La mafia di Villaseta e Porto Empedocle, chieste 26 condanne per oltre due secoli di carcere
Le pene più alte ( 20 anni di carcere) sono state proposte per i boss Pietro Capraro e Fabrizio Messina - ritenuti rispettivamente al comando della cosca mafiosa di Villaseta e di Porto Empedocle
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha avanzato la richiesta di condanna nei confronti di 26 imputati coinvolti a vario titolo nella maxi inchiesta sulle cosche mafiose di Villaseta e Porto Empedocle e su un traffico di stupefacenti in mezza Sicilia. Le pene più alte ( 20 anni di carcere) sono state proposte per i boss Pietro Capraro e Fabrizio Messina – ritenuti rispettivamente al comando della cosca mafiosa di Villaseta e di Porto Empedocle – ma anche per Gaetano Licata, considerato il vice di Capraro e Vincenzo Parla. Quest’ultimo, netturbino di Canicattì, sarebbe il promotore di un’associazione a delinquere finalizzato al traffico di stupefacenti. Otto anni è la pena proposta per Domenico Blando, ex favoreggiatore di Giovanni Brusca, per un giro di droga. Sette anni e quattro mesi, invece, la condanna richiesta per Alessandro Mandracchia, il netturbino ritenuto il custode dell’arsenale del clan di Villaseta.
TUTTE LE RICHIESTE DI CONDANNA
Ecco nello specifico le richieste di condanna: Domenico Blando, 68 anni, di Favara (8 anni di reclusione); Pietro Capraro, 40 anni, di Agrigento (20 anni di reclusione); Samuel Pio Donzì, 26 anni, di Agrigento (6 anni e 2 mesi di reclusione); Carmelo Fallea, 50 anni, di Favara (6 anni e 8 mesi di reclusione); Cosimo Ferro, 36 anni, di Castelvetrano (10 anni e 8 mesi di reclusione); Francesco Firenze, 40 anni, di Castelvetrano (10 anni e 8 mesi di reclusione); Giuseppe Focarino, 60 anni, di Palermo (8 anni di reclusione); Alfonso Lauricella, 59 anni, di Agrigento (12 anni di reclusione); Gaetano Licata, 42 anni, di Agrigento (20 anni di reclusione); Fabrizio Messina Denaro, 50 anni, di Castelvetrano (10 anni e 8 mesi di reclusione); Fabrizio Messina, 50 anni, di Porto Empedocle (20 anni di reclusione); Roberto Parla, 47 anni, di Canicattì (5 anni e 4 mesi di reclusione); Vincenzo Parla, 54 anni, di Canicattì (20 anni di reclusione); Calogero Prinzivalli, 42 anni, di Agrigento (3 anni e 8 mesi di reclusione); Rocco Grillo, 33 anni, di Gela (9 anni e 8 mesi di reclusione); Giuseppe Pasqualino, 34 anni, di Gela (9 anni e 8 mesi di reclusione); Mirko Salvatore Rapisarda, 43 anni, di Gela (8 anni e 4 mesi di reclusione); James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle (4 anni di reclusione); Gioacchino Giorgio, 39 anni, di Licata (5 anni e 4 mesi di reclusione); Giuseppe Piscopo, 49 anni, di Gela (7 anni di reclusione); Antonio Puma, 44 anni, di Agrigento (6 anni e 8 mesi); Stefano Rinallo, 41 anni, di Canicattì (5 anni e 4 mesi); Antonio Salinitro, 25 anni, di Gela (4 anni di reclusione); Rosario Smorta, 53 anni, di Gela (7 anni e 2 mesi di reclusione); Alessandro Mandracchia, 51 anni, di Agrigento (7 anni e 4 mesi di reclusione)Salvatore Prestia, 45 anni, di Porto Empedocle (5 anni e 4 mesi di reclusione).
