PRIMO PIANO

Rapina ad anziani: gli indagati non rispondono al Gip; carabinieri a caccia di un fucile e un revolver

Uno degli indagati dopo la rapina si era offerto di prestare 20mila euro ad un’amica e aveva appena comprato una casa per il figlio

Pubblicato 3 anni fa

Si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere i quattro indagati di Palma di Montechiaro nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia davanti il gip del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco.

Si tratta di Alfonso Manganello, 49 anni. che su facebook si proclamava “boss”; Antonino Manganello, 47 anni e i fratelli gemelli Enrico e Carmelo Marino, 38 anni, difesi dagli avvocati Lia Minio, Santo Lucia, Maria Crocifissa Licata e Giuseppe Zucchetto.

I quattro, indagati per rapina aggravata in concorso, sono stati arrestati negli scorsi giorni dai carabinieri della Compagnia di Canicattì insieme ai colleghi della stazione di Racalmuto perché ritenuti responsabili della rapina violenta ai danni di tre fratelli anziani avvenuta lo scorso 18 maggio in una zona di campagna di Racalmuto.

La ricostruzione di quegli attimi, e i successivi riscontri degli inquirenti con attività di intercettazione e ottima conoscenza del territorio, consegnano uno scenario caratterizzato da violenza e spregiudicatezza. 

La rapina 

La rapina avviene nelle prime ore della mattina del 18 maggio, proprio il giorno dopo la fine del lockdown per il Covid-19. I quattro, a bordo una Fiat Stilo, si recano in una zona di campagna di Racalmuto dove vivono tre anziani fratelli. Tre dei quattro indagati fanno irruzione in casa mentre uno rimane ad attenderli a bordo dell’auto per guadagnare la fuga dopo il colpo. E così avviene. Una volta dentro i tre rapinatori riescono a immobilizzare gli anziani e legarli con del nastro adesivo e minacciarli: “State fermi, non denunciate niente, non chiamate i carabinieri altrimenti vi finirà male perché sappiamo dove cercarvi.”

Così, senza che nessuno potesse disturbarli, sono riusciti a mettere a segno il “colpo grosso”: 50 mila euro il bottino quantificato tra soldi contanti, collane, monete d’argento, anelli, diamanti e perfino quattro buoni del tesoro. Poi la fuga ed il rientro in paese passando per Camastra. 

Le indagini 

L’attività di indagine inizia immediatamente dopo la chiamata delle vittime al centralino. I carabinieri, una volta giunti sul posto, trovano la casa a soqquadro e gli anziani in stato confusionale e ancora scossi ma in grado di fornire le prime indicazioni anche grazie al fatto che i rapinatori fossero a volto scoperto. La svolta avviene grazie alla profonda conoscenza del territorio dei militari dell’Arma e della collaborazione con la polizia: l’auto “forestiera” era stata notata aggirarsi in paese ed era stato preso il numero di targa. Poco prima la stessa auto era anche stata fermata ad un posto di blocco dalla polizia di Palma di Montechiaro. Da qui si incrociano gli elementi e così si risale al proprietario dell’auto (parente di uno degli indagati) e ai presunti responsabili. Ulteriori riscontri arrivano dalle intercettazioni telefoniche dove emerge che i quattro avessero ad un tratto consistenti disponibilità economiche ma soprattutto il fatto che i cellulari degli indagati – il giorno della rapina – agganciassero tutti la stessa cella a Racalmuto.  

Le accuse 

I quattro, che si trovano in carcere, sono accusati di rapina aggravata in concorso. Per i soli fratelli Marino è contestato anche un furto ai danni dei tre anziani di venti mila euro nonchè e soprattutto di un revolver calibro 38 e un fucile, avvenuto due mesi prima della rapina in questione. Ma per questo capo d’imputazione il Gip ha rigettato la richiesta di applicazione di misura cautelare. Le indagini continuano soprattutto per provare a recuperare le armi che per gli inquirenti sarebbero realmente in possesso degli indagati come dimostrerebbe un’intercettazione (Alfonso Manganmello dice al fratello: portami u ferru).

L’inchiesta della Procura di Agrigento, guidata dal procuratore capo Luigi Patronaggio, è coordinata dai sostituti procuratori Gloria Andreoli, Chiara Bisso e Sara Varazi. Quest’ultima ha rappresentato l’accusa in aula ieri mattina durante l’interrogatorio di garanzia. Gli avvocati della difesa sono Lia Minio, Santo Lucia, Maria Crocifissa Licata e Giuseppe Zucchetto.

Il messaggio della Procura

“La serie di provvedimenti restrittivi ha permesso di scoprire l’autrice dell’omicidio a scopo di rapina di un anziano di Palma di Montechiaro, una serie di almeno 15 o 20 furti in appartamento commessi da una banda di rom e una odiosa rapina di 50 mila euro in villa ai danni degli anziani fratelli di Racalmuto” ha evidenziato Patronaggio. La Procura e gli investigatori invitano i familiari di anziani o persone deboli, in questo periodo di crisi pandemica, “a stare piu’ vicino ai propri cari, spesso vittime di badanti improvvisate e di mirate osservazioni di malviventi pronti ad approfittare di ogni momento di solitudine e debolezza per perpetrare i propri crimini”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *