Cuffaro, Pace e i soldi dell’imprenditore di Favara. La procura rilancia: “È corruzione”
La procura propone appello contro la decisione del giudice di non applicare i domiciliari anche al deputato Pace e all’imprenditore Vetro: “È corruzione o mediazione illecita”
“Non residuano dubbi circa il fatto che il Cuffaro con la finalità di remunerare il pubblico ufficiale Tomasino abbia affidato al Pace i soldi che il Vetro gli aveva pochi istanti prima corrisposto con l’espressa precisazione che essi erano “per l’amicizia…per il futuro…se c’è bisogno di un’altra gara ha detto…che c’era…no…”. La Procura di Palermo ha impugnato la decisione del gip Carmen Salustro di non applicare la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Totò Cuffaro (finito comunque agli arresti per altra contestazione), del deputato regionale Carmelo Pace (difeso dall’avvocato Lillo Fiorello), dell’imprenditore di Favara Alessandro Vetro (difeso dall’avvocato Giuseppe Barba) e del direttore del Consorzio di Bonifica Tomasino.
La vicenda è legata ad un presunto caso di corruzione al Consorzio di Bonifica. La ricostruzione dell’accusa è questa: l’imprenditore Vetro avrebbe consegnato 25mila euro all’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, durante un incontro nell’abitazione di quest’ultimo, per “ammorbidire” il direttore Tomasino in vista di futuri appalti dell’Ente. I soldi – sempre secondo i pm – sarebbero transitati per le mani di Pace e finiti al dirigente. Il gip ha però rigettato le richieste della procura non condividendone la ricostruzione accusatoria – sostanzialmente – per tre motivi. Per il giudice non vi è prova della partecipazione di Vetro con le sue imprese ad alcuno dei bandi del Consorzio di Bonifica, non c’è prova di un pactum sceleris (corruzione) ma al massimo di una mediazione illecita e vi sono dubbi sulle trascrizioni di alcune delle intercettazioni ritenute chiave.
La procura di Palermo ha impugnato la decisione e presentato ricorso. Sul punto relativo alle intercettazioni i pm spiegano che “dall’ascolto della conversazione in argomento risulta assolutamente percepibile la frase rivolta (utilizzando repentinamente un tono di voce molto basso) al Pace dal Cuffaro “…e vabè…fattillu venire ddà e ci duni i sordi…” e che “la diversa calibrazione del tono di voce cui i due colloquianti risultano avere fatto ripetuto e mirato ricorso nel corso del dialogo, ciò che non può trovare alternativa logica spiegazione a quella che si rinviene nell’evidente consapevolezza di entrambi circa la natura illecita dell’argomento trattato”. Sul punto relativo alla partecipazione agli appalti di Vetro la procura scrive: “Vero è che la difesa del Vetro ha altresì prodotto il verbale della commissione di gara in data 8 aprile 2025 che ha collocato soltanto in nona posizione il citato Consorzio Acreide nella graduatoria finale, ma vero è del pari che un simile esito di per sé non osta comunque alla configurabilità del delitto in contestazione ben potendosi nel caso di specie l’intervento del pubblico ufficiale corrotto Tomasino essersi manifestato nelle fasi antecedenti (si pensi alla formulazione del Bando di gara come è logico desumere dalla chiara affermazione del Cuffaro“…te la aggiusti e me la ridai…”) a quelle direttamente riguardanti la decisione finale della commissione.”
In conclusione i pm scrivono: “Il contegno tenuto dal Pace durante il dialogo con il Cuffaro e segnatamente sia la prontezza con la quale egli si mostra immediatamente conscio della necessità di allertare cripticamente il Tomasino circa la necessità di incontrarlo subito, sia la ricezione con circospezione (abbassando notevolmente il tono della voce) ma senza remore o tentennamenti dei “soldi” consegnatigli dal Cuffaro, costituiscono elementi indiziari dotati di evidente gravità in ordine alla piena partecipazione del Pace alla condotta delittuosa in contestazione. Ed a conferma della consapevolezza in capo al Pace della finalità corruttiva della dazione di denaro che egli accettava di portare a termine non può trascurarsi che nel corso del colloquio cui egli ha preso parte il riferimento ai “soldi” da consegnare al Tomasino avviene appena dopo che il Cuffaro aveva citato il pubblico ufficiale con riguardo ad una “gara” che il Pace mostrava di comprendere riferirsi al Vetro (“io avevo invitato Gigi stamattina per presentarglielo”. Il Tomasino da parte sua nel corso del medesimo dialogo mostrava anzitutto di avere ben colto il criptico invito trasmessogli dal Pace ad incontrarsi con estrema urgenza (“…alle undici sono in commissione…”), ciò che non può che assumere connotazione indiziaria. Detto elemento indiziario si salda poi con quello di natura logica ed in forza del quale – ribadita l’assoluta inverosimiglianza dell’ipotesi alternativa che il Pace possa essersi appropriato della somma – delle due l’una: o il Tomasino ha rifiutato la somma (ma non è ciò che ha riferito nel corso dell’interrogatorio), ovvero – ed è questa l’ipotesi coerente anzitutto con l’evolversi delle conversazioni avvenute il 24 aprile 2024 – egli ha accettato la somma.”





