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Mafia, armi e droga a Licata: disposti accertamenti irripetibili sull’arsenale sequestrato 

Saranno effettuati accertamenti tecnici sulle armi rinvenute, due dei quattro indagati arrestati intanto ricorrono al Riesame

Pubblicato 2 ore fa



La procura di Agrigento ha disposto degli accertamenti tecnici irripetibili sull’arsenale rinvenuto e sequestrato lo scorso luglio a margine di un blitz della Squadra mobile a Licata culminato con l’arresto di quattro persone. Si tratta di cinque pistole, tre revolver a salve modificate per lo sparo, due fucili, migliaia di munizioni e relativi caricatori. L’arsenale era nella disponibilità di Domenico Cusumano, 54 anni, e Rosario Cusumano, 26 anni, padre e figlio, entrambi di Licata (difesi dall’avvocato Santo Lucia). Gli accertamenti tecnici – che serviranno a chiarire se e come sono state eventualmente utilizzate le armi – saranno eseguiti il prossimo 3 settembre.

La vicenda è collegata all’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di armi e droga ma anche di minacce e atti intimidatori. Lo scorso mese di luglio sono state disposte perquisizioni a tappeto tra Licata e Canicattì culminate con l’arresto in flagranza di quattro persone: oltre ai Cusumano, infatti, sono finiti in manette anche i fratelli Carmelo e Giacomo Marino, anche loro di Licata. Entrambi – difesi dall’avvocato Gaspare Lombardo – hanno fatto ricorso al Riesame con udienza fissata il prossimo 1 settembre. Al primo viene addebitata la detenzione di oltre due chilogrammi di hashish e quasi trecento grammi di cocaina occultati nel vano contatori di un condominio mentre nella disponibilità del fratello sono stati rinvenuti 140 grammi di marijuana. Al termine dell’udienza di convalida il gip Micaela Raimondo ha disposto il carcere per Domenico Cusumano e Carmelo Marino, i domiciliari per Rosario Cusumano e l’obbligo di dimora per Giacomo Marino. Nel fabbricato rurale nella disponibilità di Cusumano gli agenti hanno trovato di tutto: cinque pistole, tre revolver a salve modificate per lo sparo, due fucili, migliaia di munizioni, caricatori, metal detector, ottiche di precisione e addirittura inneschi con polvere da sparo.

L’arsenale veniva diviso e occultato in dei fusti o bidoni che poi venivano nascosti sotto terra, lontano da occhi indiscreti. Almeno nelle intenzioni poiché cimici e telecamere piazzate dalla Squadra mobile hanno svelato non soltanto i nascondigli ma soprattutto portato alla luce anche un vero e proprio mercato delle armi. Le microspie hanno captato diversi dialoghi e incontri di Cusumano con soggetti interessati ad acquistare o riparare pistole: 1.200 euro per comprarla, 600 euro per ripararla. Ed è proprio dai (finora) pochi fatti noti che emerge con forza la circostanza che ci troviamo davanti ad un’inchiesta molto più ampia e che – probabilmente – si arricchirà di ulteriori nuovi colpi di scena. 

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