Agrigento

Blitz “Kerkent”, Massimino contro gli empedoclini “irrispettosi”, spedizione fermata dai favaresi

Avrebbe voluto dare “un segnale forte agli empedoclini, organizzando una spedizione a Porto Empedocle con l’impiego di armi da sparo”. E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta sfociata nell’operazione “Kerkent” che ha portato all’arresto di Antonio Massimino, 52 anni, di Agrigento, e di altre 33 persone. Proprio il boss agrigentino, infastidito dai ripetuti ritardi, o addirittura […]

Pubblicato 6 anni fa

Avrebbe voluto dare “un segnale forte agli empedoclini, organizzando una spedizione a Porto Empedocle con l’impiego di armi da sparo”. E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta sfociata nell’operazione “Kerkent” che ha portato all’arresto di Antonio Massimino, 52 anni, di Agrigento, e di altre 33 persone.

Proprio il boss agrigentino, infastidito dai ripetuti ritardi, o addirittura dai mancati pagamenti, nell’acquisto di partite di stupefacenti, avrebbe chiesto degli incontri mai avvenuti e disattesi che lo avrebbe portato all’idea di dare, appunto, “un segnale forte”.

La spedizione punitiva non sarà portata a termine, come si evince dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Walter Carlisi, per la mediazione di alcuni favaresi “i quali, verosimibilmente, faranno desistere Antonio Massimino dal proposito”.

La storia che emerge riguarda “una delicata controversia sorta tra il gruppo criminale di Antonio Massimino e il gruppo empedoclino rappresentato da Valentino Messina, Francesco Di Stefano, comunemente indicato come ‘Franco’, e Francesco Luparello. Il contrato ha oggetto i reputi ritardi e mancati pagamenti per significativi importi di denaro riconducibili all’acquisto di diverse partite di stupefacenti da parte degli empedoclini. Il perdurare della vicenda, evidentemente interpretato come un disonorevole comportamento che ‘manca di rispetto’ ad Antonio Masssimino porterà quest’ultimo a maturare la decisione estrema dell’utilizzo delle armi al fine di ribadire il proprio ruolo nel panorama criminale agrignetino”. Questo si legge nelle carte dell’inchiesta.

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