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Inchiesta Cuffaro, la presidente della Dc Abbadessa: “Rivendico diritto all’ingenuità”

"Ingenua? Forse. In ogni caso, rivendico il diritto all'ingenuità buona"

Pubblicato 1 ora fa

“Ho scelto di fare parte della Democrazia cristiana perché provengo da una tradizione familiare democristiana. Mi è stato chiesto, e io stessa a dire il vero mi sono domandata: ma proprio nel partito di Totò Cuffaro? Non lo conoscevo personalmente ma, come tutti, conoscevo le gravi vicende che lo hanno riguardato. Ho creduto che i trascorsi di un politico come lui, che ha patito la sofferenza del carcere e ha conosciuto l’errore e la caduta, costituissero la migliore garanzia per non tornare a sbagliare”. Lo scrive in un intervento su Repubblica-Palermo l’avvocata Laura Abbadessa, presidente della Dc e moglie del magistrato Massimo Russo, ex assessore regionale alla Sanità nell’allora governo di Raffaele Lombardo.

“Ingenua? Forse. In ogni caso, rivendico il diritto all’ingenuità buona – aggiunge -. Rigetto con fermezza ogni utilizzo malizioso o strumentale della mia elezione a presidente della Dc, ricondotto interessatamente, nelle conversazioni intercettate, a mere e risibili congetture: la mia storia personale e familiare è distinta e non è disponibile per alcuna operazione di scudo o di convenienza. A Totò Cuffaro, al quale spetterà difendersi nelle sedi opportune, auguro di poter chiarire la propria posizione. Così come agli altri. L’attuale Democrazia cristiana non si incarna in singole persone, ma è una comunità di giovani, di donne e di uomini perbene. Per quello che mi riguarda intendo continuare a impegnarmi per contribuire ad attuare quel cambiamento sistemico della prassi e della classe politica”.

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Grandangolo Settimanale N. 40 - pagina 1

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