Pronto soccorso che disastro! La denuncia di Roberta Barone
La giovane agrigentina denuncia lo stato di abbandono della struttura sanitaria dopo cinque giorni di ricovero
“Cinque giorni di “ricovero” (se così può essere definito!) presso l’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento mi hanno fatto prendere contezza – più di quanto in realtà non ne avessi già – di quanto sia vergognoso, umiliante e mortificante avere a che fare, per qualsiasi ragione o disgrazia, con il sistema della sanità agrigentina”.
A parlare è Roberta Barone giovane collega giornalista e avvocato che denuncia, come tanti cittadini, lo stato di abbandono del Pronto Soccorso dell’ospedale di Agrigento. Non è il primo caso, non sarà di certo l’ultimo, ormai è questione di routine; nei giorni scorsi abbiamo visto come in mancanza di barelle e sedie a rotelle le ambulanze, più di nove mezzi, sono rimasti fermi li, continui disagi, e tante emergenze.
Roberta ci racconta il suo “calvario” dopo aver avuto una forte febbre ed è stata costretta ad andare in ospedale. Quello che lasci sbigottiti è il fatto che Roberta è arrivata in Pronto soccorso con 39-40 di temperatura, lasciata li ad aspettare il suo turno, il giorno seguente inizia a notare sul corpo delle macchie rosse e viene mandata in reparto dove gli viene diagnostica la mononucleosi, e gli viene prescritto l’antibiotico, ma niente Roberta continua a stare male, e qualche ora più tardi gli viene comunicato invece di avere il morbillo. La domanda sorge spontanea, ma ci volevano 5 giorni di ricovero per capire che si trattava di morbillo? Abbiamo in questi ultimi anni guardato il faccia il Covid, la somministrazione di vaccini, ma ancora nel 2023 non si riconosce una delle malattie asintomatiche più comuni?
“Febbre forte, sbattuta a destra e sinistra, da un reparto all’altro, tutti insieme in una stanza improvvisata del pronto soccorso indistintamente dalla malattia e del sesso, tutti in attesa di un posto letto in qualche reparto”, scrive Roberta. Tutti costretti, per forza di cose, a dare spazio alle emergenze del pronto soccorso, e a tralasciare così la gente in attesa di ricovero. “Non ci sono posti, dovrà pazientare”, ti dicono. E magari si permettono anche di scherzarci sù: “il paziente si chiama così perché deve avere pazienza!”. Avete capito? Dovete avere pazienza!!!E tu li osservi tutti, mortificato per te e per loro.Già debilitato dalle sofferenze. Quelle tue e quelle degli altri poveri sventurati accanto al tuo “lettino”, che giorno dopo giorno, diventano inevitabilmente anche un po’ le tue.Se poi, per essere sottoposto a visita specialistica, devi spostarti dal pronto soccorso ad un reparto, puoi ritrovarti ad aspettare nei corridoi per ore perché – ti dicono- portantini ce ne sono pochi in tutto l’ospedale e quelli che ci sono devono dividersi tra tutti i piani e reparti.Poco importa se tu, magari vomitando per strada, o con la febbre che sfiora i 40 gradi (come è successo a me), sei costretto a rimanere lì, abbandonato al freddo dei corridoi.In quell’attesa senza fine che è sconforto misto a rabbia.Consapevolezza mista a rassegnazione, di vivere in una terra bella e disgraziata.Che ti accoglie, ti avvolge, ti integra.Con i suoi profumi e le sue bellezze.Ma che può anche lasciarti morire.Come è successo ieri sera ad una povera anziana che attendeva cure dal mattino.Così, per l’inettitudine o la superficialità di chi ad ogni tornata elettorale promette il mondo e la luna. Quanto invece basterebbe lottare per ottenere maggiori finanziamenti e posti letto. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole”, conclude Roberta Barone.
Forse sarà l’ennesimo sfogo, l’ennesima indignazione, ma tutto questo non può essere normale, non deve essere normale, i cittadini hanno bisogno di cure e di rispetto, sopratutto.