L’inchiesta sugli imprenditori Traina, indagato anche l’ingegnere Giarratana (NOMI)
Sei le persone coinvolte, gli imprenditori ai domiciliari e altri quattro a piede libero: tra questi vi è l’ingegnere Giarratana, già coinvolto nell’inchiesta “appalti e mazzette” della procura di Agrigento
Sono sei gli indagati nell’inchiesta della procura di Enna che ha portato ieri sera all’arresto degli imprenditori agrigentini Calogero e Giuliano Traina, titolari di una delle più grosse aziende operanti nel settore rifiuti e ambiente. Il gip del tribunale di Enna ha disposto per i Traina gli arresti domiciliari. L’ipotesi di reato per la quale si procede è frode nelle pubbliche forniture. Gli imprenditori, difesi dall’avvocato Maria Giambra, compariranno venerdì per l’udienza di convalida.
Gli indagati a piede libero sono i responsabili unici del procedimento e i direttori dell’esecuzione che si sono succeduti dal 2020 al 2025 al comune di Valguarnera. Si tratta dell’ingegnere Vittorio Giarratana, di Ravanusa, già a capo dell’Ufficio tecnico comunale del comune prima di essere coinvolto nell’inchiesta “appalti e mazzette” della procura di Agrigento; Carmela Presti, Istruttore amministrativo del settore ambiente e verde pubblico; Giuseppe Germanà, responsabile dell’ufficio segreteria, protocollo e contenzioso; Maria Pia Mascali.
GLI AGRIGENTINI COINVOLTI
Al centro dell’inchiesta ci sarebbe l’appalto per la raccolta e smaltimento dei rifiuti nel Comune di Valguarnera, servizio che è stato rinnovato nel 2021 in favore della ditta Traina per altri sette anni. L’ipotesi di reato per la quale si procede è frode nelle pubbliche forniture e l’attività di indagine è nata qualche tempo fa dopo che due consiglieri comunali di opposizione, Speranza e Bruno, hanno presentato un esposto legato alla gestione del servizio dello smaltimento e raccolta dei rifiuti. I due consiglieri lamentavano nel loro esposto la carenza di controlli sul servizio reso e una deficitaria erogazione del servizio reso. La Procura immediatamente ha avviato l’indagine affidando alla Digos varie deleghe e richiedendo al Gip l’autorizzazione per le intercettazioni ambientali e telefoniche che si sono rivelate importanti e decisive per l’ulteriore corso dell’inchiesta.
Calogero e Giuliano Traina, padre e figlio, imprenditori originari di Cammarata, sono i titolari di una delle più grandi società operanti nel settore rifiuti e ambiente. Giuliano Traina è il patron della squadra di calcio del paese – il Kamarat – ed è attualmente consigliere comunale in carica di Cammarata. Lo scorso aprile è stato eletto anche consigliere provinciale del Libero Consorzio di Agrigento nella lista “Uniti per la città”, strettamente collegata alle posizioni dell’ex assessore regionale Roberto Di Mauro, a supporto della candidatura vincente del presidente Giuseppe Pendolino. Traina, in passato, è stato anche candidato sindaco a Cammarata venendo sconfitto dall’allora primo cittadino Mangiapane per un pugno di voti. Un altro degli agrigentini coinvolti nella vicenda (indagato a piede libero in qualità di Rup) è l’ingegnere Vittorio Giarratana, di Ravanusa. Il professionista è stato a capo dell’Ufficio tecnico del comune di Valguarnera dal 2021 fino al maggio scorso quando la sindaca Francesca Draià gli ha revocato l’incarico in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta “appalti e mazzette”. Giarratana, infatti, è indagato anche dalla procura di Agrigento per la vicenda che ipotizza un “sistema” in grado di pilotare gli appalti pubblici.
LA NOTA DELLA DIGOS DI ENNA
L’operazione costituisce il risultato di una complessa attività d’indagine, protrattasi per oltre un anno, che ha consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine alla frode perpetrata da una ditta aggiudicataria del servizio di gestione dei rifiuti ai danni di due comuni della provincia ennese. La strutturata attività di indagine esperita farebbe emergere un consolidato sistema finalizzato a dissimulare la corretta e completa esecuzione degli appalti stipulati e un meccanismo volto a frodare i Comuni con cui la società intratterrebbe rapporti. Sarebbe stato registrato un forte incremento dei quantitativi dei rifiuti prodotti e smaltiti, anche fino a 500.000 kg in più annui, non in linea con la constatata diminuzione di abitanti nei luoghi interessati; sarebbe stata appurata la falsificazione dei documenti di trasporto dei rifiuti e l’inosservanza di svariati obblighi contrattuali. All’esito di una importante perquisizione presso vari obiettivi, che ha visto l’impiego di oltre 35 unità, sarebbero emerse diverse irregolarità sul bilico utilizzato dalla società per pesare i camion carichi di rifiuti provenienti da circa 60 Comuni dell’intera regione Sicilia. Grazie anche al coinvolgimento dell’A.R.P.A. e dell’Ispettorato del Lavoro, nei capannoni in uso alla società insistenti in un Comune della provincia sarebbe stata inoltre appurata una attività di gestione di rifiuti non autorizzata, con conseguenti ripercussioni sulla salubrità dei luoghi, e sarebbero state riscontrate svariate violazioni della normativa vigente in materia di Sicurezza sul Lavoro. La condotta fraudolenta adottata nell’esecuzione del contratto di fornitura, e la gestione di un impianto con una pesa risultata manomessa, come tale non idonea e certificare il peso nei confronti di qualsivoglia partner commerciale, avrebbe generato l’indebita percezione di denaro pubblico ai danni dei Comuni costretti a pagare per quantitativi falsati di rifiuti. In definitiva, la complessa indagine che condurrebbe all’accertamento della frode perpetrata, di una gestione illecita di rifiuti e di numerose violazioni del D. Lgs. n. 81/2008, costituirebbe la risposta concreta della Polizia di Stato a tutela del buon andamento della P.A. e dell’interesse privatistico dei cittadini danneggiati dall’aumento delle tariffe, con un importante contributo anche in materia ambientale, di sicurezza sul lavoro e di pubblica fede nei rapporti economici tra parti.