Palermo

Paolo ucciso a 21 anni, lo strazio della madre: “hanno ucciso i tuoi sogni, come farò adesso?”

Candele, le torce dei telefonini accesi, il nome di Paolo scandito piu' volte durante la manifestazione

Pubblicato 3 ore fa

Oltre duemila persone hanno partecipato alla fiaccolata di Palermo organizzata in segno di solidarietà per l’omicidio di Paolo Taormina, 21 anni. Tra le persone che hanno preso la parola anche la madre di uno dei giovani uccisi a Monreale lo scorso aprile nella strage di giovani.

“”Ho visto morire mio figlio… mi hanno distrutto la vita. Paolo, Paolo mio. Hanno ucciso te, hanno ucciso i tuoi sogni. Come farò adesso?”. Così, tra i singhiozzi, Fabiola Galioto, la madre di Paolo Taormina, che ha partecipato alla fiaccolata indetta per Paolo e le altre vittime. Accanto alla donna, visibilmente sotto choc, c’è la figlia Sofia.

Alla fiaccolata, oltre ai familiari di altre vittime della violenza, ha partecipato anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, l’assessore Anello e il capogruppo di “Lavoriamo per Palermo” Chinnici. Il sindaco, quando il lungo corteo è arrivato al Teatro Massimo, ha parlato alcuni minuti con la madre di Paolo Taormina, Fabiola Galioto. “Stamattina ho chiamato il Ministero dell’Interno – ha detto il sindaco prima della partenza del corteo – per dire che è necessario che mandino più poliziotti e più carabinieri. Io ho il dovere di tutelare questa città. Siamo tutti qua da cittadini. So benissimo, per averlo provato, il dolore per la perdita di persone care in età giovanile, so benissimo il senso di smarrimento che vive colui che perde un figlio”. A chi gli ha urlato di andare a casa Lagalla replica. “Io a casa ci vado serenamente, ma prima di andarmene devo difendere questa città. Se ci sono giovani che escono con la pistola sono fenomeni che devono essere repressi, questo delinquente è stato assicurato alla giustizia in dieci ore. Non è sufficiente. Servono più forze dell’ordine. Io ho il dovere di tutelare questa città, io piango con voi”.

Anche davanti al pub della vittima “O scruscio” per tutta la serata centinaia di persone hanno manifestato solidarietà alla famiglia sostando davanti al locale e portando fiori.

Stasera 13 ottobre alle 20.30 da piazza Verdi fino alla prefettura si svolgerà una “marcia silenziosa per fare rumore”, promossa da Cgil, Cisl, Uil e Acli per dire “basta alla violenza cittadina e al degrado sociale che sta soffocando la citta’ ormai allo sbando”. “Facciamo appello ai cittadini onesti, che amano la propria citta’ e che sperano in un futuro diverso per i nostri giovani, affinche’ partecipino – affermano i segretari generali Cgil e Cisl Palermo Mario Ridulfo e Federica Badami con il segretario regionale Uil Sicilia e Area Vasta Ignazio Baudo e il presidente Acli Palermo Francesco Todaro – perche’ e’ giunto il momento di reagire concretamente e insieme. Servono azioni immediate per l’ordine pubblico, il disagio e le fragilita’ sociali”.

 “Ci sarà sicuramente tempo e modo per interrogarsi sulle cause della violenza giovanile, sul disagio e sui modelli educativi. A poche ore da quando è stato versato ancora una volta il sangue dell’ennesimo giovane, abbiamo bisogno di rispondere a domande più immediate. Ci sono troppe armi in circolazione. A quanto pare è facile procurarsele e probabilmente c’è qualcuno che ne ha disponibilità. Ci sono troppo poche forze dell’ordine mobilitate in città e ci sono falle nel sistema di sicurezza: Palermo non è mai stata così indifesa e così fragile”. A dirlo è il presidente del Centro Studi Pio La Torre, Emilio Miceli. “La mafia, ovvero le cosche mafiose della città, che governa l’insieme dei traffici illeciti – prosegue – ha qualcosa a che fare con questa sorta di licenza di uccidere che sembra essere ormai la normalità per la delinquenza cittadina? Delle due l’una: o la mafia è presente nel territorio e dunque tollera, ammicca, lascia fare e asseconda; oppure è un soggetto ormai marginale che vive di ricordi ma in effetti non ha più ”presa” nel territorio. Io credo che quella che vediamo – aggiunge Miceli – è violenza diffusa di ragazzi che orbitano nel mondo di cosa nostra. Sono la manovalanza futura, e forse presente, rappresentano una delle aree di reclutamento di cosa nostra. Separare Cosa nostra dalla violenza contro inermi cittadini è sbagliato. Non sarebbe la prima volta che Cosa nostra recluta ragazzi di quartiere, violenti e disposti a tutto, per rafforzare la sua presenza e la sua capacità di intimidazione. L’insicurezza e la violenza ha sempre reso più forte Cosa nostra. E così è ancora oggi, in questi giorni, in questi mesi. Palermo è in bilico: in forme e modi diversi può tornare a vivere un nuovo assoggettamento, nuova violenza, una intimidazione generalizzata. Siamo in emergenza: la società civile, la convivenza e la sicurezza di migliaia di giovani sono a rischio“. Per il presidente del Centro Pio La Torre, “o si è in grado di fare una analisi compiuta, seria e ragionata, con le conseguenti decisioni operative, oppure manifesteremo tutta la nostra incapacità di governo di una città che rischia di ripiombare in un clima tetro e nero”. “Diamo per scontata la convocazione di un comitato per l’ordine e la sicurezza – aggiunge – magari una ulteriore visita del ministro dell’Interno e tutte le cose che conosciamo ormai a memoria. Ricordiamo che già dopo i fatti di Monreale si riunirono i vertici politici e delle forze dell’ordine. Da quel giorno non un uomo, non un poliziotto né un carabiniere in più per portare sicurezza a Palermo. Una città violenta allontana le persone, entra nelle black list delle società che muovono uomini e donne nel mondo, scompare dai radar di milioni di persone. Una città che è sotto pressione per la presenza della mafia, per la violenza e l’intimidazione verso le attività economiche non ha futuro. È tornato il momento di gridare e di chiedere. È il momento di pretendere”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

banner omnia congress