Giudiziaria

“Il clan di Villaseta e gli affari con le cosche palermitane”, indagati non rispondono al gip

Si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere i tre indagati agrigentini arrestati negli scorsi giorni nella maxi operazione dei carabinieri

Pubblicato 11 mesi fa

Si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere i tre indagati agrigentini arrestati negli scorsi giorni nella maxi operazione dei carabinieri che ha smantellato quattro mandamenti mafiosi di Palermo. Si tratta di Pietro Capraro, ritenuto il capo della famiglia di Villaseta; Gaetano Licata, considerato il luogotenente del primo, e Gabriele Minio, ritenuto affiliato alla stessa cosca (difesi dagli avvocati Carmelita Danile, Salvatore Cusumano e Ninni Giardina). I tre, in collegamento da remoto, non hanno risposto alle domande del giudice Claudia Rosini e del pm Andrea Fusco. 

Secondo l’inchiesta – che ha portato all’arresto di 181 persone – i vertici del clan di Villaseta avrebbero rifornito la droga alle cosche palermitane con partite di stupefacenti per un importo di oltre 380 mila euro. Una circostanza, quella emersa dalle indagini, che metterebbe la famiglia mafiosa di Villaseta al centro delle rotte del narcotraffico siciliano, diventando almeno negli ultimi due anni il principale fornitore di stupefacenti di molte delle storiche cosche palermitane. 

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