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Collusi di Nino Di Matteo

di Letizia Bilella

Pubblicato 12 mesi fa

Ieri lo Stato si è presentato ai capomafia per trovare un accordo. Oggi, è il potere a cercare ancora un dialogo: politica, istituzioni ma anche lobby, imprenditorialità, luoghi franchi in cui lo Stato è assente. Nino Di Matteo  racconta, dalla sua prospettiva unica e autorevole,  i meccanismi per cui il sistema criminale è penetrato nelle logiche economiche, sociali e politiche del nostro Paese. Da oltre vent’anni Nino Di Matteo è in prima linea nella lotta a Cosa nostra. Titolare di un’inchiesta che fa paura a tanti – quella sulla trattativa Stato-mafia, che si sviluppa nel solco del lavoro di Chinnici, Falcone e Borsellino – è lui il magistrato più a rischio del nostro Paese. Le indagini che ha diretto e continua a dirigere, ritenute scomode persino da alcuni uomini delle istituzioni, lo hanno reso il bersaglio numero uno dei boss più influenti: Totò Riina e Matteo Messina Denaro.  Questo saggio è una testimonianza diretta e autorevole sulle strade più efficaci per contrastare lo strapotere dei clan.  Cosa nostra non è sconfitta, ha solo cambiato faccia. È passata dal tritolo alle frequentazioni nei salotti buoni, facendosi più insidiosa che mai; anche se le bombe tacciono, il dialogo continua: tra politica, lobby, imprenditoria e logge massoniche si moltiplicano i luoghi franchi in cui lo Stato è assente.  Di Matteo condivide con il lettore la propria profonda comprensione del fenomeno mafioso di oggi. Tra denunce e proposte, permette di gettare uno sguardo ai meccanismi con cui Cosa nostra si è insinuata nelle logiche economiche. Nino di Matteo si rivolge ai cittadini affinché non lascino sola la magistratura in un tempo in cui la politica sembrerebbe mostrare colpevole disinteresse verso il contrasto alla criminalità organizzata e li invita ad esercitare un impegno di vigilanza e di pressione sulle istituzioni.  Consiglia ai lettori di abbandonare la vecchia iconografia che propone il mafioso in coppola e lupara per considerare invece la mafia come sistema moderno capace di riorganizzarsi nel tempo con strategie diversificate e poco plateali. Ora il mafioso di ultima generazione è indistinguibile dai colletti bianchi, avvicina senza clamore i suoi interlocutori con un fiuto sottile per individuare quelli meglio corruttibili perché in potere dell’avidità. Si infiltra ovunque girino soldi pubblici e risorse economiche da rapinare. Un’organizzazione, dunque, ancora molto temibile in grado di scegliersi i propri interlocutori ai livelli più alti del potere e di penetrare attraverso di loro nelle istituzioni fino ad esercitare là controllo e pressioni.  “Collusi” raccoglie le emozioni di un giudice, i riscontri di un lavoro ventennale nella lotta contro la mafia, il motivo della scelta di fare il magistrato nella sua Palermo,  i processi che Di Matteo ha condotto e “vinto” per aver fatto condannare all’ergastolo i boss di Cosa nostra oltre a personaggi delle istituzioni come Cuffaro o D’Antona. Che evidenzia il rapporto fondato su reciproci favori esistente tra mafia e certa massoneria deviata, i legami con uomini di chiesa e i patti di scambio tra boss, forze occulte dello Stato e poteri forti. Di Matteo elogia poi lo straordinario lavoro svolto dalle forze dell’ordine, pur sottolineando il fatto che in diverse indagini ha dovuto poi processare uomini collusi con la mafia, “traditori” dello Stato. Per Di Matteo, il magistrato deve essere estraneo alle logiche correntizie, il lavoro di chi porta la toga non può essere scisso dalla sua libertà e indipendenza, per questo il sottolinea il rischio che il magistrato diventi un burocrate se dovesse essere votata dalla maggioranza politica in Parlamento una legge che imponga il suo asservimento al potere esecutivo.  Un libro che disegna un panorama chiaro e sufficientemente provato, dimostrando e spiegando nel merito anche ai lettori più giovani che la mafia non è debole, né sotto il controllo dello Stato.  Forse un giorno l’Italia avrà realmente dei veri rappresentanti delle istituzioni, uomini onesti e con un alto senso della giustizia. Allora potrà davvero essere libera dalle mafie.

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