo.
Ne sarebbe stato firmato ed ufficialzzato dal PRESIDENTE MATTARELLA in persona. Detto ciò , lei e i suoi sostenitori che per 77 anni avete dormito e ad un tratto vi siete svegliati ergendovi a conoscitori e studiosi , o portate ed impugnate delle documentazioni che provino l’illegalità nelle procedure per la realizzazione dello stemma oppure siate pronti, qualora doveste continuare con queste affermazioni, ad azioni legali.

2- a me è stato chiesto e commissionato un NUOVO STEMMA e non mi è stato chiesto di COPIARE lo stemma del XV SECOLO. Se la richiesta fosse stata quest’ultima io avrei rifiutato poiché “copiare” non è il mio lavoro. Io ho preso spunto ( ripeto ,preso spunto) da esso proprio per non discostarmi totalmente da quello che è stato il primo vero stemma della città.
Lei dice che ” le forme armoniose” dei giganti originali sono state stravolte. Bene. Le cose sono due: o lei non ha il senso delle proporzioni, oppure i suoi gusti sono discutibili. È risaputo che le proporzioni delle raffigurazioni di soggetti umani, dall’anno 1000 in poi, venivano realizzate con forme tozze e sproporzionate (testa grande e arti corti) . Io ho “sfinato”, rese più “attuali” le forme e le proporzioni anatomiche e non ho “RIDICOLIZZATO” i giganti come lei sostiene. Cerchi anche di ricordare, d’ora in poi ,che io “non ridicolizzo” se non con le vignette umoristiche .Il nuovo stemma non ha nulla di ridicolo e non offende la nostra Agrigento. E’ lei o chi come lei caro signore , che ama vivere accendendo polemiche vuote e sterili, ad offendere la città. Lei non voleva “offendere l’artista ” ma mi creda , lo ha fatto ed anche con classe e gliene do atto, è stato furbetto.

3- il nuovo stemma può piacere come non può piacere , lo si può criticare o elogiare ma nessuno deve MAI PIÙ PERMETTERSI DI METTERNE IN DUBBIO LA LEGALITÀ.

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