Al via maxi processo alla mafia di Villaseta e Porto Empedocle ma nessuno (tra i privati) si costituisce parte civile
Nessuno dei dieci soggetti indicati come persone offese ha chiesto di costituirsi parte civile. Lo hanno fatto “solo” enti e associazioni. In 53 rischiano di finire a processo
La maxi inchiesta sulle cosche mafiose di Villaseta e Porto Empedocle approda in aula. Al via questa mattina la prima udienza preliminare (gup Lorenzo Chiaramonte) a carico di 53 imputati coinvolti a vario titolo nelle operazioni dei carabinieri che – tra il dicembre ed il gennaio scorso – hanno decapito due clan “storici” di Cosa nostra agrigentina. E le sorprese non sono mancate già al primo passaggio in aula. Nessuno dei dieci soggetti indicati quali persone offese ha chiesto di costituirsi parte civile. Lo hanno fatto “soltanto” le associazioni antiracket e alcuni enti tra i quali il Comune di Canicattì. Un dettaglio non di poco conto. Gli avvocati della difesa hanno sollevato alcuni questioni preliminari legate all’omessa notifica dell’avviso conclusione indagini e all’incompetenza territoriale. Il giudice scioglierà le riserve sul punto all’udienza del 24 settembre.
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo – con i pm Claudio Camilleri, Giorgia Righi e Luisa Bettiol – hanno chiesto il rinvio a giudizio di 53 persone (54 in origine dopo il decesso di uno degli imputati). Lunghissima la lista delle ipotesi di reato contestate (a vario titolo) dai magistrati: associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni compiute e tentate aggravate dal metodo mafioso, danneggiamenti aggravati, numerosi episodi di cessioni di droga, detenzione di armi e riciclaggio di denaro.
Subito dopo il maxi blitz, infatti, i carabinieri sono riusciti a sequestrare una parte del denaro della cosca di Villaseta ma soprattutto un pericoloso arsenale custodito da un insospettabile netturbino: pistole, granate, mitragliatrici. In quasi tre anni di indagini, secondo quanto ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata fatta luce sulla riorganizzazione di storiche cosche mafiose come quelle di Villaseta e Porto Empedocle. La prima sarebbe stata guidata dal boss Pietro Capraro che, dopo aver scontato una condanna per mafia nell’operazione Nuova Cupola, avrebbe preso in mano le redini del clan portandolo ad una ribalta per molti inaspettata. Operazioni di polizia successive a quella dei carabinieri, infatti, hanno fotografato il ruolo di primissimo piano che la cosca di Villaseta era riuscita a ritagliarsi nelle rotte del narcotraffico arrivando addirittura a rifornire di stupefacente storici mandamenti mafiosi palermitani. La cosca di Porto Empedocle, invece, sarebbe stata saldamente nelle mani di Fabrizio Messina, fratello dell’ergastolano e vice rappresentante provinciale di Cosa nostra Gerlandino. I due clan, sempre secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, in un primo momento sarebbero entrati in aperto conflitto con attentati, danneggiamenti ed episodi che hanno destato molto allarme sociale. Il reato di associazione mafiosa – in qualità di partecipi – viene contestato ad altre tre persone: si tratta di Gaetano Licata, ritenuto il braccio destro di Pietro Capraro; Gabriele Minio e Guido Vasile, che secondo gli inquirenti farebbero parte della stessa cosca di Villaseta.
Parallelamente viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti. Per i magistrati antimafia, infatti, sarebbe esistito un gruppo in grado di importare grossi carichi di droga anche attraverso canali sudamericani e del Belgio per poi rifornire in grosse quantità non soltanto la provincia di Agrigento ma anche quelle di Trapani, Caltanissetta e Palermo. Al vertice di questo sodalizio, secondo quanto contestato dalla Dda di Palermo, ci sarebbero stati Fabrizio Messina e il canicattinese Vincenzo Parla. Lo stesso reato, ma in qualità di partecipi, viene contestato anche ad Alfonso e Angelo Tarallo, Angelo Graci, Carmelo Corbo, Ignazio Carapezza e Alfonso Lauricella.
GLI IMPUTATI
Domenico Blando, 68 anni, di Favara; Michele Bongiorno, 35 anni, di Favara; Pietro Capraro, 40 anni, di Agrigento; Ignazio Carapezza, 34 anni, di Porto Empedocle; Carmelo Corbo, 47 anni, di Canicattì; Samuel Pio Donzì, 26 anni, di Agrigento; Carmelo Fallea, 50 anni, di Favara; Cosimo Ferro, 36 anni, di Castelvetrano; Francesco Firenze, 40 anni, di Castelvetrano; Giuseppe Focarino, 60 anni, di Palermo; Cristian Gastoni, 32 anni, di Agrigento; Angelo Graci, 61 anni, di Castrofilippo; Alfonso Lauricella, 59 anni, di Agrigento; Gaetano Licata, 42 anni, di Agrigento; Fabrizio Messina Denaro, 50 anni, di Castelvetrano; Fabrizio Messina, 50 anni, di Porto Empedocle; Gabriele Minio, 37 anni, di Agrigento; Giorgio Orsolino, 35 anni, di Agrigento; Roberto Parla, 47 anni, di Canicattì; Vincenzo Parla, 54 anni, di Canicattì; Calogero Prinzivalli, 42 anni, di Agrigento; Angelo Tarallo, 45 anni, di Agrigento; Guido Vasile, 66 anni, di Agrigento; Nicolò Vasile, 44 anni, di Agrigento; Rocco Grillo, 33 anni, di Gela; Giuseppe Pasqualino, 34 anni, di Gela; Mirko Salvatore Rapisarda, 43 anni, di Gela; Giuseppe Sottile, 38 anni, di Agrigento; Giuseppe Aliseo, 26 anni, di Canicattì; Calogero Bellaccomo, 40 anni, di Agrigento; Alfonso Brucculeri, 59 anni, di Porto Empedocle; James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle; Giuseppe Casà, 29 anni, di Agrigento; Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Salvatore Damanti, 36 anni, di Agrigento; Valery Di Giorgio, 29 anni, di Agrigento; Stefano Fragapane, 33 anni, di Agrigento; Gioacchino Giorgio, 39 anni, di Licata; Alessandro La Cola,40 anni, di Canicattì; Calogero Morgana, 39 anni, di Agrigento; Giuseppe Nicastro, 36 anni, di Gela; Fabrizio Nicosia, 41 anni, di Gela; Giuseppe Piscopo, 49 anni, di Gela; Antonio Puma, 44 anni, di Agrigento; Stefano Rinallo, 41 anni, di Canicattì; Gerlando Romano, 26 anni, di Agrigento; Antonio Salinitro, 25 anni, di Gela; Rosario Smorta, 53 anni, di Gela; Alessandro Trupia, 36 anni, di Agrigento; Luigi Prinzivalli, 73 anni, di Agrigento; Alessandro Mandracchia, 49 anni, di Agrigento; Salvatore Bosco, 57 anni, di Favara; Salvatore Prestia, 45 anni, di Porto Empedocle.