Dossier rifiuti, Legambiente: “La Sicilia senza un piano credibile”
Questa mattina Legambiente Sicilia ha presentato ai Cantieri culturali alla Zisa, Palermo il dossier ”Impianti rifiuti Sicilia”, redatto ed elaborato da Anita Astuto. ”Questo lavoro – ha dichiarato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – nasce dalla volontà di dare un contributo significativo al tema rifiuti proprio in un momento cruciale che vede la nostra regione uscire dall’assetto emergenziale durato decenni […]
Questa mattina Legambiente Sicilia ha presentato ai Cantieri culturali alla Zisa, Palermo il dossier ”Impianti rifiuti Sicilia”, redatto ed elaborato da Anita Astuto.
”Questo lavoro – ha dichiarato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – nasce dalla volontà di dare un contributo significativo al tema rifiuti proprio in un momento cruciale che vede la nostra regione uscire dall’assetto emergenziale durato decenni in vista dell’approvazione del Piano Regionale di Gestione rifiuti, il primo in via ordinaria. Ma abbiamo il dovere di sottolineare che il Piano non contiene determinazioni in merito alla prevenzione e riduzione dei rifiuti, alla gestione dei rifiuti speciali e alle bonifiche, si presenta come un piano ponte per i prossimi tre anni, rimandando ad altra data decisioni scottanti come ad esempio la questione inceneritori, che viene per di più demandata alle Autorità d’Ambito, alla luce del nuovo sistema di governance che dovrebbe essere istituito con l’approvazione del nuovo Ddl rifiuti”.
Per Legambiente non decide su prevenzione e riduzione dei rifiuti, non esclude la realizzazione di inceneritori e non tiene conto delle esigenze del territorio per il trattamento dell’umido.. La raccolta differenziata, su una media nazionale del 55,5% raggiunto nel 2017, vede la regione fanalino di coda con una media del 22%, ben al di sotto dell’obiettivo nazionale del 65%. Tuttavia nel 2018 si e’ registrato un trend positivo per i primi nove mesi del 2018. Dai dati Ispra (riferiti al 31 dicembre 2017) su una produzione totale di rifiuti su scala regionale di 2.299.125 tonnellate, la quantita’ di rifiuti differenziati si attesta a 498.630 tonnellate, mentre sono ben 1.795.700 le tonnellate di rifiuto indifferenziato che vanno a smaltimento insieme a 4.795 tonnellate di ingombranti. Vale a dire che la difefrenziata in Sicilia nel anno 2017 si attestava al 22% e – di questa ridotta percentuale – il 40,6% era costituito dalla frazione organica, quasi il 10% del rifiuto totale. Peraltro il rifiuto indifferenziato prodotto in Sicilia non puo’ essere definito Rifiuto urbano residuo perche’ di fatto piu’ che di residuale – vale a dire cio’ che ancora non e’ differenziabile perche’ tecnicamente non riciclabile – e’ appunto indifferenziato – cio’ che i siciliani ancora non vogliono differenziare o che i Comuni si ostinano a raccogliere in modo indifferenziato, nonostante gli obblighi di legge.
In tema di discariche, nel Piano si prevede un ampliamento per quelle esistenti da una capacita’ (ad ottobre 2018) di circa 3 milioni di metri cubi a 10 milioni di metri cubi (senza considerare i 2.800.000 di metri cubi di una discarica che potrebbe sorgere a Centuripe) e l’individuazione nei prossimi sette anni di cinque siti alternativi. A questi dati oggettivi si aggiunge,rileva Legambiente, “la vaghezza” in merito agli impianti di recupero energetico (inceneritori), la cui ipotesi di realizzazione non viene esclusa: dunque si riapre agli inceneritori e si lascia la decisione alle autorita’ territoriali. “Dalle analisi effettuate – sottolinea Anita Astuto, che ha redatto il dossier – emerge una impreparazione del territorio ad intercettare tali frazioni in un circuito virtuoso fatto di Centri comunali di raccolta con annessi centri per il Riuso, di raccolte a domicilio, di convenzioni dei Comuni con i consorzi di filiera – per i rifiuti urbani, ma anche di piattaforme consortili per la gestione dei rifiuti di imballaggio provenienti da attivita’ economiche, infine di impianti industriali con soluzioni tecnologiche innovative. Per di piu’, nella nuova pianificazione regionale c’e’ poco in tal senso. Nulla di concreto si mette in campo per la prevenzione e riduzione del rifiuto”.
La Regione siciliana, al netto dell’accordo di programma con il Conai, siglato a febbraio 2019, per Legambiente, “pare che abbia voluto lasciare alla buona volonta’ dei Comuni l’organizzazione di tutta la macchina della riduzione, riutilizzo, preparazione al riutilizzo e riciclo che invece, nell’ottica dell’economia circolare, e’ proprio quella che va pianificata”.
Ad esempio il dato siciliano di tre Centri di raccolta per Raee ogni 100 mila abitanti e’ il piu’ basso di tutto il sud Italia tanto che la raccolta pro capite di Raee e’ di 2,49 Kg/ab su una media nazionale di 5 Kg/ab, ma non basta aumentare la concentrazione sul territorio come ad esempio dimostra il raffronto tra il dato di Agrigento e quello di Ragusa, da cui si evince che il dato procapite di raccolta e’ maggiore a Ragusa piuttosto che ad Agrigento, nonostante nella prima siano presenti solo 6 Cdr e nella seconda 20. Per quanto riguarda gli impianti per il trattamento della frazione organica la pianificazione su scala regionale richiederebbe l’impegno di analizzare, caso per caso e territorio per territorio, il fabbisogno e la relativa capacita’ impiantistica – attuale e in divenire – cosi’ poi da dotarsi dei soli impianti necessari, evitando di prevedere lunghi spostamenti di Rifiuti e con le scelte tecnologiche piu’ sostenibili. Vi sono, infatti, ambiti territoriali oggi totalmente sprovvisti di impianti per il trattamento della frazione organica e senza alcun impianto in previsione: per tali ambiti territoriali la Regione Siciliana nel nuovo Piano di gestione dei Rifiuti si limita ad “augurarsi” una qualche iniziativa privata. La capacita’ di trattamento della frazione organica attualmente e’ di circa 640.000 t/a a fronte di un fabbisogno (calcolato sui dati del 2017 con una raccolta differenziata al 22%) di circa 208.000 t/a, in realta’ una capacita’ gia’ sufficiente anche al raggiungimento dell’obiettivo del 65% di differenziata per cui la produzione della frazione organica sarebbe dell’ordine delle 600 mila tonnellate annue: eppure siamo sempre in emergenza e per di piu’ in previsione c’e’ un aumento della capacita’ di trattamento della frazione organica a 1.900.000 t/a. “Piuttosto, dunque, che limitarsi ad una ricognizione dell’impiantistica esistente e in divenire, nel Prgr avremmo voluto vedere una pianificazione della stessa – continua Astuto – al fine di porre le basi per il raggiungimento degli obiettivi che la Regione Siciliana dice di prefiggersi, quale ad esempio quello dell’autosufficienza di ogni ambito territoriale”.