Agrigento

Agrigento e le strade: siamo tutti in pericolo di vita?

Doveva morire Marco Chiaramonti per scoprire che le strade di Agrigento fanno schifo? Bisognava pensarci prima.

Pubblicato 3 ore fa

Siamo qui tutti costernati, addolorati, impietriti: brutto risveglio per Agrigento fulminata la notte scorsa dalla notizia dell’incidente stradale autonomo avvenuto in Viale Emporium che ha causato la morte di Marco Chiaramonti, brillante e sfortunato concittadino che non vedrà mai più la moglie e la figlioletta.

Si è detto e scritto che, forse, il mortale sinistro sarebbe stato provocato da una profonda buca individuata sul manto stradale determinando la caduta dello scooter e il conseguente decesso di Marco.

Appena la notizia si è diffusa, l’opinione pubblica agrigentina ha manifestato tutto il suo dolore con ogni mezzo di comunicazione. I social sono stati presi d’assalto diventando grancassa del sincero dolore di una intera città ancora una volta alle prese con tragedie che, forse, potevano essere evitate.

Un grido di dolore ha accomunato gli attoniti agrigentini: si può morire a causa di una buca? No, no che non si può morire. E lo diciamo con assoluta fermezza. Ed aggiungiamo: doveva morire Marco Chiaramonti per scoprire che l’intera sede viaria di Agrigento fa schifo? E dovevamo indignarci più del normale delle strade colabrodo della città solo perché Agrigento è Capitale della cultura 2025?

Da quanto tempo sappiamo, subiamo e vediamo delle buche presenti in tutto l’asse viario cittadino e comunque dell’assoluta insicurezza delle nostre strade? Strade di primaria importanza che conducono nel cuore della nostra Agrigento, attraversate da residenti e turisti e persino dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella appena qualche mese fa (e vi risparmiamo la storia dei tombini).

Adesso, come sempre avviene quando accade qualcosa che va oltre la normalità, l’indignazione è massima. E torniamo a gridare il nostro dolore davanti l’irreparabile, come avvenuto per la morte della povera Chiara La Mendola. Che brutta storia.

Che succederà adesso? Le buche resteranno al loro posto e tutti continueremo ad essere “in pericolo di vita” o qualcosa cambierà?

La morte di Marco Chiaramonti – come tutte le vicende che provocano decessi – adesso sarà oggetto delle attenzioni della Procura della Repubblica guidata da Giovanni Di Leo. Abbiamo scritto “sarà” perché manca l’ufficialità dell’apertura di una inchiesta giudiziaria. Ma questo è un dato non assoluto. La Procura di Agrigento non comunica le iniziative che adotta. Ma noi siamo certi che il Procuratore Giovanni Di Leo il suo lo sta facendo e l’inchiesta, che non ha ancora il crisma dell’ufficialità, è stata aperta (gli accertamenti sono a cura dei Carabinieri) e punta ad individuare le reali cause che hanno provocato la morte di Marco. Soprattutto se c’è nesso di connessione tra la morte dell’istruttore di tennis e la buca che ha provocato la caduta. In questo caso, si aprirà uno scenario di profilo diverso assolutamente non legato alla tragica fatalità (e si capirà dai primi atti istruttori che inevitabilmente saranno fatti). Uno scenario che già adesso sembra gravido di opacità, omissioni, mancati interventi e molto altro. Ma non possiamo essere contenti. Non doveva morire Marco Chiaramonti  o intervenire la Procura per scoprire che le strade di Agrigento fanno schifo e sono un pericolo per tutti. Bisognava pensarci prima.

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