Mafia

Quarant’anni fa la mafia uccideva il giudice Terranova e il maresciallo Mancuso

Precursore, isolato, determinato. Il giudice Cesare Terranova aveva capito il nemico che aveva di fronte e che lo ha ucciso 40 anni, insieme al collaboratore Lenin Mancuso, maresciallo di pubblica sicurezza. Ha operato con grande determinazione, “in un clima di sostanziale scetticismo e isolamento”,ricorda oggi l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, “ed e’ stato certamente […]

Pubblicato 6 anni fa

Precursore, isolato, determinato. Il giudice Cesare Terranova aveva capito il nemico che aveva di fronte e che lo ha ucciso 40 anni, insieme al collaboratore Lenin Mancuso, maresciallo di pubblica sicurezza. Ha operato con grande determinazione, “in un clima di sostanziale scetticismo e isolamento”,ricorda oggi l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, “ed e’ stato certamente il primo magistrato ad affrontare le indagini di mafia con una visione unitaria, approfondita e moderna del fenomeno”.

Terranova e’ riuscito a coglierne i connotati specifici, l’evoluzione inarrestabile, la diffusione crescente e pervasiva nella vita sociale, economica e politica, a evidenziare la necessita’ di strumenti investigativi adeguati, in grado di attingere anche ai profili patrimoniali, cosi’ aprendo la strada alle elaborazioni normative del decennio successivo, che tuttora costituiscono la base dell’attuale azione di contrasto al fenomeno mafioso.

La mattina del 25 settembre 1979, a Palermo, Cesare Terranova, magistrato e per due mandati, dal 72 al 79, parlamentare indipendente del Pci, e’ stato ucciso subito dopo essere uscito dalla sua abitazione di via Rutelli a due passi da via Liberta’, ed essersi messo alla guida della sua auto. Un gruppo armato colpisce a morte anche Lenin Mancuso, da sempre suo fidato collaboratore. Aveva 58 anni.

Terranova e’ stato un pioniere della lotta contro Cosa nostra in un periodo in cui si faticava a pronunciare la parola mafia. “Durante gli anni della sua permanenza a Palermo, protrattasi fino all’agosto 1971 – prosegue Agueci – il livello di conoscenza del fenomeno mafioso era ancora rudimentale e lacunoso. Gli strumenti investigativi in possesso degli inquirenti risultavano molto scarsi e assolutamente incomparabili con quelli attuali. Gli atteggiamenti di omerta’ si presentavano granitici e impenetrabili”. La consapevolezza sociale e la disposizione di buona parte delle istituzioni erano caratterizzate da indifferenza, sottovalutazione, se non da effettiva connivenza. In tale contesto, le sue indagini si indirizzarono, in particolare, verso la famiglia mafiosa di Corleone, della quale riusci’ gia’ da allora a cogliere i connotati di ferocia, risolutezza e volonta’ espansiva, che avrebbero costituito i presupposti della sanguinosa guerra di mafia scatenatasi negli anni successivi. La sua attivita’ lo aveva quindi reso inviso agli stessi ‘corleonesi’ che lo inserirono tra i loro nemici giurati, all’interno delle istituzioni, destinati prima o poi a essere eliminati. “Cesare Terranova, il magistrato e l’uomo”, e’ il titolo dell’iniziativa dell’amministrazione comunale di Petralia, paese natale del magistrato. Alle 10, davanti all’Istituto comprensivo di Petralia Sottana, deposizione di una corona davanti al cippo dedicato al magistrato. A seguire un incontro con gli studenti del liceo di Scienze umane Pietro Domina, in cui due dei nipoti di Cesare Terranova presen. Nel pomeriggio conversazione a piu’ voci per ricordare Terranova e Mancuso, con il presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Nicola Morra, il presidente della commissione regionale Claudio Fava, il procuratore della Repubblica del Tribunale di Termini Imerese Ambrogio Cartosio, Agueci, l’ex presidente del Tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta, e il magistrato Roberto Tartaglia, consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso. A Palermo deposizione, alle 9.30, da parte del questore Renato Cortese di una corona di alloro in ricordo delle vittime.

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