GLI IMPUTATI CHE SARANNO GIUDICATI CON IL RITO ORDINARIO
Per tutti questi altri imputati il processo si aprirà invece il prossimo 8 gennaio davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara: si tratta di Michele Bongiorno, 35 anni, di Favara; Ignazio Carapezza, 34 anni, di Porto Empedocle; Carmelo Corbo, 47 anni, di Canicattì; Cristian Gastoni, 32 anni, di Agrigento; Angelo Graci, 61 anni, di Castrofilippo; Gabriele Minio, 37 anni, di Agrigento; Giorgio Orsolino, 35 anni, di Agrigento; Angelo Tarallo, 45 anni, di Agrigento; Guido Vasile, 66 anni, di Agrigento; Nicolò Vasile, 44 anni, di Agrigento; Giuseppe Sottile, 38 anni, di Agrigento; Giuseppe Aliseo, 26 anni, di Canicattì; Alfonso Bruccoleri, 59 anni, di Porto Empedocle; Giuseppe Casà, 29 anni, di Agrigento; Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Salvatore Damanti, 36 anni, di Agrigento; Valery Di Giorgio, 29 anni, di Agrigento; Stefano Fragapane, 33 anni, di Agrigento; Alessandro La Cola,40 anni, di Canicattì; Calogero Morgana, 39 anni, di Agrigento; Giuseppe Nicastro, 36 anni, di Gela; Gerlando Romano, 26 anni, di Agrigento; Alessandro Trupia, 36 anni, di Agrigento; Salvatore Bosco, 57 anni, di Favara; Luigi Prinzivalli, 73 anni, di Agrigento; Calogero Bellaccomo, 40 anni di Agrigento.
LE INDAGINI
In quasi tre anni di indagini, secondo quanto ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è stata fatta luce sulla riorganizzazione di storiche cosche mafiose come quelle di Villaseta e Porto Empedocle. La prima sarebbe stata guidata dal boss Pietro Capraro che, dopo aver scontato una condanna per mafia nell’operazione Nuova Cupola, avrebbe preso in mano le redini del clan portandolo ad una ribalta per molti inaspettata. Operazioni di polizia successive a quella dei carabinieri, infatti, hanno fotografato il ruolo di primissimo piano che la cosca di Villaseta era riuscita a ritagliarsi nelle rotte del narcotraffico arrivando addirittura a rifornire di stupefacente storici mandamenti mafiosi palermitani. La cosca di Porto Empedocle, invece, sarebbe stata saldamente nelle mani di Fabrizio Messina, fratello dell’ergastolano e vice rappresentante provinciale di Cosa nostra Gerlandino. I due clan, sempre secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, in un primo momento sarebbero entrati in aperto conflitto con attentati, danneggiamenti ed episodi che hanno destato molto allarme sociale. Il reato di associazione mafiosa – in qualità di partecipi – viene contestato ad altre tre persone: si tratta di Gaetano Licata, ritenuto il braccio destro di Pietro Capraro; Gabriele Minio e Guido Vasile, che secondo gli inquirenti farebbero parte della stessa cosca di Villaseta. Parallelamente viene contestato il reato di associazione a delinquere finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti. Per i magistrati antimafia, infatti, sarebbe esistito un gruppo in grado di importare grossi carichi di droga anche attraverso canali sudamericani e del Belgio per poi rifornire in grosse quantità non soltanto la provincia di Agrigento ma anche quelle di Trapani, Caltanissetta e Palermo. Al vertice di questo sodalizio, secondo quanto contestato dalla Dda di Palermo, ci sarebbero stati Fabrizio Messina e il canicattinese Vincenzo Parla. Lo stesso reato, ma in qualità di partecipi, viene contestato anche ad Alfonso e Angelo Tarallo, Angelo Graci, Carmelo Corbo, Ignazio Carapezza e Alfonso Lauricella.
IL COLLEGIO DIFENSIVO
Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Salvatore Cusumano, Calogero Meli, Maria Alba Nicotra, Ninni Giardina, Giuseppe Barba, Giovanni Castronovo, Salvatore Pennica, Carmelita Danile, Annalisa Russello, Diego Giarratana, Teresa Alba Raguccia, Giovanni Salvaggio, Calogero Lo Giudice, Alessandro Marchica, Salvatore Tirinnocchi, Davide Casà, Davide Limoncello, Riccardo Gueli, Fabio Inglima Modica, Giuseppe Ferro, Giuseppe Pantaleo, Monia Buffa, Luigi Pipitone, Gianni Caracci, Filippo De Luca, Flavio Sinatra, Mariachiara Conigliaro, Salvatore Macrì.





