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Il “casolare del piacere” a Licata: chi sono gli indagati e come nasce l’inchiesta (NOMI)

È il 30 ottobre 2024. Le indagini nascono da un "incontro casuale" e dall’intuito di alcuni carabinieri della Compagnia di Licata

Pubblicato 58 minuti fa

Una scena decisamente insolita ed il “fiuto” che solitamente contraddistingue i bravi investigatori. È da questi due fattori che nasce l’inchiesta della procura di Agrigento – sfociata questa mattina in quattro misure cautelari eseguite dai carabinieri – su un  fiorente e rodato giro di prostituzione a Licata. Il gip Giuseppe Miceli, dopo l’interrogatorio preventivo, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di tre licatesi: Calogero Licata, 71 anni, Calogero Calandra, 75 anni, e Raimondo Tedesco, 68 anni (difesi dagli avvocati Rosario Magliarisi e Alessandro Marchica). Il giudice ha altresì applicato il divieto di dimora (in alcuni comuni della provincia) a carico di Miguelina Beato Jorge, 50 anni, dominicana, difesa dall’avvocato Giuliana Gallone.

Le indagini nascono da un incontro casuale e dall’intuito investigativo di alcuni carabinieri della Compagnia di Licata che, trovandosi a passare lungo la strada statale 123 in contrada Piana Bugiades, notano una scena alquanto sospetta. È il 30 ottobre 2024. Ad attirare l’attenzione dei militari è la presenza di due donne sudamericane nei pressi di un casolare fatiscente e in una zona di campagna. A dialogare con loro vi è poi un soggetto, già noto alle forze dell’ordine per i suoi trascorsi giudiziari proprio in materia di prostituzione. Troppe coincidenze per non approfondire la questione.

Nei giorni seguenti il casolare viene monitorato con telecamere e specifici appostamenti e non passa certamente inosservato un gran viavai di gente soprattutto la sera. In breve tempo vengono identificati il proprietario dello stabile, il locatorio e chi quotidianamente si occupa delle faccende. Tutti finiscono per essere intercettati. I carabinieri, inoltre, si fingono clienti e a più riprese chiamano i contatti telefonici sponsorizzati su un noto sito di incontri. In appena cinque mesi di attività investigativa sono centinaia i clienti immortalati ai quali non rimane altro che confermare il motivo delle “visite” in quel posto. Sono ben cinque le case a luci rosse scoperte dagli investigatori (tre oggetto di questa indagine). 

L’ipotesi della procura è la seguente: Calogero Licata è il proprietario di alcuni di questi immobili e, sempre secondo gli inquirenti, ben a conoscenza dell’uso che ne viene fatto. Per questo – ad esempio – riceve un canone di 700 euro, decisamente oltre ad ogni più rosea aspettative di qualsiasi affitto. Calogero Calandra, invece, sarebbe uno dei locatari che, coadiuvato da Raimondo Tedesco, avrebbe svolto il ruolo di “protettore” delle sudamericane e dalle quali si sarebbe fatto pagare 50-60 euro al giorno di “subaffitto”. A questi soldi – secondo quanto sostiene la procura di Agrigento – se ne sarebbero aggiunti molti altri ancora grazie ad un “pacchetto” di servizi “extra” che il duo era in grado di offrire alle ragazze: accompagnarle per acquisti, per sbrigare faccende, per ricariche postepay e molto altro ancora. 

Scrive il giudice: “Le indagini hanno permesso di accertare come non soltanto il Licata era pienamente consapevole del fatto che le case attenzione fossero destinate all’esercizio del meretricio ma lo stesso si occupava in prima persona del supporto logistico.” E ancora: “Con riferimento alle posizioni degli indagati Calandra e Tedesco, l’attività ha permesso di appurare come gli stessi hanno sfruttato e favorito l’attività di meretricio di diverse donne procurando e mettendo loro a disposizione gli immobili, dietro un illecito compenso di natura economica rappresentato in primo luogo dalla somma di 50-60 euro al giorni da ogni singola prostituta per il subaffitto e, in secondo luogo, dall’incasso di ulteriori somme (dai 10 ai 40 euro) per ogni singolo supporto logistico da loro offerto”. 

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