Agrigento

Detenuto fugge dal palazzo di Giustizia, era arrivato da Agrigento: ricerche in corso

Il detenuto si chiama Francesco Adragna, 37 anni, originario di Erice, con precedenti per rapina, furto ed evasione dagli arresti domiciliari

Pubblicato 1 anno fa

Un detenuto, proveniente dal carcere di Agrigento, è riuscito a scappare stamani dal Palazzo di giustizia di Trapani, mentre era in attesa di un’udienza. L’uomo sarebbe un pregiudicato con precedenti per reati minori. Scattato l’allarme, il Tribunale è stato immediatamente circondato dalle forze dell’ordine e sono tuttora in corso le ricerche. Il detenuto che è riuscito a fuggire eludendo la sorveglianza della polizia penitenziaria si chiama Francesco Adragna, 37 anni, originario di Erice, con precedenti per rapina, furto ed evasione dagli arresti domiciliari. Questa mattina era stato tradotto dal carcere di Agrigento al Palazzo di Giustizia di Trapani per presenziare all’udienza di un processo in cui è imputato.

L’uomo, in attesa che iniziasse l’udienza, è stato fatto accomodare nella camera di sicurezza, al primo piano dell’edificio di via XXX Gennaio.Da lì, dalla cella, però, – ancora non si sa come, ci sarà una indagine per far luce su quanto accaduto ed accertare eventuali responsabilità – è riuscito a tagliare la corda, eludendo la sorveglianza e facendosi beffa di tutti.Scattato l’allarme, agenti della polizia penitenziaria, carabinieri e poliziotti, hanno avviato le ricerche. Tutte le udienze sono state sospese.Il palazzo di giustizia è stato passato al setaccio. Ispezionati gli uffici, i bagni e gli scantinati. Francesco Adragna, però, si è volatilizzato.

“Un detenuto associato alla casa circondariale di Agrigento è evaso stamani durante un trasferimento presso il tribunale di Trapani per un’udienza. Non conosciamo ancora con esattezza la dinamica dell’evento, ma non può essere quest’ultima a cambiare l’evidenza connotata da una gestione penitenziaria in perenne emergenza, fatta di abissali vuoti organici, mancanza e inadeguatezza degli equipaggiamenti, impossibilità di formazione e aggiornamento professionale”. Lo dice Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. “L’evaso, italiano, è allo stato ricercato dalle donne e dagli uomini della polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine e confidiamo che anche grazie all’instancabile e competente impegno del nucleo investigativo centrale e delle sue articolazioni territoriali del corpo di polizia penitenziaria possa essere presto restituito alla giustizia, ma ciò non cambierà il senso della disfatta di un sistema carcerario ormai al collasso e che rischia di sfuggire completamente di mano”, aggiunge il sindacalista. “Riconosciamo l’attenzione e l’impegno del sottosegretario delegato Andrea Delmastro delle Vedove, ma notiamo ancora due grandi assenti, il capo di via Arenula, il ministro Carlo Nordio, e quello di Largo Luigi Daga, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo – conclude il sindacalista – Al ministro chiediamo di farsi promotore di un decreto carceri che, con procedure d’urgenza e riconoscendo l’emergenza carceraria in atto, renda possibili immediate assunzioni straordinarie per colmare il deficit di 18mila unità negli organici della polizia penitenziaria e fornisca adeguati equipaggiamenti, a partire dalle uniformi, ma anche il taser nei servizi espletati dalla polizia penitenziaria e assimilabili a quelli delle forze di polizia a competenza generale, quale appunto il trasferimento di detenuti presso le aule di giustizia”.

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